L’”accordo definitivo” che Jared Kushner propone per la Palestina spoglierebbe quel popolo di tutta la sua dignità.

Lug 16, 2018 | Notizie

Dopo tre guerre arabo-israeliane, decine di migliaia di morti palestinesi e milioni di rifugiati, davvero Kushner crede che i Palestinesi si accontenteranno di soldi?

Robert Fisk

Independent, 28 giugno 2018

La figlia del Presidente degli USA Ivanka Trump e suo marito Consigliere Capo della Casa Bianca Jared Kushner arrivano per la controversa inaugurazione dell’Ambasciata statunitense a Gerusalemme.

Non è rimasta altra umiliazione da infliggere ai Palestinesi? Dopo Oslo, dopo la “soluzione dei due stati”, dopo gli anni di occupazione israeliana –dell’“Area A” e dell’“Area C” per definire sotto quale tipo di occupazione i Palestinesi devono vivere– dopo la vasta colonizzazione ebraica di terre rubate ai proprietari arabi, dopo le uccisioni di massa a Gaza, e la decisione di Trump che Gerusalemme, tutta Gerusalemme, deve essere la capitale di Israele, si chiederà ai Palestinesi di accontentarsi di denaro e di un miserabile villaggio? Non ci si vergogna più di niente?

Perché i Palestinesi verranno presto premiati con l’“accordo definitivo”: “definitivo”, come a dire ultimo, estremo, terminale, conclusivo, non ci sono altre carte da giocare, incassa le tue fiches e sparisci, accetta il rischio, prendere o lasciare, vai al diavolo, smettila, fine del gioco.

Un misero villaggio come capitale, niente fine alla colonizzazione, nessuna sicurezza, niente esercito, niente confini indipendenti, niente unità – in cambio di una grande quantità di soldi, miliardi di dollari ed euro, milioni di sterline, fantastiliardi di dinari e shekel, quattrini e vil denaro, la vera “grana”.

“Io credo”, ha detto il principe ereditario Kushner questa settimana, “che il popolo palestinese sia meno attratto dalle chiacchiere dei politici di quanto non sia nel vedere come un accordo darà a loro e alle future generazioni nuove opportunità, più posti di lavoro meglio retribuiti e prospettive per una vita migliore.” Il genero di Trump, consigliere per il Medio Oriente, immobiliarista e investitore americano, sta delirando? Dopo tre guerre arabo-israeliane, decine di migliaia di morti palestinesi e milioni di rifugiati, davvero Kushner crede che i Palestinesi si accontenteranno di soldi?

https://www.youtube.com/watch?v=Tlu5v8YQ03M

Non ha mai notato che i Palestinesi che hanno protestato e sofferto e sono morti e hanno perso le proprie terre per 70 anni, non hanno certo manifestato nelle vie per avere strade migliori, aree esentasse o un altro aeroporto? Crede che la gente di Gaza sia scesa nelle strade e abbia marciato verso la mortale rete del confine per chiedere nuove cliniche prenatali? Come può umiliare un intero popolo arabo suggerendo che la sua libertà, sovranità, indipendenza, dignità, giustizia e nazionalità siano semplicemente “chiacchiere dei politici”? Non c’è dunque fine a questa follia?

No, non c’è. Perché i dettagli sull’“accordo definitivo” Trump-Kushner che gradualmente emergono sui giornali israeliani –con il venerabile Haaretz in testa– è che i Palestinesi dovranno abbandonare l’idea che Gerusalemme Est diventi capitale di una futura “Palestina”, dovranno accettare che Israele si ritiri da una manciata di villaggi a est e nord di Gerusalemme (fra cui il miserabile Abu Dis) per creare una capitale fittizia, ma restando per sempre nella Città Vecchia. Dovranno accettare che uno stato palestinese sia completamente demilitarizzato (tutto questo per la “sicurezza”), ma che ogni colonia ebraica costruita illegalmente su terra araba per gli Ebrei e solo per gli Ebrei, rimanga, e che Israele controlli l’intera Valle del Giordano. Diritto al ritorno? Dimenticàtelo.

