Gli ex-soldati di Breaking the Silence commentano i fatti di Gaza.

Apr 26, 2018 | Notizie, Testimonianze

da Breaking the Silence, 25 aprile 2018

Le ultime settimane sono state estremamente tormentate intorno alla barriera tra Israele e Gaza. Le dimostrazioni palestinesi di massa vicino al confine sono cominciate il 30 marzo e sono programmate per tutti i venerdì fino al 15 maggio, che è il giorno della Nakba per i Palestinesi. Per tutta risposta, l’esercito israeliano ha messo in atto un massiccio schieramento di cecchini intorno alla barriera e i leader politici israeliani hanno annunciato pubblicamente che “Chiunque si avvicina oggi alla barriera di confine, mette in pericolo la sua vita.” E infatti l’esercito israeliano ha sparato con armi letali a dimostranti civili disarmati ed ha confermato che ormai usare regole assai permissive per aprire il fuoco è diventata la norma quando si tratta di proteste palestinesi, specialmente a Gaza.

La settimana scorsa abbiamo partecipato all’annuale conferenza di J-Street a Washington, nel decimo anniversario dalla fondazione di questa lobby pacifista presso il Congresso americano, e nel corso della conferenza abbiamo incontrato centinaia di studenti, rabbini, ed altri sostenitori di J-Street. L’intervento più notevole e risoluto è stato quello del senatore Bernie Sanders, che ha condannato le sparatorie mortali sui dimostrati di Gaza ed ha richiesto che il governo israeliano e quello americano prendano le misure necessarie per impedire che la crisi umanitaria a Gaza si aggravi ulteriormente.

Per noi di Breaking the Silence, che conosciamo purtroppo le pratiche dell’occupazione a Gaza, è stato un onore avere uno spazio nel video che ha accompagnato il fondamentale discorso del senatore Sanders, in cui compaiono alcuni dei più importanti rappresentanti di organizzazioni israeliane e palestinesi, come Gisha, Omdim Beyahad, New Israel Fund, PalThink, e Meretz. Il video del discorso di Sanders si trova al seguente link:

https://www.youtube.com/watch?v=sww7__zdfGY

Dall’inizio delle dimostrazioni, le forze israeliane hanno ucciso 37 Palestinesi e ne hanno feriti più di 5000 al confine di Gaza, di cui circa 1700 sono stati colpiti da proiettili veri. Noi, che, quando eravamo soldati, siamo stati mandati a svolgere questo tipo di missioni, non possiamo rimanere in silenzio di fronte al fatto che l’unica soluzione offerta dal governo sia quella di mandare l’esercito a Gaza per un altro bagno di sangue in cui centinaia di dimostranti vengano colpiti con armi letali.

Ecco perché si è deciso di pubblicare la seguente dichiarazione, fatta da un gruppo di ex-soldati che facevano parte delle squadre di tiratori dell’esercito israeliano:

Siamo un gruppo di ex-soldati che facevano parte delle squadre di tiratori, e vogliamo esprimere il nostro senso di angoscia di fronte ai recenti incidenti nella Striscia di Gaza.

Nel sentire che ci sono ordini militari che permettono ai tiratori di sparare proiettili veri contro dimostranti disarmati, siamo assaliti da vergogna e da tristezza. Vergogna per gli ordini privi di ogni senso morale ed etico, e tristezza per i giovani soldati che –come ben sappiamo dalla nostra stessa esperienza– porteranno per sempre con sé le scene a cui hanno assistito attraverso il mirino del loro fucile.

Ordinare ai tiratori di sparare per uccidere dimostranti disarmanti che non mettono in pericolo la vita altrui, è un altro prodotto dell’occupazione e del regime militare imposto a milioni di Palestinesi, ed è al tempo stesso l’espressione della cinica leadership del nostro paese e della sua perdita di ogni senso morale.

Far del male a persone innocenti a Gaza risponde alla necessità di mantenere il regime di occupazione, e noi non dobbiamo permettere che tutto ciò continui. Solo se smetteremo di controllare militarmente il popolo palestinese tutto questo potrà finire.

Gil Fermon, Nahal 50th Battalion

Amit Goldberg, Sayeret Matkal

Nadav Weiman, Nahal reconnaissance unit

Avner Gvaryahu, Paratroops anti-tank unit

Ron Zaidel, Nahal 931st Battalion

 

Questa dichiarazione è stata pubblicata da Haaretz, dal Guardian in GB, dal Pais in Spagna, e da altri.

Una cosa che ha attirato molta attenzione è un video ripreso dai tiratori dell’esercito israeliano attraverso il mirino di un fucile, in cui si vede che viene sparato un proiettile vero contro un Palestinese disarmato vicino alla barriera, accompagnato da grida di gioia e di scherno nel vedere che il colpo è andato a segno (attenzione: il video contiene immagini grafiche). Anche se questo video era stato ripreso ad una manifestazione avvenuta alcuni mesi prima delle dimostrazioni del venerdì, ha scosso il pubblico israeliano ed ha suscitato dure critiche. Questo contrasta col generale silenzio e la mancata condanna seguiti ad altri espliciti video diffusi dai Palestinesi con la documentazione di sparatorie contro dimostranti disarmati.

Tuttavia, per quanto sia penoso vedere giovani reclute che inneggiano a un attacco contro i civili, da ex-soldati, sappiamo che la responsabilità dei tanti morti e feriti al confine di Gaza grava innanzitutto sui più alti gradi dei comandi politici e militari israeliani.

In una intervista su Channel 10, il nostro Nadav Weiman, un ex-localizzatore in una squadra di tiratori israeliani, ha commentato questo controverso video sulla base della sua esperienza e ha osservato come 50 anni di controllo militare su milioni di Palestinesi comporta non solo l’uso della violenza, ma anche un crescente senso di paralizzante apatia. L’intera intervista si trova al link:

https://www.youtube.com/watch?v=piwIaXXPS48

A cura di AssopacePalestina

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