Il rabbino capo di Safad: la gioventù religiosa sionista si dovrebbe “impadronire della Knesset” per promuovere il processo di sovranità di Israele.

Giu 10, 2018 | Notizie

di Andrew Friedman

Jewish Press, 30 maggio 2018

Il parlamentare Bezalel Smotrich

Questa domenica pomeriggio a Gerusalemme potrebbe esser stato per Israele il punto che più assomigliava alla celebrazione di un risveglio pentecostale in stile Tennessee: centinaia di adolescenti ortodossi, provenienti dalle scuole superiori soprattutto della Giudea e Samaria, sono arrivati in autobus nella capitale e si sono riuniti presso il Centro Ebraico Heichal Shlomo per un pomeriggio di conferenze e tavole rotonde incentrate sul diritto di Israele a governare l’intera Terra di Israele, lezioni di attivismo pratico volte a insegnare agli studenti come si fa un efficace dibattito, e tecniche di promozione dell’idea di sovranità israeliana sulla regione.

Il pomeriggio è iniziato in modo piuttosto convenzionale: gruppi di ragazze in maniche lunghe e gonna si aggiravano per l’edificio che si estende su quattro piani, mentre gruppi più ristretti di ragazzi con la loro kippah in testa si riunivano in improvvisati gruppi di preghiera (col quorum tradizionale di dieci persone) per recitare il Mincha pomeridiano.

All’interno del teatro, il rabbino Shmuel Eliyahu, il rabbino capo di Safad e un importante sostenitore rabbinico del movimento sionista religioso, hanno conquistato il pubblico con una vivace recitazione della halachà (la legge religiosa ebraica), secondo cui la dichiarazione di sovranità sulla Terra di Israele è un obbligo religioso. Hanno poi fatto scattare in piedi la nuova generazione, dicendo loro di metter le mani sulla testa l’uno dell’altro per creare una benedizione improvvisata.

“Dio ha promesso, attraverso i profeti, che avremmo dichiarato la nostra sovranità: ci sarà quindi sovranità e ci sarà sicurezza”, ha detto alla folla urlante. “Dovete puntare in alto! Il nostro obiettivo oggi è quello di prendere il potere! Le ONG di sinistra hanno 30 lobbisti nella Knesset. Quanti ne abbiamo noi?

Abbiamo lasciato quell’arena a loro, ma adesso basta! Dobbiamo prenderci la Knesset!” ha detto il rabbino, gridando nel microfono per farsi sentire al di sopra del boato generale.

Questo non era il primo raduno organizzato dal Movimento per la Sovranità, fondato nel 2010 dagli storici attivisti di Terra di Israele Nadia Matar e Yehudit Katzover, insieme alla giornalista di destra Caroline Glick, all’ex membro della Knesset Geula Cohen, al professor Mordechai Kedar dell’Università di Bar Ilan, ed altri. La conferenza annuale del gruppo, che si tiene ogni anno a gennaio, attira in genere circa 1.000 persone, oltre a una manciata di politici e attivisti favorevoli agli insediamenti.

Ma mentre il raduno annuale del movimento dà la sensazione di essere una predica rivolta a chi è già credente, cioè a immigrati ortodossi di mezza età provenienti per lo più da paesi anglofoni, la conferenza per i giovani ha cercato soprattutto di porre le basi per una sovranità dal Giordano al mare, sia in termini pratici (come discutere efficacemente, come rispondere agli scettici che dubitano la fattibilità di annettere Giudea e Samaria, ecc.), sfruttando essenzialmente le straordinarie energie della gioventù.

“Dobbiamo assumerci la responsabilità del nostro futuro!” è la sfida lanciata Sara Haetzni-Cohen, presidente di My Israel, una piattaforma di promozione online appartenente al filone politico sionista del Gush Emunim. “Se la Terra di Israele ci appartiene, comportiamoci di conseguenza!”

