Come si può prevenire il terrore

Nov 17, 2020 | Notizie, Riflessioni

di Amira Hass

Haaretz, 17 novembre 2020. 

Manifestanti di destra protestano contro un cartello posto dal gruppo di sinistra “Peace Now” nell’insediamento di Giv’at Hamatos in Cisgiordania, 15 novembre 2020. Emil Salman.

Non si tratta solo di Givat Hamatos: Israele pianifica e realizza continuamente infrastrutture e costruzioni su larga scala a Gerusalemme Est e in tutta la Cisgiordania, tutte progettate per sabotare la possibilità di uno stato palestinese. Ma, con nostra gioia, questa gara d’appalto per la costruzione di unità residenziali sulle riserve fondiarie di Beit Safafa e Betlemme, sta facendo un po’ di rumore, perché viene interpretata come una losca manovra prima che il presidente eletto Joe Biden entri alla Casa Bianca.

Ieri diplomatici europei hanno visitato il sito dell’insediamento. Le condanne, o per essere più precisi le riserve, al bando di appalto saranno probabilmente pubblicate a breve dai ministeri degli Esteri dell’UE e di diversi stati europei. Il coordinatore speciale delle Nazioni Unite Nickolay Mladenov ha già espresso la sua preoccupazione. Ha ricordato per la milionesima volta che la costruzione di insediamenti viola il diritto internazionale.

Non è stato solo il presidente degli Stati Uniti Donald Trump a incoraggiare il progetto israeliano di furto di terra. Durante due decenni di negoziati con l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, le espressioni rituali di rammarico e le condanne dell’Unione Europea e dei suoi paesi membri hanno insegnato a Israele che non ha nulla da temere. Se quei paesi, che sostengono la strada disegnata dagli Accordi di Oslo più di chiunque altro, non prendono provvedimenti concreti contro i crimini seriali di Israele, perché quest’ultimo dovrebbe preoccuparsi? Può continuare a rapinare e calpestare e, quando necessario, a tirare fuori l’arma dell’ “antisemitismo” e dell’ “Olocausto”, per bloccare qualsiasi iniziativa volta a fermare la follia israeliana di espropriazione immobiliare.

Quindi, per favore: Givat Hamatos è un’occasione per quei paesi di convertire il rituale in azioni concrete, che essi possono e devono intraprendere. Innanzitutto devono pubblicare i seguenti chiarimenti:

• La costruzione di insediamenti in un territorio occupato è vietata dal diritto internazionale.

• L’apartheid è un crimine per il quale i suoi autori, esecutori e coloro che vi partecipano consapevolmente devono essere puniti.

• Una dichiarazione di “terra dello stato” sostenuta da armi e ordini militari, e il trasferimento di questa terra a un gruppo etnico a scapito di un altro, significa praticare il terrore.

• La costruzione di insediamenti sul territorio palestinese occupato nasce dalla visione del mondo e dalle pratiche di un regime di apartheid che considera gli Ebrei superiori, e quindi potrebbe ancora una volta compiere atti di espulsione in massa dei Palestinesi.

Sulla base di questi chiarimenti, i paesi contrari al terrore di stato e all’apartheid pubblicheranno anche i seguenti avvertimenti:

• Qualsiasi appaltatore che partecipa alla gara di Givat Hamatos non sarà autorizzato a partecipare a progetti in cui sono coinvolte società europee, e ai suoi proprietari e manager non sarà permesso entrare in Europa.

• Se i proprietari e i gestori sono cittadini europei, saranno perseguiti nei loro paesi per aver partecipato a un crimine di apartheid.

• Il divieto di ingresso e di attività commerciale in Europa e il perseguimento di autori del reato si applicano anche ai progettisti e agli architetti.

• Tutto quanto sopra si applica ai dirigenti senior della Israel Land Authority.

• Tutto quanto sopra si applica agli acquirenti delle unità residenziali così costruite.

• Proprietari e dirigenti di società operanti in Europa che trattano affari con quei subappaltatori e architetti saranno perseguiti per favoreggiamento nella commissione di un crimine.

• Così come vengono confiscati i conti bancari di persone sospettate di coinvolgimento nel terrorismo, verranno confiscati i conti bancari di tutte le persone menzionate sopra.

• La vendita di residenze ai Palestinesi come una eventuale “foglia di fico” non renderà il progetto legale, a meno che anche i Palestinesi residenti in Cisgiordania vivano in quelle residenze.

Questo sarà l’inizio. Successivamente le stesse avvertenze si applicheranno ad altri piani di costruzione meno pubblicizzati e agli insediamenti esistenti.

Non definire “delirante” questa proposta se ti opponi davvero all’apartheid e se ti rendi conto che i pianificatori e beneficiari di queste costruzioni sono disposti e sono in grado di espellere ancor più Palestinesi dalla loro terra.

https://www.haaretz.com/opinion/.premium-preventing-terror-1.9312674

Traduzione di Donato Cioli – AssopacePalestina

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