Gli Stati Uniti furono responsabili per il massacro di Palestinesi a Beirut nel 1982.

Ott 3, 2017 | Riflessioni

Washington aveva esplicitamente garantito la loro sicurezza, ma documenti recentemente desecretati rivelano che ai diplomatici americani era stato detto da parte degli israeliani che cosa loro e loro alleati erano sul punto di fare.

di Rashid Khalidi

THE NATION, 14 settembre 2007.

Una donna palestinese mostra gli elmetti indossati da coloro che compirono il massacro di Sabra e Shatila del 16-18 settembre 1982. (AP Photo / Bill Foley, File)

La notte del 16 settembre 1982 il mio fratello più giovane ed io guardavamo sconcertati dozzine di razzi di segnalazione israeliani che fluttuavano in completo silenzio sui sobborghi a sud di Beirut, per un tempo che ci parve un’eternità. Sapevamo che l’esercito israeliano aveva rapidamente occupato la parte ovest della città due giorni prima. Ma i razzi vengono usati dagli eserciti per illuminare un campo di battaglia, e con tutti i combattenti dell’OLP già evacuati da Beirut, dopo avere resistito per mesi all’assedio da parte dell’esercito israeliano, andammo a letto perplessi, chiedendoci quale nemico a cui dar la caccia fosse rimasto per l’esercito occupante.

Questo accadeva poco più di un mese dopo il cessate il fuoco del 12 agosto, che in teoria aveva posto fine alla guerra, ed a cui aveva fatto seguito la partenza dalla città delle forze militari, dei quadri e della leadership dell’OLP. La causa scatenante per l’occupazione israeliana di Beirut ovest fu l’assassinio, il 14 settembre, del Presidente libanese Bashir Gemayel, stretto alleato di Israele, capo della milizia del Fronte Libanese e importante leader del Partito Falangista di ispirazione fascista.

Ciò che avevamo visto quella notte divenne chiaro il giorno successivo, quando incontrammo due giornalisti americani. Avevano appena visitato la scena dei massacri in corso nei campi rifugiati di Sabra e Shatila, che ospitavano decine di migliaia di sfollati palestinesi e anche molti libanesi. Avevano portato con sé nei campi profughi un giovane diplomatico americano, Ryan Crocker, che fu il primo funzionario americano a presentare un rapporto su ciò che avevano visto. Scoprimmo da loro che la notte precedente l’esercito israeliano aveva usato i razzi per illuminare la strada alle milizie libanesi di destra che gli israeliani avevano mandato a Sabra e Shatila. Dal 16 al 18 settembre, secondo l’autorevole resoconto di questo evento da parte dello storico Bayan al-Hout’s, questi miliziani massacrarono più di 1.300 civili palestinesi e libanesi (per saperne di più su questo e gli eventi correlati, vedere l’edizione riveduta 2014 del mio libro Under Siege: PLO Decisionmaking During the 1982 War).

Documenti recentemente desecretati dagli archivi di stato israeliani ci dicono che il governo americano era preoccupato per ciò che gli israeliani e i loro alleati avrebbero potuto fare. L’inviato speciale Morris Draper, cui era stato ordinato di ottenere il ritiro dell’esercito israeliano da Beirut Ovest, si incontrò con i funzionari israeliani il 17 settembre a Gerusalemme. In quell’incontro, il Ministro degli Esteri Yitzhak Shamir affermò che 2000 “terroristi” armati erano rimasti a Beirut Ovest. Il Ministro della Difesa Ariel Sharon come al solito inasprì le cose. “Ci sono migliaia di terroristi a Beirut”, disse all’inviato americano, rifiutando la richiesta di ritiro delle forze israeliane: “È nel vostro interesse che rimangano qui?” Draper, secondo le trascrizioni, evitò di replicare alla falsa affermazione di Sharon circa la presenza di migliaia di “terroristi”, ma quando mise vagamente in discussione un’altra delle sue affermazioni, il Ministro della Difesa fu ancora più netto, dichiarando: “Li uccideremo. Non li lasceremo qui. Non li salverete. Voi non salverete questi gruppi del terrorismo internazionale” [sic]. E di nuovo Draper non obiettò a queste parole agghiaccianti basate sulla menzogna.

