Aiutiamo i giovani del villaggio di At Tuwani che vogliono studiare

Dic 9, 2019 | Campagne

NOOR, SAMIHA, ADEEB, SALAH, BAKIR, MALIK ALI, SAMI, AMEER

Sono iscritti all’Università ma non riescono a pagare le tasse di ammissione  

Con il tuo aiuto possiamo farlo per loro!

La mancanza di istruzione è una ferita per l’umanità. Confidiamo nella forza della cultura come arma di lotta nonviolenta, di giustizia, verità e pace.

At Tuwani sorge sulle colline a sud di Hebron. È un piccolo villaggio ma è diventato un importante esempio della resistenza non violenta in Palestina.

I suoi abitanti sono contadini e pastori costretti a lavorare con difficoltà e a pascolare il loro bestiame in una terra aspra e arida.  Le terre più fertili sono state sottratte ai Palestinesi dall’esercito israeliano per far posto a colonie di fanatici ebrei, arrivati da ogni parte del mondo rivendicando la loro Terra promessa.

Quella di At Tuwani e dei villaggi intorno è una storia di tenace resilienza, di “sumud” in arabo. Evacuati nel 1989 dalle loro terre, i Palestinesi vi fecero ritorno dopo qualche anno, grazie anche all’intervento di B’Tselem, associazione israeliana per la difesa dei diritti umani. Ad At Tuwani ricominciarono a costruire case, che vennero ben presto demolite, ma loro ancora, instancabilmente, di nuovo si misero a tirarle su, mattone sopra mattone, e tuttora resistono e continuano a farlo, nonostante le minacce dei coloni e i divieti dettati da Israele. Un grande successo della loro “sumud” è la scuola in pietra che sono riusciti a realizzare. Avevano, naturalmente, anche per essa ricevuto un ordine di demolizione, ma non si sono arresi e oggi il villaggio è stato riconosciuto ed entrato nel piano israeliano, ma sempre occupato militarmente. Vivono in condizioni dure, a volte impietose, ma sanno che l’istruzione è l’arma irrinunciabile per portare avanti la loro lotta. 

La scuola è usata anche dai bambini dei villaggi vicini e dal 2004 gli angeli di Operazione Colomba lavorano accanto a loro per proteggerli e monitorare le violenze dell’esercito e dei coloni. Sì, perché per i bambini palestinesi andare a scuola rappresenta ogni mattina un rischio: la strada che percorrono passa accanto agli insediamenti, e i coloni li attaccano spesso con bastonate o lanciando pietre. Sono solo dei bambini con uno zainetto in spalla, ma questo non basta a risparmiarli dalle aggressioni degli occupanti. Dopo tanti anni di violenze e il ferimento da parte di un colono di un volontario inglese, il Tribunale israeliano ha emesso la sentenza: nessun colono condannato, ma i soldati israeliani avrebbero dovuto accompagnare a scuola i bambini. Quegli stessi soldati che arrestano o picchiano i loro padri o fratelli, sequestrano gli animali al pascolo perché quel pezzo di terra in cui si trovano è stato dichiarato zona militare oppure riserva naturale (queste dichiarazioni improvvise e arbitrarie sono uno dei tanti espedienti che usa l’autorità israeliana per togliere terra ai pastori); proprio quegli stessi soldati, secondo la legge israeliana, dovrebbero scortare i bimbi palestinesi.

Ma nella scuola di At Tuwani, nonostante l’occupazione, si continua a imparare e a studiare, e a crescere: accade così che dopo il diploma alcuni studenti decidano di iscriversi all’Università.

Davvero una cosa straordinaria, che i giovani di un villaggio cosi povero sfidino il destino che è stato dei nonni e dei genitori, e vogliano diventare non solo pastori, ma avvocati, giornalisti, insegnanti, medici, ingegneri, agronomi.

Vengono, però, da famiglie estremamente povere, e sin da piccolissimi sono stati costretti ad aiutarle nei campi, a sostituire il padre o il fratello nei pascoli quando a questi viene offerta una giornata di lavoro negli insediamenti, nelle terre che un tempo erano le loro e per le quali adesso son costretti a lavorare da braccianti: il raccolto è poco, la lana di pecora non si vende più, e si è spesso obbligati ad accettare anche compromessi simili per sfamare i propri figli. 

