Come Israele sta “facendo pulizia” di Palestinesi dalla Grande Gerusalemme.

Mar 22, 2018 | Riflessioni

I gruppi per i diritti umani avvertono che i provvedimenti sono finalizzati all’annessione degli insediamenti alla città ed alla trasformazione delle aree palestinesi in “terre di nessuno”.

I resti di una casa dopo la distruzione da parte di truppe israeliane a Beit Surik, vicino a Gerusalemme, 15 novembre (AFP)

di Jonathan Cook

Middle East Eye, 23 novembre 2017.

GERUSALEMME – Israele sta mettendo in atto le fasi finali per una Grande Gerusalemme ebrea, che richiederà una “ripulitura etnica” di decine di migliaia di Palestinesi da una città nella quale le loro famiglie hanno vissuto e lavorato per generazioni, come segnalato dai gruppi per i diritti umani.

La velocità dei cambiamenti fisici e demografici nella città è aumentata sensibilmente da quando Israele ha avviato la costruzione di una barriera di acciaio e cemento attraverso i quartieri palestinesi della città più di una decina di anni fa, secondo quanto segnalato dai gruppi per i diritti e da ricercatori palestinesi.

Si osserva che Israele si appresta a consolidare questi cambiamenti dal punto di vista legislativo. Due progetti di legge parlamentari, ampiamente sostenuti dai ministri del governo, delineano i contorni della futura Gerusalemme.

Un progetto di legge intende annettere a Gerusalemme circa 150.000 Ebrei che si trovano negli insediamenti illegali della Cisgiordania intorno alla città. Oltre a rinforzare la popolazione ebraica della città, questa mossa darà ai coloni così aggiunti il diritto di voto nelle elezioni municipali di Gerusalemme, producendo una ulteriore spinta verso destra.

Cantieri edili a Ramat Shlomo, un insediamento ebraico nel settore est di Gerusalemme (AFP)

Un altro progetto di legge negherà a più di 100.000 Palestinesi che vivono dalla parte “sbagliata” della barriera i diritti all’interno della città. Questi Palestinesi saranno assegnati ad un municipio locale separato per soli Palestinesi, ciò che gli osservatori temono sia un preludio alla revoca della loro residenza e all’espulsione da Gerusalemme.

Nel frattempo, una serie di politiche brutali israeliane, tra cui arresti notturni, sottrazione di terre, demolizione di case e mancanza di servizi di base, stanno intensificando la pressione sui Palestinesi all’interno del muro affinché se ne vadano.

Queste misure sono finalizzate a vanificare qualunque tentativo di pacificazione e ad annullare di fatto le ambizioni palestinesi di uno stato con Gerusalemme Est capitale, dice Aviv Tatarsky, un ricercatore di Ir Amim, un gruppo israeliano che si batte per un giusto trattamento dei Palestinesi a Gerusalemme.

“Quello che sta succedendo è una pulizia etnica, senza armi”, ha riferito Tatarsky al Middle East Eye (MEE). “Israele spera di liberarsi di un terzo della popolazione palestinese di Gerusalemme esclusivamente attraverso misure legislative.”

Paure demografiche

Le preoccupazioni demografiche di Israele risalgono al 1967, quando occupò ed annesse Gerusalemme Est, unendo la numerosa popolazione palestinese locale con la popolazione ebraica di Gerusalemme Ovest. Israele estese anche i confini cittadini in modo da poter annettere clandestinamente alcuni territori della Cisgiordania.

Israele inizialmente stabilì un limite massimo di un 30% di Palestinesi contro il 70% di Ebrei, in quella che chiamava la sua nuova “capitale eterna unificata”, ma da allora ha sempre perso la battaglia per mantenere quelle proporzioni. La maggiore natalità dei Palestinesi significa che oggi ci sono più di 315.000 Palestinesi a Gerusalemme Est, che rappresentano quasi il 40% della popolazione totale della città. Si prevede che i Palestinesi possano diventare la maggioranza entro una decina d’anni.

