Come Hamas è diventato un altro nemico del popolo palestinese.

Mar 25, 2019 | Riflessioni

Quando gli abitanti di Gaza dichiarano: “Vogliamo vivere”, Hamas li diffama chiamandoli traditori, drogati e sciocchi – poi li malmena. Non c’è da stupirsi che gli abitanti di Gaza trovino difficile distinguere tra la repressione di Hamas, di Abbas e di Israele .

Muhammad Shehada

18 marzo 2019

Un palestinese cammina davanti a un murale raffigurante un combattente mascherato delle Brigate Qassam, l’ala armata di Hamas e un missile con la didascalia araba: “Ehi, Gerusalemme, stiamo arrivando. “Rafah, Gaza. 14 marzo 2019 AFP

Per quattro giorni di fila, migliaia di abitanti di Gaza del movimento popolare politicamente neutrale e sorto dal basso “Vogliamo Vivere” sono scesi in piazza, protestando contro le sempre peggiori condizioni di vita nella Striscia, nonostante l’inimmaginabile brutalità e la repressione violenta inflitta ai dimostranti da Hamas.

Gli attivisti del movimento hanno ufficialmente sottolineato che non stanno prendendo di mira alcun partito in particolare, ma manifestano contro le politiche disumane di tutte le parti coinvolte in Gaza. Questa lunga lista include i recenti aumenti fiscali di Hamas sui beni di consumo essenziali, le sanzioni economiche dell’Autorità Palestinese a Gaza, il blocco di Israele, le divisioni interne palestinesi. I giovani hanno semplicemente dichiarato: ne abbiamo abbastanza di tutto questo.

Hamas, un attore importante nel mantenere l’invivibile status quo di Gaza, ha schierato tutti i suoi mezzi per sopprimere questo movimento di rivolta popolare “non autorizzato”.

“I leader, i funzionari e gli attivisti di Hamas hanno deliberatamente fatto circolare la notizia che le proteste sono state “fomentate dall’esterno”, “controllate da Israele e dall’intelligence dell’Autorità Palestinese” e mirano a far cadere la “resistenza armata palestinese.”

Questa campagna di delegittimazione ha spianato la strada alla repressione della popolazione con ogni mezzo possibile da parte delle forze di sicurezza di Hamas. I manifestanti sono stati additati come suicidi, drogati, traditori e tossicodipendenti, ed i loro “complici” – i media e le organizzazioni per i diritti umani – sono stati bollati come servitori a pagamento di attori stranieri, di forze esterne e dei loro programmi.

Persino i moderati di Hamas – che hanno riconosciuto che le proteste erano una genuina espressione di frustrazione e rabbia – alla fine hanno giustificato la repressione brutale e il maltrattamento dei manifestanti dicendo che stavano “protestando contro le persone sbagliate”.

Hanno dichiarato che se i manifestanti volevano davvero una vita migliore, avrebbero dovuto protestare invece contro il blocco di Israele e le sanzioni di Abbas, o, ancora più cinicamente, hanno suggerito che le masse sono docili, facili da infiltrare e manipolare contro i loro “migliori interessi”.

Ogni parte implicata nel conflitto israelo-palestinese sta ora cercando di definire i “migliori interessi” dei Palestinesi. Curiosamente, tali interessi coincidono sempre con gli interessi della parte che parla, siano essi contingenti o di lungo periodo.

Quando quelle proteste si sono rivolte contro Hamas, Israele e l’Autorità Palestinese hanno improvvisamente elogiato l’eroismo dei manifestanti di Gaza, hanno condannato la violenza di Hamas nel gestire le proteste e sostenuto la richiesta di libertà, dignità e diritti fondamentali avanzata dai manifestanti. Ofer Gendelman, portavoce di Netanyahu nei media arabi, ha improvvisamente affermato la sua inedita convinzione che gli abitanti di Gaza “meritano di vivere.”

Gendelman, come Hamas, ha scelto di ignorare che molti di quei manifestanti erano le stesse persone che hanno marciato per quasi un anno alla barriera di separazione contro il blocco di Israele, e hanno subito la morte di 259 persone e il ferimento di circa 29.000 manifestanti.

Non appena il discorso si sposta sulla Grande Marcia del Ritorno, quelli della cerchia intima di Netanyahu dimenticano immediatamente le sofferenze di Gaza e etichettano le proteste come un fasullo “movimento orchestrato da Hamas”.

Allo stesso modo, quando a Ramallah i Palestinesi hanno protestato contro le sanzioni economiche di Abbas sull’enclave assediata, sono stati violentemente dispersi dalle forze di sicurezza dell’AP, ed anch’essi, al pari di simili manifestanti a Gaza, sono stati etichettati come un “movimento orchestrato da Hamas”.