Durante una delle visite ad At Tuwani con i viaggiatori di Assopace Palestina, un ragazzo si avvicinò al nostro gruppo chiedendo, timidamente, se fosse possibile aiutarlo a pagare le tasse universitarie: la sua famiglia non poteva permettersele, già c’erano i trasporti, i libri, e pane e hommus per mangiare.

È sempre difficile decidere di aiutare una persona sola, ci si chiede inevitabilmente: perché lui e non altri? Magari altri avrebbero più bisogno di lui. Chiedemmo in quella occasione quanti fossero i ragazzi e le ragazze del villaggio di At Tuwani iscritti all’Università.

Erano cinque e così decidemmo che avremmo aiutato non solo uno di quei ragazzi ma tutti e cinque, pensando a quanto importante sia mantenere lo spirito di solidarietà nel villaggio e al fatto che le cinque famiglie sono tutte bisognose.  Da cinque poi sono diventati sette e ora sono nove, tra loro Ameer e Basil che si sono laureati nel primo semestre del 2018. A oggi abbiamo nove studenti, due ragazze e sette ragazzi.

Per gli anni 2016-2017-2018 siamo riusciti con il vostro contributo a sostenere il loro sogno e la loro carriera universitaria, rallegrando i cuori delle loro famiglie e sollevandole dal peso enorme di quel debito.

Il loro desiderio di studiare è immenso e lo fanno in mezzo a difficoltà di ogni tipo. Negli ultimi due anni si sono costituiti in un gruppo che hanno chiamato “Giovani della resilienza” (Youth of Sumud) che tenta di restituire vita a un luogo, Sarura, dove i coloni vorrebbero connettere due colonie. Da ormai più di due anni i giovani vanno a Sarura e dormono la notte insieme ad altri del villaggio di At Tuwani per segnare la loro presenza. Non possono mettere tende né tantomeno costruire case e allora hanno scavato grotte dove  dormono e studiano sempre con il timore che arrivino i coloni o i soldati ad attaccarli.

Per loro, per questi studenti delle colline a Sud di Hebron, per questi nove giovani Palestinesi che attraverso lo studio desiderano costruire un futuro diverso, vorremmo poter mantenere il nostro impegno nel pagamento delle tasse universitarie.

La mancanza di istruzione è una ferita per l’umanità. Confidiamo nella forza della cultura come arma di lotta non violenta, di giustizia, verità e pace.

Il costo semestrale per i sette ragazzi e le due ragazze ammonta a 8.200 euro.

PERCHE’ QUESTI STUDENTI POSSANO VIVERE NELLA REALTA’ IL LORO SOGNO ABBIAMO BISOGNO DEL VOSTRO AIUTO: Potete o volete contribuire?

VERSATE SUL CONTO CORRENTE BANCARIO:

AssoPace Palestina

Banca Unipol

IBAN:  IT50O0312774610000000001527

(alla quinta posizione c’è una lettera O tra due numeri zero)

BIC BAECIT2B  

causale At Tuwani – Studenti

info

www.assopacepalestina.org

lmorgantiniassopace@gmail.com – tel +393483931465

2 Commenti

  1. Riccardo

    Buongiorno,
    vorrei sapere se c’è modo di adottare a distanza o sostenere a distanza un bambino palestinese. Vorrei sapere se potete indirizzarmi verso un ente o associazione affidabili. Su internet c’è troppa carne al fuoco e quasi nessuno (in base a quello che ho trovato) dà la certezza che i soldi finiscano davvero al bambino o che almeno sostengano un progetto esclusivamente pro-palestina.
    Nel caso in cui siate proprio Voi a poterlo fare, sarebbe una buona cosa.
    Grazie, Riccardo.

    Rispondi
  2. Antonio Buono

    Sono d’accordo.La cultura è la sola arma che porterà alla liberazione della Palestina.Ho appena inviato il mio contributo, ma vorrei essere informato sull’andamento della campagna perchè dobbiamo assolutamente accompagnare questi ragazzi alla laurea.Grazie a voi tutti.

    Rispondi

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