Sebbene pochi Palestinesi di Gerusalemme abbiano preso o siano stati ammessi alla cittadinanza israeliana, e quasi nessuno voti alle elezioni comunali, Israele teme che il loro peso numerico in crescita possa rendere indifendibile il suo dominio sulla città.

“Ciò che abbiamo a Gerusalemme è un sistema di apartheid in formazione”, ha riferito a MEE Mahdi Abdul al-Hadi, un accademico palestinese a Gerusalemme.

“Le politiche israeliane sono dettate da considerazioni demografiche e ciò ha creato un’enorme spaccatura tra le due società. I Palestinesi sono soffocati.”

“Salvate la Gerusalemme ebrea”

La paura della perdita demografica di Gerusalemme ha dato l’avvio, lo scorso anno, a un’importante campagna da parte dei leader politici e della sicurezza: “Salvate la Gerusalemme ebrea”. Impauriti dalla possibilità che i Palestinesi diventino presto una maggioranza e che comincino a votare nelle elezioni comunali, la campagna avvertiva i residenti ebrei che dovevano “prepararsi ad avere un sindaco palestinese a Gerusalemme”.

Durante lo scorso anno alcuni ministri del governo, incluso il ministro dell’istruzione Naftali Bennett, hanno premuto in maniera aggressiva per l’annessione di Maale Adumim, un grande insediamento in Cisgiordania, alle porte di Gerusalemme. E sembra che stiano gradualmente vincendo la partita.

Alla fine del mese scorso, si è riunita una commissione ministeriale che ha approvato un progetto per la “Grande Gerusalemme”, un provvedimento che mira ad espandere i confini municipali di Gerusalemme per includere Maale Adumim e diversi altri grandi insediamenti in Cisgiordania. Anche Netanyahu ha dato la sua approvazione.

Questa sarebbe a tutti gli effetti un’annessione degli insediamenti, anche se chiamata con un altro nome, ed i loro 150.000 residenti avrebbero il diritto di voto nelle elezioni comunali.

Un’annessione di fatto

Yisrael Katz, il ministro dei trasporti e delle informazioni che ha contribuito a formulare il progetto di legge, ha dichiarato che il suo obiettivo era quello di “salvaguardare una maggioranza ebraica” nella città. Un recente sondaggio ha mostrato che il 58% degli Ebrei israeliani sostiene il progetto.

Sotto le pressioni dell’amministrazione del presidente USA Donald Trump, Netanyahu ha messo temporaneamente da parte il progetto. Washington teme che il provvedimento possa ostacolare un’iniziativa di pace che gli USA starebbero per annunciare.

Il muro israeliano che separa la città cisgiordana di Betlemme da Gerusalemme (AFP)

[Il gruppo] Ir Amim teme che il progetto possa essere riportato alla luce all’allentarsi della pressione USA. Un documento pubblicato la scorsa settimana da Ir Amim faceva notare che il progetto di legge era “la prima mossa, dopo l’annessione di Gerusalemme Est del 1967, per realizzare l’annessione de facto di parti della Cisgiordania ad Israele”.

Dopo decine di anni di insediamenti ebrei impiantati nel mezzo delle aree palestinesi per impedire il loro sviluppo e la loro crescita, Israele sta ora avviando il difficile processo di separare le due popolazioni, commenta Tatarsky.

Notifiche di sfratto

Gli effetti si avvertono pesantemente sul terreno.

Venerdì scorso l’esercito israeliano ha preso d’assalto il villaggio beduino di Jabal al-Baba ed ha emesso notifiche di “sfratto” nei confronti dei suoi 300 residenti. Ad agosto, l’esercito israeliano aveva demolito l’asilo del villaggio.

Jabal al-Baba si trova tra Gerusalemme Est e Maale Adumim.