E tutto questo per miliardi di dollari in progetti di infrastrutture, un’area di libero commercio a Al Arish nel Sinai, un fiume di denaro in Cisgiordania, una nuova leadership palestinese: se ne andrebbe il corrotto, arrogante, senile, dittatoriale Mahmoud Abbas, la cui leadership “non ha idee” e “non ha compiuto nessuno sforzo che avesse prospettive di successo” (quest’ultima è di Kushner, naturalmente), in favore di un uomo nuovo e pragmatico che dovrà (altra idea delirante) essere persino più arrendevole, pacifico e servile di Abbas stesso.

Tutto questo nonsenso dipende dalla liberalità dell’Arabia Saudita, il cui confusionario principe ereditario sembra in disaccordo con il suo regale padre, che non vuole abbandonare l’originale iniziativa saudita per uno stato palestinese con Gerusalemme capitale, e dalla debolezza del Re Abdullah di Giordania, al cui paese la sofferenza finanziaria imposta dal FMI ha provocato rivolte senza precedenti e la caduta del governo, e dal supporto del feldmaresciallo/presidente egiziano, che probabilmente sarà felice di imporre vantaggi giuridici e finanziari al confine Egitto-Gaza. Ah sì, e non ci saranno contatti veri fra Gaza e la Cisgiordania. Si direbbe che Hamas sia stata dimenticata.

C’è da ridere o da piangere? Quando Trump ha spostato l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme nel bel mezzo del massacro di Gaza, il mondo ha urlato, ma poi è caduto il silenzio. Le immagini accostate sullo schermo, –adulazione diplomatica e assassini di massa distanti neanche 100 miglia– hanno in qualche modo normalizzato la combinazione di morte e ingiustizia nel conflitto arabo-israeliano. Sì, l’hanno fatta franca. Se i diplomatici americani possono stare sull’attenti a Gerusalemme con il sottofondo degli spari dei cecchini lungo la frontiera di Gaza, cos’altro verrà dopo?

C’è qualche cosa di strano, quasi comico, nella fotografia dei diplomatici “mediatori di pace” americani seduti intorno al Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu. In Occidente noi scegliamo (con buone ragioni morali) di non enfatizzare l’identità religiosa o etnica di questi uomini. Ma gli Israeliani lo fanno, il filosofo Uri Avnery lo fa, e Haaretz fa notare che sono tutti Ebrei, almeno due di loro entusiastici sostenitori della colonizzazione israeliana della terra palestinese in Cisgiordania, incluso l’Ambasciatore americano in Israele che ha definito il gruppo di pressione ebraico moderato J Street “peggio dei kapo”.

Non era possibile, all’interno dell’intero corpo diplomatico, e fra i ‘consiglieri’ americani, trovare almeno un musulmano americano da aggiungere al gruppo? I mediatori non avrebbero tratto beneficio dalla voce di almeno un uomo o una donna che condividesse la stessa fede “dell’altra metà” della proposta di pace arabo-israeliana?

Ma no. Né sarebbe servito. Abbas ha rotto tutte le relazioni diplomatiche con la Casa Bianca in seguito al riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte di Trump, e ha ritirato il suo ambasciatore a Washington. All’inizio ci furono gli accordi di Oslo, anche se perfino quelli erano un calice avvelenato, e poi tutta una serie di minuscoli ripiegamenti e ritirate e ulteriori occupazioni, e poi apposite conferenze “anti terrorismo”, ora c’è l’“accordo definitivo” che rappresenta solo la totale umiliazione del popolo palestinese: niente Gerusalemme Est, niente fine della colonizzazione, niente riconoscimento del diritto al ritorno, niente stato, niente futuro. Solo soldi.

Robert Fisk

https://www.independent.co.uk/voices/palestine-jared-kushner-ultimate-plan-israel-donald-trump-jerusalem-right-to-return-a8420836.html

Traduzione di Rossella Rossetto

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