Amnesty International: TripAdvisor favorisce le violazioni israeliane dei diritti umani in Cisgiordania.

Lug 15, 2019 | Riflessioni

di Sabrina Tucci, attivista di Amnesty International per  il settore Imprese e Diritti Umani.

Amnesty News, 2 luglio 2019

Per molte persone nel mondo stanno per cominciare le vacanze estive, e molti si connettono a Airbnb, Booking.com, Expedia o TripAdvisor senza pensare ad altro.

Solo in pochi si rendono conto che, oltre ad aiutare i vacanzieri a prenotare soggiorni sulle spiagge, viaggi nelle città, alberghi a buon prezzo e voli scontati, queste compagnie incrementano il turismo nelle colonie israeliane che violano la legge internazionale, contribuendo così a un sistema di discriminazione istituzionalizzata e alle violazioni dei diritti umani sofferte da centinaia di migliaia di Palestinesi.

Nel mio lavoro di attivista di Amnesty International su Imprese e Diritti Umani, ho constatato in prima persona queste conseguenze in una visita che ho fatto l’anno scorso al villaggio di Khirbet Susiya durante un viaggio nei Territori Palestinesi Occupati (TPO).

Le donne della famiglia Nawaja mi accolsero nella loro casa (una grande tenda in stile beduino) e mi raccontarono la loro storia tra una tazza e l’altra di the dolce e in mezzo alle voci dei bambini che giocavano. Mi descrissero come un insediamento israeliano e un sito turistico archeologico, con l’impresa di affari connessa, avevano devastato la vita di un’intera comunità palestinese.

Khirbet Susiya, che ospita circa 300 Palestinesi, è un piccolo villaggio nelle Colline a Sud di Hebron, nella parte meridionale della Cisgiordania. Girando per il villaggio, mi colpì innanzitutto la povertà degli abitanti. La maggior parte vive in precarie baracche appoggiate su pali di legno o in tende coperte di polvere. A solo un chilometro di distanza nell’arido paesaggio circostante, si trova l’insediamento israeliano di Susya. Questa tranquilla cittadina di 1000 abitanti mi ricordava i ricchi suburbi dell’Occidente che sono così spesso l’immagine della diseguaglianza.

Susya fu fondata nel 1983 su terreni che appartenevano ai Palestinesi di Khirbet Susiya, sloggiando una comunità che era vissuta per decenni attorno alle rovine dell’antica Susya e nei campi coltivati circostanti. Nel 1986 le autorità israeliane dichiararono che le rovine e le terre del villaggio erano un sito archeologico e trasferirono con la forza tutti gli abitanti palestinesi. L’espropriazione della comunità palestinese e la fondazione dell’insediamento sono crimini di guerra; l’esistenza stessa dell’insediamento è una violazione del diritto internazionale.

Il sito archeologico in questione, oltre ad una cantina e a un vigneto all’interno della colonia di Susya, sono elencati da TripAdvisor come attrazioni turistiche. Il centro visitatori al sito archeologico vende prodotti agricoli ed oggetti coltivati o confezionati dai coloni nell’insediamento e nella zona circostante, come vino, liquori, erbe aromatiche, miele, cioccolato, olio di oliva, creme e oggetti artigianali.

Facendo promozione a questi siti per i turisti di tutto il mondo, TripAdvisor ricava un profitto dall’incremento che dà all’economia di un insediamento costruito su terra rubata e che è causa di violazioni dei diritti umani a danno dei Palestinesi.

Alle famiglie sfrattate da Khirbet Susiya non furono offerte né sistemazioni alternative né indennizzi. Per la maggior parte si spostarono nei villaggi vicini, ma la famiglia Nawaja decise di restare nella zona, vivendo tra l’insediamento israeliano e il sito archeologico.

La comunità ha perduto larghe fasce di terra coltivabile e ha dovuto ridurre la dimensione delle sue greggi che sono una delle principali fonti di reddito. Le autorità israeliane si sono rifiutate di allacciare il villaggio all’acqua, all’elettricità e alle fognature, costringendo gli abitanti a pagare l’acqua che viene portata con autobotti. Per contro, gli abitanti del vicino insediamento hanno un’abbondante fornitura d’acqua e persino una piscina pubblica.

I Palestinesi di Khirbet Susiya vivono anche sotto la continua minaccia che la loro casa o le loro proprietà possano essere demolite in qualunque momento, poiché sono stati costretti a costruire senza permessi, che vengono sistematicamente negati loro dalle autorità israeliane. Chi abita in una casa che ha già avuto un ordine di demolizione vive in uno stato di ansia continua. Molti ne risentono dal puto di vista psicologico. Di notte un bulldozer potrebbe distruggere tutto. I bambini vivono sotto la paura, come mi ha detto Fatma, una delle donne che mi hanno ospitato, che ha due figli e fa l’assistente sociale.

Fatma, una delle Palestinesi residenti a Khirbet Susiya. © Amnesty International

Devono anche affrontare sistematiche violenze e molestie da parte dei coloni israeliani che vandalizzano e danneggiano sistematicamente olivi, alberi e altre proprietà palestinesi, fanno volare droni sopra le loro tende per intimidirli e li attaccano fisicamente e verbalmente.

