Il parlamento israeliano boccia la legge per “garantire uguali diritti a tutti i cittadini”.

Dic 14, 2018 | Notizie

Yossi Gurviz

Mondoweiss, 12 dicembre 2018

Benjamin Netanyahu con il ministro delle finanze Yair Lapid. 3 Luglio 2013.

Oggi la Knesset ha respinto con una maggioranza di 71 voti contrari a fronte di 38 favorevoli, la proposta di Legge Fondamentale sull’eguaglianza di tutti i cittadini avanzata dal parlamentare di Merez Mossi Raz. Il testo di legge era chiaro e preciso: ” Lo stato di Israele garantisce uguali diritti a tutti i suoi cittadini senza alcuna distinzione di religione, razza o genere”. Si tratta di una citazione presa pari pari dal testo della dichiarazione d’indipendenza di Israele.

In seguito alle dimissioni del ministro della difesa Lieberman, avvenuta alcune settimane fa, la coalizione di governo ha la risicatissima maggioranza di un solo voto: infatti controlla 61 voti su un totale di 120 parlamentari. Tuttavia questa volta ha usufruito dei voti di Yesh Atid, partito guidato da Yair Lapid, una specie di aspirante Donald Trump locale. Questi 11 voti non avrebbero comunque permesso all’opposizione di far passare la proposta, visto che molti degli appartenenti all’area sionista hanno abbandonato l’aula prima del voto.

Nonostante quella che è una delle più grandi frottole politiche della storia reciti così: “Israele è la sola democrazia del Medio Oriente”, la legge israeliana non ha mai riconosciuto il principio di eguaglianza fra tutti i cittadini. Già nel 1992 era fallito il tentativo di apporre una clausola a garanzia dell’uguaglianza nella Legge Fondamentale sulla Libertà e Dignità degli Uomini, soprattutto a causa dell’opposizione dei partiti religiosi. La corte suprema israeliana, che diventa all’uopo alta corte di giustizia, di volta in volta ha provato trovare –o meglio si è inventata– principi di uguaglianza nella Legge Fondamentale e ciò ha spesso richiesto che essa si dovesse richiamare alla clausola sull’uguaglianza contenuta nella dichiarazione di indipendenza, sostenendo che questa fosse la volontà dei Fondatori .

Un’operazione di questo genere dopo il voto di oggi richiederà doti straordinarie di destrezza legale. E la corte, che non è mai stata l’esempio luminoso che i suoi sostenitori dipingono (si veda la serie di casi davvero esemplari riportati nel superbo “The Wall and the Gate” di Michael Sfard) ha sempre meno voglia di sfidare il governo.

Dopo le manifestazioni seguite alla “Legge Stato Nazione” quando i Drusi hanno invaso le strade protestando –a ragione– perché la legge li trasforma in cittadini di seconda categoria, Netanyahu ha promesso loro una qualche forma di esenzione. Forse intendeva dichiararli ebrei onorari. Oggi comunque ha definitivamente chiuso loro in faccia i cancelli dell’uguaglianza.

Lo ha fatto con i voti della sua coalizione ultra-nazionalista, ma anche con i voti di Lapid il cui partito, che si dichiara di centro, funge in realtà da “droga di passaggio”(viatico) verso la destra estrema. E anche grazie all’assenza dei voti dei tremebondi membri del partito laburista. Quei 71 voti sono il nucleo portante del sionismo reale –il sionismo così com’è oggi, non come dovrebbe essere– il quale ha deciso che Israele sia una nazione ebraica e non una nazione democratica.

La Knesset ha detto al 20 per cento dei cittadini che pretende da loro lealtà senza garantire loro l’eguaglianza. La loro sarà una cittadinanza di seconda classe che dipenderà dagli umori della maggioranza ebraica. La prossima volta che il governo israeliano vi dice che “condivide i valori” degli Stati Uniti d’America, ricordatevi quali sono quei valori: quelli dei 3/5 dei cittadini.

Così stanno le cose.

https://mondoweiss.net/2018/12/israeli-maintain-citizens/

Traduzione di Nara Ronchetti

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