Perché l’Unione Europea ricompensa Israele per l’annessione?

Set 23, 2020 | Riflessioni

di Majdi Khaldi

Eurobserver, 17 settembre 2020

Gerusalemme. “L’accordo tra gli Emirati Arabi Uniti e Israele, favorevolmente accolto dall’Unione Europea, rappresenta un grave colpo per l’iniziativa di pace araba. Il testo è un riconoscimento della sovranità di Israele su Gerusalemme Est occupata” (foto: Ronny Pohl)

L’entusiasmo di alcuni nostri amici europei è davvero sorprendente.

Lo scorso mese il ministro degli esteri d’Israele Gabi Ashkenazi è stato invitato dal ministro degli esteri tedesco Heiko Maas ad incontrare presso il Consiglio degli Affari Esteri dell’Unione Europea tutti i ministri degli esteri europei.

La Palestina non è stata invitata.

A parte ogni possibile interpretazione dei rapporti tra Unione Europea e Israele, l’occasione era vista come una ricompensa per “aver sospeso” una formale dichiarazione di annessione.

In altre parole, Israele annuncia che formalizzerà un crimine che sta già commettendo, e quando afferma che lo rinvierà “per un po’ di tempo”, c’è subito qualcuno che sente il bisogno di ricompensare Israele, ad esempio promovendo un accordo di associazione.

Il messaggio è semplice: l’annessione de facto e ogni altra violazione in corso di Israele non sono un ostacolo al potenziamento delle relazioni.

I parametri internazionalmente riconosciuti per il processo di pace in Medio Oriente, sostenuti dall’Unione Europea e dai suoi stati membri, sono semplici e non soggetti a interpretazioni: si tratta  solo di adottare la soluzione di due stati che mette fine all’occupazione israeliana iniziata nel 1967, fare Gerusalemme Est capitale dello stato di Palestina e risolvere tutte le condizioni sull’assetto finale in base alla legge internazionale e alle risoluzioni delle Nazioni Unite.

Focalizzarsi sulla fine dell’occupazione è la chiave per ogni prospettiva di pace.

Ricompense al governo di Israele in assenza di qualsiasi obbedienza israeliana ai suoi impegni servono solo a perpetuare la negazione dei diritti palestinesi e a rafforzare un regime di apartheid.

Le relazioni europee con la Palestina possono essere riassunte in tre punti principali: le relazioni politiche, con un presunto supporto alla soluzione dei due stati, anche se una maggioranza di governi europei ancora si astiene dal riconoscere lo stato di Palestina, nonostante molti parlamenti spingano i loro governi a farlo.

C’è poi l’aspetto dello sviluppo economico, compresi gli importanti sforzi europei nel costruire le istituzioni palestinesi e aiutare l’economia palestinese, un aiuto che è stato molto sostenuto; e infine c’è l’aspetto della responsabilità e del rispetto per la legge internazionale.

Ora, dopo 53 anni di una occupazione coloniale illegale, vediamo che i Paesi europei non hanno ancora trovato la volontà di contenere le violazioni sistematiche di Israele.

Mentre la situazione sul terreno continua a deteriorarsi, con un numero di demolizioni senza precedenti e una ininterrotta espansione degli insediamenti coloniali, sentiamo alcuni rappresentanti che affermano che l’annessione è ora “fuori discussione” e quindi la coordinazione con Israele deve essere ripresa.

Non si fa alcun riferimento al fatto che Israele dovrebbe onorare gli accordi che hanno permesso l’esistenza di ogni coordinamento, inclusa la Road Map, come pure i suoi obblighi secondo la legge umanitaria.

La cosa più importante è che al governo di Israele non viene chiesto di rispettare due principi base: la soluzione dei due stati e i suoi obblighi secondo la legge internazionale.

Nessun governo europeo può affermare che la Palestina non abbia invitato tutti a cercare un modo per uscire dalla situazione attuale.

Abbiamo presentato un documento che dichiarava le nostre posizioni per un accordo finale che erano pienamente in linea con quelle europee.

Sul piano diplomatico abbiamo richiesto una conferenza internazionale di pace in modo da facilitare un processo di negoziazioni basate sui parametri internazionalmente stabiliti.

“Insulto alla legge internazionale”

Qualcuno ci chiede ancora di presentare una contro-proposta al piano degli Stati Uniti.

Chiunque abbia letto il piano degli Stati Uniti può facilmente concludere che è un insulto alla legge internazionale e ai principi base su cui l’Unione Europea si fonda.

Una domanda retorica. L’Unione Europea avrebbe l’approvazione dei suoi stati membri se partecipasse a un processo di pace basato sui principi contenuti nel piano USA? La risposta è semplice: No.

Questo è un momento critico. L’accordo tra gli Emirati Arabi Uniti e Israele, approvato dall’Unione Europea, rappresenta un duro colpo per l’Iniziativa di Pace Araba.

Indicato come gli “Accordi di Abramo”, il testo è un riconoscimento della sovranità di Israele su Gerusalemme Est occupata e una minaccia diretta allo status quo dell’area della Al Aqsa Mosque e di conseguenza è una minaccia anche per i luoghi santi cristiani.

Chi ha fatto l’accordo EAU-Israele, così come tutti quelli che richiedono legami più stretti tra Europa e Israele, dimenticano semplicemente che la loro priorità deve essere la pace in Medio Oriente.

Premiano invece comportamenti dannosi e politiche criminali. L’ultimo annuncio fatto dal Bahrain, va nella stessa direzione. Assecondare l’occupazione di Israele si è rivelato una formula fallimentare che non porta pace.

Ciò che i Paesi Europei possono fare è accelerare il riconoscimento dello stato di Palestina con i confini del 1967, secondo la legge internazionale e i principi in cui quei paesi credono.

Quest’atto politico di riconoscimento servirà come stimolo per la pace e darà un raggio di speranza ai Palestinesi. Ciò getterà davvero le basi per la sicurezza, la stabilità e la vera pace nell’intera regione.

Focalizzarsi su misure concrete per mettere fine all’illegale insediamento coloniale di Israele, includendo anche misure di responsabilizzazione, come per esempio la messa al bando dei prodotti degli insediamenti e l’insistenza sui parametri stabiliti internazionalmente: questa è la scelta per andare avanti.

È così che Israele potrà realizzare la pace e la sicurezza regionale e non iniziando ad Abu Dhabi o da qualche altra parte, ma qui, con un accordo di pace tra Palestina e Israele sulla base della legge internazionale.

Majdi Khaldi è il consigliere degli affari diplomatici per il presidente palestinese Mahmoud Abbas.

https://euobserver.com/opinion/149433

Traduzione di Carla Monti – AssopacePalestina

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