“Queste comunità palestinesi fuori da Gerusalemme sono come un osso in gola per Israele,” dice Tatarsky. “Israele cerca di rendere la loro vita il più dura possibile per obbligarli ad andarsene, in modo da creare una continuità territoriale tra Gerusalemme e gli insediamenti.”

L’ultima incursione su Jabal al-Baba è arrivata immediatamente dopo che Israele aveva comunicato alle centinaia di residenti di Walaja che un checkpoint militare sarebbe stato trasferito vicino all’ingresso del loro villaggio. Questo li separerà dagli antichi terrazzamenti agricoli sugli altopiani di Gerusalemme che le loro famiglie hanno coltivato per generazioni.

Nonostante molti dei residenti di Walaja abbiano documenti di identità di Gerusalemme emessi da Israele, la nuova mossa li isolerà definitivamente dalla città e dalle loro terre. Le terrazze e la vicina sorgente, dove gli abitanti del villaggio abbeverano il bestiame, diventeranno “attrazioni” in un ampliato parco metropolitano di Gerusalemme.

La morsa si stringe

Nel frattempo Israele stringe sempre di più la sua morsa soffocante sui Palestinesi nelle aree edificate di Gerusalemme Est.

Quelli che si trovano dall’altra parte del muro di cemento sono stati di fatto abbandonati dalla città di Gerusalemme ed hanno sempre più difficoltà ad accedere al resto della città, riferisce Daoud Alg’ol, un ricercatore palestinese su Gerusalemme.

Un disegno di legge di Zeev Elkin, il ministro per gli affari di Gerusalemme, è progettato per scollegare dalla città di Gerusalemme i quartieri palestinesi come Walaja, Kafr Aqab, il campo profughi di Shuafat e Anata, che si trovano al di là del muro di separazione.

In questo modo sarebbero spostati in un municipio locale separato per Palestinesi, riducendo immediatamente di un terzo la popolazione palestinese della città.

“Una volta che i Palestinesi saranno in un municipio locale separato, Israele potrà dire che il centro della loro vita non è più a Gerusalemme e i loro documenti di residenza a Gerusalemme saranno annullati,” riferisce Alg’ol. “Questo succede già, ma ora accadrà in misura molto maggiore.”

Dal 1967, Israele ha annullato i permessi di residenza di più di 14.000 Palestinesi, obbligandoli a lasciare Gerusalemme.

Zone grigie di abbandono

Le aree palestinesi all’esterno della barriera sono già “zone grigie” abbandonate e senza controllo, sebbene i loro residenti paghino le tasse alla città di Gerusalemme.

A Kafr Aqab, ad esempio, che è separata dal resto di Gerusalemme Est dal muro e da un posto di blocco militare, i residenti ricevono ben pochi servizi. Israele, comunque, ha negato l’accesso anche all’Autorità Palestinese.

“Vivono in una terra di nessuno,” dice Alg’ol.

Un devoto ebreo dorme con la sua arma vicino al Muro del Pianto nel centro storico di Gerusalemme (Reuters)

Queste aree sono diventate la meta sia di criminali che di famiglie palestinesi colte in fallo dal complicato sistema di rigide regole di residenza israeliane. I Palestinesi della Cisgiordania non hanno il permesso di accedere all’interno delle mura di Gerusalemme, mentre i Palestinesi di Gerusalemme rischiano di perdere i propri documenti di residenza se si trasferiscono all’esterno della città.

Le coppie che si sono sposate a cavallo di questa ‘barriera delle residenze’ hanno trovato un rifugio in Kafr Aqab visto che Israele separa gradualmente questo quartiere da Gerusalemme Est. I residenti dicono che la popolazione è balzata da poche migliaia a decine di migliaia negli ultimi anni.

Di conseguenza, c’è stata un’esplosione edilizia al di là del muro, giacché i Palestinesi approfittano della mancata applicazione dei regolamenti edili da parte di Israele. Ciò ha fornito un vantaggio demografico anche per Israele, riferisce Alg’ol.

