Esperto ONU: bisogna far pressioni su Israele.

Nov 9, 2017 | Notizie

Secondo un esperto dell’ONU, sono necessarie nuove pressioni su Israele affinché metta fine all’occupazione illegale della Palestina.

 

NEW YORK (26 ottobre 2017). Un esperto di diritti umani dell’ONU ha recentemente richiamato la comunità internazionale sulla necessità di responsabilizzare Israele per le violazioni del diritto internazionale commesse durante 50 anni di occupazione.

“Questa è l’occupazione militare più lunga dell’epoca moderna e non se ne intravede ancora la fine” ha dichiarato Michael Lynk, Relatore Speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori Occupati Palestinesi.

“Come potenza occupante nei Territori Palestinesi – comprendenti la Cisgiordania, Gerusalemme Est e Gaza – Israele ha da tempo varcato la linea rossa che separa la legalità dall’illegalità” ha riferito il Relatore Speciale, presentando il rapporto sulla condotta di Israele di fronte all’Assemblea Generale dell’ONU a New York.

Tra le raccomandazioni contenute nel documento, Lynk ha proposto uno studio delle Nazioni Unite per determinare l’effettività legittimità di Israele nel ruolo di occupante, aprendo così la strada all’iter legale destinato a porre fine all’occupazione.

“Le leggi sull’occupazione sono molto chiare: la potenza occupante non può annettere territorio occupato al proprio, né può reclamarne la sovranità. Eppure tale è stata la condotta di Israele nel governare i territori palestinesi per la maggior parte dei 50 anni in cui ne ha mantenuto il controllo”

“Il diritto internazionale è un impegno che le nazioni stipulano tra di loro -e anche con i propri popoli- a rispettare i diritti, garantire le protezioni, soddisfare gli accordi e gli obblighi che ne derivano, al fine di ottenere una pace giusta,” ha sottolineato il Relatore.

Israele – ha aggiunto – non ha onorato nessuno dei quattro principali requisiti necessari affinché un’occupazione militare sia considerata legittima: che nessuna parte del territorio sia annessa, che l’occupazione sia temporanea, che la potenza occupante agisca in buona fede e che lo faccia nel migliore interesse della popolazione occupata.

“La comunità internazionale si è finora astenuta dall’usare i robusti strumenti previsti della diplomazia e dal diritto internazionale contro la frammentazione perpetrata da Israele ai danni dei territori palestinesi e contro la sua sistematica mancanza di rispetto delle leggi internazionali sull’occupazione. A pagar le spese di tutto ciò non è stata solo la legge internazionale, ma anche i popoli di Palestina e di Israele,” ha scritto Lynk nel suo rapporto

Risulta inoltre che Israele non ha rispettato più di 40 risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e più di 100 risoluzioni dell’Assemblea Generale, ha aggiunto Lynk.

“Negli ultimi mesi il Primo Ministro israeliano ha dichiarato in diverse occasioni che Gerusalemme Est sarà per sempre parte di Israele, che nessun insediamento ebraico sarà smantellato e che Israele resterà comunque nella Valle del Giordano, indipendentemente da qualsiasi accordo di pace,” ha detto Lynk “Non dovremmo forse prenderlo in parola?”

Il Relatore Speciale ha precisato che appelli ad agire sono arrivati alla comunità internazionale anche dall’interno della società israeliana.

“Membri autorevoli e coscienziosi della società israeliana hanno chiesto alla comunità internazionale di esercitare pressioni efficaci sulla potenza occupante in modo da porre fine all’occupazione,” ha detto Lynk. “Secondo le parole di Amos Schocken, editore di Ha’aretz, riguardo alla classe dirigente del suo paese, «la pressione internazionale è esattamente ciò che li obbligherà a fare la scelta giusta»”

Il Relatore Speciale ritiene che sarebbe possibile costringere Israele a terminare l’occupazione e concedere ai Palestinesi il diritto all’autodeterminazione se solo la comunità internazionale stabilisse l’illegalità di Israele nel ruolo di occupante e desse il via ai relativi procedimenti legali previsti dal diritto internazionale.

Oltre alla sopracitata proposta di uno studio ONU sulla legittimità di Israele, il Relatore Speciale ha invitato l’Assemblea Generale dell’ONU a chiedere l’opinione della Corte Internazionale di Giustizia sulla legalità dell’occupazione. Nel 2004 la Corte ha sancito che il muro costruito da Israele all’interno del territorio palestinese è contrario al diritto internazionale.

Lynk ha inoltre raccomandato che l’ONU commissioni al più presto uno studio che identifichi gli strumenti più appropriati per garantire che ogni stato rispetti gli impegni e gli obblighi previsti dal diritto internazionale.

“Faccio appello alla comunità internazionale affinché prenda visione della mia analisi e, se la accetta, metta in atto le strategie legali e diplomatiche appropriate per porre fine all’occupazione,” ha dichiarato il Relatore Speciale.

Michael Lynk (Canada) dal 2016 è Relatore Speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, per conto del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Questo ruolo venne originariamente creato nel 1993, dall’allora Commissione ONU per i Diritti Umani. Michael Lynk è Professore Associato di Diritto presso la Western University di London, Ontario, dove insegna diritto del lavoro, diritto costituzionale e legislazione dei diritti umani. Per oltre un decennio si è occupato di arbitrato del lavoro e diritti dei rifugiati ad Ottawa e a Toronto. Per le Nazioni Unite si è occupato della questione dei rifugiati e del rispetto dei diritti umani a Gerusalemme.

I Relatori Speciali sono individui scelti dal Consiglio ONU per i Diritti Umani nell’ambito delle cosiddette Procedure Speciali. Le Procedure Speciali rappresentano il gruppo di esperti indipendenti più numeroso tra quelli al servizio dei diritti umani per conto dell’ONU; le controversie di cui si occupano possono essere di carattere nazionale o riguardare uno specifico tema a livello internazionale. Gli esperti che ne fanno parte si occupano della raccolta dei fatti e dei meccanismi di monitoraggio. Il loro lavoro è su base volontaria, non fanno parte dello staff delle Nazioni Unite e non ricevono alcun compenso. Sono indipendenti da ogni governo e agiscono a titolo individuale.

http://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=22315&LangID=E

Traduzione di Matteo Cesari

A cura di AssopacePalestina

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