Amnesty International: le autorità palestinesi devono ritirare le accuse contro le pacifiche proteste del difensore dei diritti umani Issa Amro.

Mar 28, 2019 | Notizie

27 marzo 2019

Il processo a Issa Amro, importante difensore palestinese dei diritti umani, a causa di una sua critica alle autorità palestinesi apparsa sui social media, è un altro devastante colpo per la libertà di espressione in Palestina: così si è espressa Amnesty International alla vigilia della prima udienza del processo fissata per il 28 marzo.

Issa Amro, uno dei fondatori del gruppo Youth Against Settlements (YAS), fu arrestato il 4 settembre 2017 dalle forze di sicurezza palestinesi per aver criticato su Facebook l’arresto di un giornalista di Hebron che aveva messo in discussione l’operato del presidente Mahmoud Abbas.

“È deplorevole che Issa Amro rischi la prigione semplicemente per aver espresso online le sue opinioni a favore dei diritti umani. Le autorità palestinesi devono ritirare immediatamente tutte le accuse contro di lui. Criticare un’autorità non deve mai essere un reato. Se fosse imprigionato, Issa Amro sarebbe un prigioniero di coscienza,” ha detto Saleh Higazi, vice-direttore regionale di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

Dopo il suo arresto nel 2017 da parte delle forze di Sicurezza Preventiva, Issa Amro fu trattenuto in carcere per sette giorni, durante i quali fu apparentemente torturato dagli inquisitori del Comitato Congiunto di Sicurezza, un ente formato da appartenenti a diverse forze di sicurezza. Ha detto ad Amnesty di essere stato messo in isolamento per cinque giorni e di essere stato percosso e minacciato di morte da parte di chi lo interrogava. Fu poi rilasciato dietro una cauzione di 1.400 dollari.

È accusato di aver disturbato “l’ordine pubblico” secondo la draconiana legge palestinese sui Reati Elettronici, oltre ad aver “causato tensioni” e “insultato le autorità superiori” secondo quanto previsto nel codice penale giordano del 1960 che è ancora in vigore in Cisgiordania. In caso di condanna, rischia fino a due anni di carcere oltre a una multa.

Quando fu rilasciato dopo quasi una settimana di carcere, gli fu detto che il suo caso sarebbe stato congelato, le accuse sarebbero state ritirate e il caso sarebbe stato chiuso. Il mese scorso, invece, un tribunale palestinese di Hebron ha riaperto il suo caso, nell’evidente tentativo di intimorirlo affinché abbandoni il suo costante lavoro di denuncia delle violazioni sia israeliane che palestinesi.

“Le autorità palestinesi hanno atroci precedenti di vessazioni e intimidazioni ai danni di pacifici cittadini e attivisti per i diritti umani. La persecuzione in atto di Issa Amro è un brutto segno che queste pratiche illegali stanno proseguendo nel tempo. L’imminente nuovo governo guidato dal primo ministro Mohammad Shtayyeh deve dare subito un segnale di cambiamento e dimostrare di essere seriamente impegnato a proteggere i difensori dei diritti umani come Issa Amro,” così si è espresso Saleh Higazi.

Minacce di morte e intimidazioni

Issa Amro ha detto ad Amnesty International di aver ricevuto minacce di morte sui social media e per telefono da parte di sostenitori di Fatah, il partito politico palestinese al potere in Cisgiordania. Ha detto di temere per la sua sicurezza personale ed ha aggiunto che le autorità palestinesi hanno anche diffidato i suoi amici a collaborare con lui o con l’organizzazione Youth Against Settlements (YAS) di cui fa parte.

Il mese scorso, Fatah ha emesso un comunicato stampa in cui si invitano le organizzazioni della società civile di Hebron a non collaborare con Issa Amro o con YAS e in cui si avverte che i trasgressori ne pagheranno le conseguenze.

Issa Amro ha anche detto che, a seguito del comunicato stampa di Fatah, i coloni israeliani di Hebron hanno aumentato gli atti di intimidazione e di incitamento contro di lui e contro i membri di YAS.

Saleh Higazi ha aggiunto: “Le autorità palestinesi in Cisgiordania hanno il dovere di garantire che i difensori dei diritti umani come Issa Amro siano liberi di svolgere il loro lavoro senza minacce, intimidazioni o violenze. La mancata protezione di tali attività e qualunque premeditato ostacolo al loro lavoro rappresenta una flagrante violazione della legge internazionale.”

Le autorità palestinesi in Cisgiordania devono anche smettere di usare la repressiva Legge sui Reati Elettronici allo scopo di perseguitare critici e attivisti nonviolenti; devono anzi riformare questa legge per allinearla con gli obblighi previsti dalla legge internazionale sui diritti umani, oppure la devono abolire completamente.

“Per più di 50 anni, i Palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza sono stati oggetto di sistematiche violazioni dei diritti umani a causa della brutale occupazione israeliana. Attivisti come Issa Amro, che stanno svelando cosa succede veramente nella realtà quotidiana così che la gente ottenga giustizia e riparazione, devono poter lavorare senza arbitrarie interferenze,” ha concluso Saleh Higazi.

Informazione aggiuntiva

Issa Amro è anche sotto processo in un tribunale militare israeliano per 18 capi d’imputazione, tutti connessi con il suo attivismo nonviolento a Hebron. La prossima udienza di questo processo è fissata al 1 aprile.

https://www.amnesty.org/en/latest/news/2019/03/palestine-authorities-must-drop-charges-against-human-rights-defender-issa-amro-for-peaceful-criticism/

Traduzione di Donato Cioli

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