Rapporto OCHA 17 – 30 settembre 2019

Ott 8, 2019 | Rapporti Palestina OCHA

Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi occupati

per il periodo:  17 – 30 settembre 2019.

La versione in italiano dei rapporti ONU OCHA è a cura dell’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli: https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Nota per chi ha poco tempo: gli aspetti salienti di ciascuna notizia sono scritti in grassetto

Il 27 settembre, durante una manifestazione della “Grande Marcia del Ritorno” (GMR) tenutasi ad est di Rafah, vicino alla recinzione perimetrale tra Gaza ed Israele, un palestinese è stato ucciso con arma da fuoco dalle forze israeliane. Altri 441, tra cui 193 minori, sono rimasti feriti; 90 [dei 441] presentavano ferite di arma da fuoco. Complessivamente, dal marzo 2018, data di inizio delle proteste della GMR, sono stati uccisi 210 palestinesi, tra cui 46 minori. Fonti israeliane hanno riferito che, durante il periodo di riferimento [di questo Rapporto], contro le forze israeliane sono stati lanciati ordigni esplosivi artigianali, bombe a mano e bottiglie incendiarie; inoltre ci sono stati diversi tentativi di aprire brecce nella recinzione.

Nel corso di tre distinti episodi di accoltellamento, due donne israeliane sono state ferite, una donna palestinese è stata uccisa e due ragazzi sono stati arrestati [segue dettaglio]. Il 18 settembre, presso il checkpoint di Qalandiya che controlla l’accesso a Gerusalemme Est da nord, una donna palestinese si è avvicinata ai soldati con un coltello: le forze israeliane hanno sparato, colpendola ad una gamba: la donna è morta per dissanguamento. Il 25 settembre, uno dei due ragazzi (un 14enne), ha accoltellato e ferito una colona ad una stazione d’autobus vicina al checkpoint della Barriera nella città di Maccabim (Ramallah) ed è stato successivamente arrestato. Il secondo ragazzo palestinese è stato arrestato dopo aver accoltellato e ferito, il 26 settembre, una poliziotta nella Città Vecchia di Gerusalemme.

Sei palestinesi sono rimasti feriti da un razzo, lanciato da Gaza verso Israele; il razzo è caduto all’interno della Striscia, ad est di Rafah, vicino alla loro casa. Durante il periodo di riferimento non sono stati registrati attacchi aerei israeliani.

In almeno 16 occasioni, allo scopo di far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento nelle aree della Striscia adiacenti alla recinzione perimetrale e al largo della costa [cioè le ARA, Aree ad Accesso Riservato]; non sono stati segnalati feriti. Le forze israeliane hanno effettuato quattro incursioni [nella Striscia] e compiuto operazioni di spianatura del terreno nei pressi della recinzione. Un palestinese è stato arrestato dalle forze israeliane al valico di Erez, dopo essere stato convocato per un colloquio con i funzionari della sicurezza,

In Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, nel corso di numerosi scontri, le forze israeliane hanno ferito un totale di 68 palestinesi, tra cui sette minori [segue dettaglio]. 19 sono rimasti feriti nella città di Al ‘Eizariya (governatorato di Gerusalemme), in scontri con le forze israeliane. In tale località gli scontri si sono protratti, con regolarità, per più di un mese. Altri 24 palestinesi sono rimasti feriti in operazioni di ricerca-arresto condotte dalle forze israeliane; 16 [dei 24 ferimenti] sono avvenuti nel villaggio di Azzun (Qalqiliya), dove le operazioni hanno anche implicato la chiusura dei negozi e del cancello posto sull’accesso principale del villaggio. Infine, due palestinesi sono rimasti feriti a Kafr Qaddum (Qalqiliya), durante la protesta settimanale contro l’espansione degli insediamenti. Oltre la metà dei feriti è stata curata per inalazione di gas lacrimogeno, il 20% per lesioni causate da proiettili di gomma ed i restanti per le aggressioni fisiche e le ferite di arma da fuoco.

In Cisgiordania le forze israeliane hanno effettuato un totale di 191 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 167 palestinesi. La maggior parte delle operazioni sono state condotte nei governatorati di Ramallah (58), Gerusalemme (45) ed Hebron (23).

Nel sud di Hebron, citando ragioni di sicurezza, le autorità israeliane hanno installato una barriera permanente lungo una strada chiave, ostacolando ulteriormente gli spostamenti delle vulnerabili Comunità di pastori. Tale barriera limiterà il movimento di circa 800 palestinesi appartenenti a quattro Comunità a rischio di trasferimento forzato. Esse, infatti, vivono in un’area (Massafer Yatta) che, in aggiunta ad altre pratiche restrittive, Israele ha designato come “zona per esercitazione a fuoco” per l’addestramento militare.

Coloni israeliani hanno compiuto quattro aggressioni che hanno provocato il ferimento di tre palestinesi e danni ad ulivi; altri 12 palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane in episodi collegati a coloni [segue dettaglio]. In due casi, avvenuti nella zona H2 (a controllo israeliano) della città di Hebron e nel villaggio di Beitin (Ramallah), coloni hanno lanciato pietre e ferito cinque palestinesi, tra cui un ragazzo di 14 anni. Gli altri due casi si sono verificati a Nablus: gli abitanti del villaggio di As Sawiya hanno riferito che coloni hanno rubato le loro olive ed hanno vandalizzato 47 alberi, mentre nel villaggio di Duma hanno spruzzato slogan sulle case e hanno vandalizzato un veicolo. Altri 12 palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane durante scontri scoppiati in concomitanza con la visita di coloni israeliani a siti religiosi delle città di Nablus e Halhul (Hebron). Infine, vicino all’insediamento avamposto di Havat Ma’on (Hebron) [insediamento colonico illegale anche per Israele], coloni hanno aggredito verbalmente ed intimidito  i volontari internazionali che accompagnavano pastori palestinesi.

In Area C e Gerusalemme Est, durante il periodo di riferimento, le autorità israeliane hanno demolito o sequestrato 12 strutture di proprietà palestinese, sfollando sette persone. Tutte le strutture, tranne una “tenda di protesta”, sono state demolite per mancanza di permessi edilizi israeliani. La tenda era stata eretta nella zona di Al Muntar, vicino alla città di Al ‘Eizariya (Gerusalemme), per protesta contro un nuovo insediamento colonico avamposto. Palestinesi hanno riferito che l’avamposto è stato eretto sulla loro terra e che ne rende problematico l’accesso a circa 300 persone. Gli sfollamenti sopraccitati sono avvenuti a Gerusalemme Est, dove sono state demolite tre abitazioni nei quartieri di Beit Hanina, Silwan e At Tur. Le restanti proprietà demolite includevano quattro strutture di sostentamento, due case in costruzione, una cisterna per l’acqua e recinzioni in cemento in cinque località dell’Area C. Finora, in Cisgiordania, nel 2019 sono state demolite o sequestrate 439 strutture, con un aumento di oltre il 40% rispetto al periodo equivalente del 2018.

Secondo fonti israeliane, nell’area di Ramallah, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani causando danni a un’auto.

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