Non dovrebbe quindi sorprendere che lo stesso Hamas, che era ben contento di organizzare la Marcia del Grande Ritorno, faccia finta che non ci sia alcun motivo reale di malcontento per gli abitanti di Gaza e diventi furibondo quando le masse manifestano, mentre piange lacrime di coccodrillo sulla miseria di Gaza quando vuole attaccare Israele o l’AP.

Un tweet sarcastico sul violento attacco di Hamas agli infermi e ai bambini ha accompagnato questa immagine: “Da Deir el-Balah. Gli Eroi di Al-Qassam: attaccano i cittadini.” 15 marzo 2019 Twitter

Proprio come Israele ora sta incoraggiando gli abitanti di Gaza ad esercitare il loro diritto di protesta contro la loro morte lenta (ma solo se protestano contro Hamas), mentre spara a coloro che osano affrontare i soldati dell’esercito israeliano al reticolato di confine, le moschee di Hamas a Gaza fanno propaganda perché la popolazione si impegni in proteste anti-Abbas e partecipi alla Marcia settimanale del Grande Ritorno, mentre contemporaneamente le sue forze di sicurezza rompono le ossa ai manifestanti anti-Hamas.

Questa disgustosa amnesia e l’alternante demonizzazione/elogio delle masse di Gaza mostrano solo che, quando si tratta della sofferenza di Gaza, nessuno vuole guardarsi allo specchio e vedere il proprio contributo a questo disastro.

Il blocco di Israele, le sanzioni dell’Autorità Palestinese e lo spietato governo totalitario di Hamas creano tutti insieme un abisso totalmente insopportabile dove due milioni di abitanti di Gaza, la maggior parte dei quali sono bambini, sono stati sottoposti a brutalità senza precedenti negli ultimi 12 anni, senza via di scampo o prospettiva di una fine al loro incubo. Tutte e tre le parti si impegnano a impedire che gli abitanti di Gaza abbiano voce in capitolo nella scelta della propria vita o che possano realizzare qualche iniziativa.

È difficile vedere la differenza tra gli ultimi arresti arbitrari, le incursioni notturne e le dure percosse di donne, bambini e anziani compiuti da Hamas e quelli di Israele e dell’Autorità Palestinese.

Allo stesso modo, le ultime campagne di informazione fabbricate da Hamas, la sua disumanizzazione delle proteste popolari e il suo prendere di mira e rapire giornalisti, paramedici e attivisti per i diritti umani, seguono le stesse pratiche consolidate di Israele e dell’Autorità Palestinese, volte a limitare e controllare la popolazione palestinese occupata.

Negli ultimi giorni le Nazioni Unite, Human Rights Watch e Amnesty International hanno condannato l’uso estremo della violenza da parte di Hamas contro i manifestanti disarmati. Allo stesso modo, con la sola eccezione di Mohammed Dahlan, 12 movimenti e partiti politici palestinesi, incluso l’alleato più stretto di Hamas, la Jihad islamica, hanno denunciato le pratiche di Hamas e hanno invitato il movimento a rispettare le richieste popolari.

Non sorprende che quando queste dichiarazioni sono state rese pubbliche, anche i leader di Hamas, così come Israele e l’Autorità Palestinese, abbiano definito tutte le critiche come parziali, ingiuste, opportuniste e ipocrite, e abbiano insistito sul fatto che sono gli altri, non loro, a causare le sofferenze di Gaza.

I tre principali attori nel perpetuare l’inabitabilità di Gaza conoscono innumerevoli soluzioni per porre fine al dolore di Gaza. Hamas potrebbe rispettare l’accordo di riconciliazione del 2017 e consegnare la gestione di Gaza all’AP, l’AP potrebbe accettare la richiesta di partenariato di Hamas nel guidare la lotta palestinese, Netanyahu potrebbe alleviare o sollevare il blocco di Gaza invece di consegnare denaro a Hamas per tenere i Palestinesi divisi e impedire la soluzione dei due stati.

Invece, i tre complici del crimine si nascondono costantemente dietro la stessa unica pratica: opprimere le masse finché non esplodono in faccia all’altro. Per questo, sono tutti nemici del popolo palestinese.

Muhammad Shehada è uno scrittore e attivista della Striscia di Gaza e uno studente di Development Studies all’Università di Lund, in Svezia. È stato responsabile delle pubbliche relazioni per l’ufficio di Gaza all’Euro-Med Monitor for Human Rights.

Twitter:@muhammadshehad2

https://www.haaretz.com/middle-east-news/.premium-how-hamas-became-an-enemy-of-the-palestinian-people-1.7025609

Traduzione di Maurizio Bellotto

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