Roma, 9 gennaio: Incontro con Ahmed Abu Artema, organizzatore della Grande Marcia del Ritorno.

Gen 4, 2020 | Iniziative

Giovedì 9 gennaio 2020, ore 18:00, alla Comunità di Base di San Paolo, Via Ostiense 152 B, Roma, incontro con Ahmed Abu Artema, giornalista palestinese tra gli ideatori della Grande Marcia del Ritorno di Gaza.

Perché non possiamo essere liberi di muoverci come gli uccelli?

di Ahmed Abu Artema

Organizzatore della Grande Marcia del Ritorno

La nostra prigione: recinzioni e muri

Sin da quando ero un bambino, i miei ricordi sono stati legati alla recinzione e al muro. Sono nato a Rafah, una città di confine tra la Palestina occupata e l’Egitto. In origine era una città, ma fu divisa in due parti in seguito al trattato del 1979 tra Egitto e Israele. Centinaia di famiglie furono divise da una recinzione di separazione, e una di queste era la mia famiglia. Da ragazzo andavo alla recinzione con mio padre per parlare con il megafono con le mie zie che erano dall’altra parte.

Una delle mie zie viveva in un campo profughi nella Rafah palestinese mentre sua figlia viveva con suo marito nella Rafah egiziana. Un giorno del 1993, durante un coprifuoco imposto dall’esercito israeliano, mia zia ricevette la notizia che sua figlia sul lato egiziano della recinzione era improvvisamente morta.

Mia zia uscì correndo verso la recinzione, a pochi metri da casa sua. Un ufficiale israeliano cercò di fermarla, dicendo “Vai a casa”. Mia zia continuò a camminare dicendo la sua tristezza: “Mia figlia è morta, ho bisogno di vederla”. Arrivò al recinto e rimase lì a guardare mentre le sue sorelle dall’altra parte portavano il cadavere di sua figlia in modo che lei potesse salutarla per l’ultima volta. Il suo unico addio alla figlia avvenne attraverso un recinto: nessun abbraccio, nessun ultimo bacio.

Israele afferma di essersi ritirato dalla Striscia di Gaza nel 2005, ma nella sostanza niente è cambiato. Severe restrizioni impediscono alle persone di uscire o entrare a Gaza e la circolazione dei beni essenziali è ugualmente impedita. A causa del controllo imposto da Israele, la stragrande maggioranza dei giovani di Gaza non ha mai lasciato questo posto angusto nemmeno una volta. Non hanno mai avuto la possibilità di conoscere altre culture.

Come tutti i giovani di Gaza, Alaa Shahin ha prospettive molto limitate di lavoro, di viaggio o di una vita dignitosa. Tuttavia, ha scelto di celebrare il suo matrimonio alla Grande Marcia dell’anno scorso. Foto di Mohammed Asad.

Voi e il resto del mondo dovete conoscere sia il dolore bruciante delle storie personali come quella di mia zia, sia il più ampio quadro d’insieme di generazioni imprigionate e impoverite. Dobbiamo educare coloro che, grazie a Dio, non sperimenteranno mai di persona il mondo ristretto di Gaza; e il giornalismo è cruciale nel trasmettere la nostra realtà.

Scorci di libertà: aeroplani e uccelli

Quando avevo ventotto anni, attraversai per la prima volta il valico di Rafah. Quando arrivai all’aeroporto del Cairo, rimasi in piedi a fissare il cielo. Gli unici aerei che volano nel cielo di Gaza sono gli aerei da guerra israeliani, quindi per me e per tutti quelli con cui ho vissuto, la vista o il rombo di un aereo sono legati a bombardamenti e morte. Stando lì all’aeroporto del Cairo, ho provato per la prima volta ciò che prova la gente di tutto il mondo. Guardando gli aerei atterrare e decollare, ho capito per la prima volta che un aereo può simboleggiare anche la vita e l’attività umana, non sempre la morte.

Il mio desiderio di liberarmi dalla pesante realtà del blocco e dei muri di separazione si è risvegliato, naturalmente, non solo grazie agli aerei. Vicino al recinto israeliano di separazione, ad est di Gaza, ho visto uccellini che volavano liberi su entrambi i lati del recinto, e li ho guardati centinaia, forse migliaia di volte nel corso della mia vita. Nessuno ferma la loro libertà. Li ho visti di nuovo all’inizio del 2018 e ho sentito di nuovo tutta la tristezza e la rabbia. Ho espresso i miei sentimenti su Facebook: “Perché non possiamo essere come uccelli e vagare liberamente? Perché i Palestinesi muoiono in questa piccola prigione assediata? Perché non andiamo a bussare ai muri della prigione? ”

Resistenza: la voce della protesta

La gente palestinese ha interagito e simpatizzato con questo post perché toccava i suoi sentimenti più profondi. L’idea si è trasformata in un grande movimento di massa chiamato la Grande Marcia del Ritorno a cui hanno partecipato decine di migliaia di Palestinesi. Siamo venuti al confine e abbiamo parlato. Abbiamo alzato la voce per chiedere giustizia. E l’abbiamo fatto in così tanti che il mondo ha dovuto ascoltare.

La grande marcia del ritorno a Gaza. Foto di Ashraf Amra.

La risposta israeliana ai manifestanti pacifici è la prova di quanto possano essere potenti le nostre voci; la reazione è stata violenta e sanguinosa, hanno fatto azioni estreme per mantenere i Palestinesi sotto l’occupazione e l’apartheid. I Palestinesi vogliono libertà e dignità, e Israele non può tollerare le voci che chiedono quei diritti fondamentali. Ecco perché diffondere le nostre voci, le nostre esigenze e le nostre storie è una parte essenziale della lotta.

Milioni di Palestinesi rimangono isolati dal mondo dietro le mura israeliane e sono ancora vittime delle politiche di trasferimento, occupazione e insediamento. Israele vuole che i Palestinesi muoiano in silenzio e vuole che il mondo accetti le politiche di trasferimento, occupazione e razzismo che sta praticando come se fosse una cosa normale. Ma noi non staremo in silenzio; continueremo a trasmettere le nostre voci al mondo.

Mondoweiss fa un lavoro importante nel comunicare le voci degli oppressi e dei perseguitati in Palestina. Abbiamo bisogno di voci che stiano dalla parte delle persone che lottano per la libertà; abbiamo bisogno di compagni di questo tipo nella nostra lotta per perseverare e continuare a essere forti.

Non permettete che il popolo palestinese venga ucciso due volte, una volta nella sua terra e una seconda volta in un mondo che non ascolta la sua voce. Se condividete la mia visione di un futuro giusto per la Palestina, aiutate il nobile lavoro di Mondoweiss che si adopera affinché il mondo ascolti la voce della Palestina, per la giustizia e la libertà.

Ahmed Abu Artema

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