Ola, che ha tre figlie, racconta che quando le bambine avevano rispettivamente 7, 12 e 13 anni erano state attaccate da due coloni che le avevano prese a sassate mentre tornavano da scuola. “Qui nel villaggio, le mamme hanno paura che i bambini vadano fuori dalla strada asfaltata perché potrebbero essere attaccati dai coloni.” E la figlia maggiore aggiunge: “Non mi piace andare a scuola per via dei coloni. Sono sempre armati e sono anche più pericolosi dei soldati.”

A un anno dalla mia visita a Khirbet Susiya e alla zona circostante, TripAdvisor continua a pubblicizzare le due attrazioni turistiche di Susya legate all’insediamento, malgrado le ben documentate e continue violazioni dei diritti umani da loro causate. Così facendo, TripAdvisor continua deliberatamente a contribuire a queste violazioni e ne trae un profitto.

Le imprese hanno la responsabilità di rispettare i diritti umani e di adeguarsi alla legge internazionale in qualunque parte del mondo si trovino ad operare. Non devono causare o contribuire ad alcuna violazione e hanno anzi il dovere di opporsi a tali violazioni.

Ciononostante, gli appelli che Amnesty International ha rivolto a TripAdvisor affinché smetta di pubblicizzare attrazioni che si trovano in insediamenti illegali come Susya, sono stati ignorati.

È molto difficile mettere di fronte alle loro responsabilità delle potenti corporazioni, e dubito che questo piccolo articolo da solo possa convincere TripAdvisor o altre compagnie di prenotazioni a cambiare il loro comportamento. Ma spero che possa almeno contribuire a orientare le scelte di vacanze di chi lo legge, e spero che grazie a un attivismo collettivo si possa una buona volta porre fine alle violazioni israeliane dei diritti umani ai danni dei Palestinesi nei TPO.

Intanto, gli abitanti di Khirbet Susiya si sono impegnati a continuare la loro lotta per la sopravvivenza. Come mi ha detto Ola: “Questa è la nostra terra e non la lasceremo. Loro distruggeranno e noi ricostruiremo, ma rimarremo qui.”

https://www.amnesty.org/en/latest/news/2019/07/how-tripadvisor-is-fuelling-human-rights-violations-in-khirbet-susiya/

Amnesty International invita il personale di TripAdvisor a protestare contro il sostegno alle colonie illegali israeliane dato dalla compagnia.

Amnesty News, 9 luglio 2019

Amnesty International ha fatto appello agli impiegati di TripAdvisor affinché usino ogni loro potere per far sì che la compagnia smetta di trarre profitto da crimini di guerra includendo nei suoi elenchi attrazioni turistiche e proprietà che si trovano negli insediamenti israeliani illegali nei Territori Palestinesi Occupati (TPO).

In una lettera aperta indirizzata al personale di TripAdvisor, Amnesty International ricorda che gli insediamenti hanno avuto un impatto devastante sui diritti umani dei Palestinesi, con decine di migliaia di case demolite e un gran numero di Palestinesi sfrattati con la forza per far posto alle costruzioni israeliane, in flagrante violazione della legge internazionale, a partire dall’occupazione israeliana della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, nel 1967.

“La politica israeliana di insediare suoi cittadini su terre palestinesi rubate in un territorio occupato è un crimine di guerra. Promuovendo il turismo in questi insediamenti illegali, TripAdvisor li aiuta a incrementare la loro economia e contribuisce all’immensa sofferenza dei Palestinesi che sono stati sradicati dalla loro terra, hanno avuto le loro case distrutte e le loro risorse naturali saccheggiate ad uso delle colonie,” ha detto Mark Dummett, responsabile di Imprese e Diritti Umani ad Amnesty International.

“Per mantenere ed espandere gli insediamenti illegali, Israele impone un sistema di discriminazione istituzionalizzata e di violazioni dei diritti umani ai danni dei Palestinesi, trasformando la loro vita quotidiana in una battaglia continua. Invitiamo tutti coloro che lavorano per TripAdvisor a schierarsi per i diritti umani e unirsi a noi per chiedere che la compagnia rimuova dalle sue liste tutte le colonie e le attrazioni connesse con le colonie nei TPO. I crimini di guerra non sono attrazioni turistiche.”

Nel gennaio scorso, Amnesty International ha pubblicato Destinazione: Occupazione, un’inchiesta su come le compagnie di prenotazioni attirano il turismo nelle colonie illegali israeliane, contribuendo così alla loro espansione, al loro mantenimento e alla loro normalizzazione. Si è visto che TripAdvisor, uno dei siti turistici online più visitati dai turisti stranieri in Israele, elenca più di 70 diverse attrazioni, visite, caffè, hotel e appartamenti in affitto nei vari insediamenti dei TPO.

La lettera aperta è stata inviata ai dipendenti di TripAdvisor a seguito della risposta della compagnia all’inchiesta di Amnesty International, in cui TripAdvisor sembra suggerire che non rientra tra le responsabilità della compagnia quella di interrompere le sue attività promozionali per le colonie israeliane o altre entità che violano la legge internazionale.

Per ulteriori informazioni sulla campagna di Amnesty International affinché TripAdvisor smetta di elencare o promuovere attrazioni e imprese che si trovano nelle colonie illegali dei TPO, cliccare qui.

https://www.amnesty.org/en/latest/news/2019/07/tripadvisor-staff-urged-to-speak-out-against-firms-role-in-sustaining-illegal-israeli-settlements/

Traduzione di Donato Cioli

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