Crisi degli alloggi

“Le restrizioni ai permessi edilizi e la scarsità di spazi all’interno del muro hanno creato una crisi degli alloggi per i Palestinesi, rendendo la vita nell’area troppo costosa per loro,” dice Alg’ol. “Sono stati obbligati a trasferirsi in aree esterne al muro per trovare alloggi più convenienti. La pressione economica sta producendo un trasferimento silenzioso.”

I Palestinesi dei quartieri entro il muro sono stati spinti all’esterno anche in altri modi, osserva Tatarsky.

Tradizionalmente, Israele ha usato un insieme di politiche per strappare il territorio ai Palestinesi, impedire il loro sviluppo in Gerusalemme e giustificare le demolizioni delle case.

Tali politiche hanno incluso: il dichiarare le zone palestinesi “parchi nazionali”, rendendo di conseguenza illegali le abitazioni al loro interno; la confisca delle ultime aree verdi per costruire insediamenti ebrei; permettere ai coloni di appropriarsi delle proprietà palestinesi nel centro storico e nei quartieri circostanti mentre Israele agisce per rafforzare il proprio dominio sui luoghi sacri della città, in particolare la moschea al-Aqsa.

Al giorno d’oggi ci sono circa 200.000 coloni ebrei che vivono a Gerusalemme Est.

“I Palestinesi non sono mai coinvolti nella pianificazione di Gerusalemme, ed i loro interessi non sono mai presi in considerazione: loro rappresentano solo un ostacolo da eliminare,” dice Alg’ol a MEE. “Israele vuole la terra ma non i Palestinesi che la abitano.”

Incursioni notturne

La pressione sui Palestinesi di Gerusalemme è aumentata, osserva Tatarsky, mentre alle loro comunità sono state negate scuole e servizi pubblici di base. Più dell’80% dei bambini palestinesi vivono al di sotto della soglia di povertà.

Il municipio e la polizia di Gerusalemme hanno cominciato ad aumentare le operazioni di “applicazione della legge” contro i Palestinesi, ovvero quello che i residenti chiamano “punizioni collettive”. Con la pretesa di “riportare l’ordine”, c’è stata un’ondata recente di incursioni notturne in aree come A-Tur e Issawiya. Sono stati arrestati molti Palestinesi, emessi numerosi ordini di demolizione e chiuse attività commerciali.

“Israele usa gli stessi metodi di militarizzazione utilizzati in Cisgiordania,” dice Tatarsky. “Si pensa che la pressione li porterà [i Palestinesi] a trasferirsi in aree esterne alla barriera, dove prima o poi perderanno i loro diritti di residenza.”

“Israele si è reso conto che questa è un’opportunità da cogliere.”

L’ufficio del sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat, ha rilasciato a MEE una dichiarazione in cui nega il peggioramento della situazione dei Palestinesi a Gerusalemme Est. Ha detto che ci sono stati straordinari miglioramenti nelle aree palestinesi riguardo alla fornitura di scuole, centri sociali, campi sportivi, nuove strade, servizi postali e assistenza.”

Ha aggiunto che Barkat ha “sviluppato un programma senza precedenti in termini di obiettivi e di investimenti per ridurre il divario all’interno di Gerusalemme Est e per rimediare ai 50 anni di trascuratezza che ha ereditato dai sindaci e dai governi israeliani che lo hanno preceduto”.

Alg’ol dice che le affermazioni del comune sono una negazione della realtà. “Israele vuole creare una città immaginaria, libera dai Palestinesi,” dice. “Dove possibile, li sta ripulendo etnicamente dalla città. Dove non può, li cancella semplicemente dalla vista.”

http://www.middleeasteye.net/news/how-israel-cleansing-palestinians-greater-jewish-jerusalem-800323791

Traduzione di Rosaria Brescia

 

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