Come durante l’inaugurazione dell’ambasciata americana a Gerusalemme e alla presentazione del premio Guardian of Zion all’inizio di questo mese, non sono mancate espressioni di disprezzo per l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che secondo diversi oratori aveva messo in gioco la sicurezza di Israele spingendo il primo ministro Benjamin Netanyahu a fare concessioni ai Palestinesi e firmando l’accordo nucleare con l’Iran.

Ma se alcuni oratori, come il parlamentare Sharren Haskel (del Likud), hanno elogiato Netanyahu per aver resistito tra il 2008 e il 2016 alle pressioni di Obama, l’agitatore della Casa Ebraica Bezalel Smotrich ha aggiunto che il cambio di leadership a Washington rappresenta per il premier un’occasione per giocare fino in fondo la carta della sovranità totale, in un momento in cui, a suo parere, la mossa otterrebbe il sostegno della Casa Bianca.

“Lo stesso Netanyahu dice che nessun insediamento sarà sradicato o distrutto. E allora annetti il ​​territorio! Che cosa stai aspettando?” ha detto Smotrich, aggiungendo che il suo partito Casa Ebraica aggiungerà una richiesta per annettere la Giudea e la Samaria al prossimo accordo di coalizione, supponendo che il Likud vincerà le prossime elezioni e che la Casa Ebraica farà parte della coalizione governativa.

Alla domanda sul perché l’annessione della Giudea e della Samaria sarebbe realistica, visto che in Cisgiordania c’è un deficit demografico di 1 a 3 rispetto ai Palestinesi, Smotrich ha risposto semplicemente che la sinistra israeliana meriterebbe un “Premio Nobel per la fantascienza” per aver venduto al paese l’idea di uno ‘stato palestinese’ come se “l’indipendenza palestinese” fosse la ’soluzione definitiva’ (al conflitto tra Israele e l’Autorità Palestinese).

“Ma uno stato palestinese non è mai stata un’opzione realistica. Il massimo che il leader israeliano più di sinistra potrebbe concedere non si avvicinerebbe comunque mai abbastanza alle richieste minime che anche il leader palestinese più ‘pragmatico’ potrebbe accettare restando in vita fino alla fine della settimana. L’idea era del tutto stupida. Ma è diventata indiscutibile”, ha inoltre dichiarato.

Smotrich ha continuato affermando che le storie dei due popoli sono in conflitto esistenziale e che solo un gruppo nazionale può godere dei diritti politici dal Giordano al mare.

“L’unica richiesta di Netanyahu negli ultimi 10 anni per tornare al tavolo dei negoziati? Che Israele venisse riconosciuto come uno stato ebraico. E loro non possono farlo! E non solo i Palestinesi, ma neanche gli Arabi israeliani. Quando i parlamentari arabi parlano di una ‘soluzione a due stati’, stanno parlando di uno stato palestinese e di uno bi-nazionale. Non possono arrivare fino al punto di concedere legittimità a Israele come paese ebraico.

“E li capisco. Non hanno torto: l’intero movimento palestinese è stato creato dal nulla. Alcuni individui erano già qui, ma la stragrande maggioranza è immigrata dopo l’arrivo dei Sionisti perché è qui che c’era lavoro. Loro non avevano un’identità nazionale distinta. Erano solo arabi. L’unica cosa che li ha riuniti come ‘nazione’ è stato il tentativo di mettere in discussione la nostra legittimità. Ma quando riconosceranno la nostra legittimità, l’idea di una ‘nazione’ palestinese scomparirà e i Palestinesi torneranno a vedersi – e ad essere visti dagli altri – per quello che sono: una componente generica del mondo arabo.

“Quindi parliamo di due storie nazionali distinte, che non possono essere riconciliate. Questa è la visione più realistica che si possa avere “, ha terminato Smotrich.

Andrew Friedman

http://www.jewishpress.com/news/israel/jerusalem/tzfat-chief-rabbi-religious-zionist-youth-should-take-over-the-knesset-to-push-sovereignty-plan/2018/05/30/

Traduzione di Orena Palmisano

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