Quando l’esasperato inviato americano finalmente disse ai funzionari israeliani riuniti “Noi pensavamo che non sareste dovuti entrare [a Beirut Ovest]. Avreste dovuto restarne fuori”, il tono di Sharon divenne persino più arrogante: “Che voi lo pensaste o non lo pensaste, quando si tratta della nostra sicurezza non abbiamo mai chiesto. Non chiederemo mai. Quando si tratta dell’esistenza e della sicurezza, la responsabilità è nostra e non daremo mai a nessun altro il diritto di decidere per noi.”

All’insaputa di Draper, nello stesso momento in cui avveniva questo scambio, le milizie libanesi che le forze di Sharon avevano mandato nei campi rifugiati – dove, inutile dirlo, non c’erano migliaia di combattenti esperti e ben armati dell’OLP a proteggere la popolazione civile – erano impegnate a portare a termine il loro macabro compito. Sharon non avrebbe potuto essere più brutalmente esplicito quando disse ai suoi interlocutori americani “li uccideremo,” riferendosi ai cosiddetti terroristi. Il fatto che l’effettivo assassinio di civili disarmati sia stato portato avanti da gente delegata da Israele, che le forze di Sharon avevano armato, addestrato, e spedito a fare quel lavoro, (al posto dei soldati israeliani), non cambia molto rispetto al giudizio morale complessivo su questo crimine. L’anno successivo una commissione d’inchiesta israeliana affermò che Sharon, in quanto Ministro della Difesa, aveva una “responsabilità personale” per il massacro e raccomandava che venisse rimosso dal suo incarico ministeriale.

La responsabilità americana per questo e altri risultati dell’invasione del Libano da parte di Israele va perfino al di là del fatto che il Segretario di Stato Alexander Haig aveva dato il via libera a questo massacro, come ora sappiamo che è avvenuto. E non si tratta solo della fornitura di una pletora di armi letali USA, usate in aperta violazione degli scopi esclusivamente difensivi previsti dalla legge americana. Sharon aveva esplicitamente preavvertito i funzionari americani che ciò sarebbe accaduto. Secondo Draper, lo stesso Sharon aveva in precedenza detto ad Haig e ad altri americani di aspettarsi “che si sarebbero viste munizioni di fabbricazione americana sganciate sul Libano da aerei di fabbricazione americana, e civili che saranno uccisi”. Dati tutti questi fattori, la responsabilità americana chiaramente aumenta ben al di sopra del livello di mera complicità ed equivale alla collusione.

Questa responsabilità va anche oltre: si estende alla mancata protezione delle oltre 1.300 vittime palestinesi e libanesi del massacro di settembre a Sabra e Shatila. Gli americani avevano fornito esplicite garanzie per la loro sicurezza, che l’OLP aveva faticosamente negoziato con i diplomatici americani durante i colloqui per il cessate il fuoco. Il massacro di Sabra e Shatila fu così non solo il risultato delle azioni delle milizie dell’ala destra libanese anti palestinese che lo portò a termine, o della decisione di Sharon e altri di mandare quelle milizie nei campi rifugiati fornendo loro supporto. Alla luce dell’impegno scritto che il governo americano aveva fornito all’OLP il mese precedente, allo scopo di proteggere la sua evacuazione da Beirut, queste morti furono anche diretta responsabilità dell’amministrazione Reagan.

L’inviato speciale presidenziale Philip Habib fece queste solenni promesse su appunti dattiloscritti, che furono trasmessi all’OLP dal Primo ministro libanese Shafik Wazzan. Furono più tardi raccolti in uno scambio di note con il governo libanese. Il primo di questi promemoria, del 4 agosto 1982, annotava “le assicurazioni americane circa la sicurezza… dei campi”. Il secondo, due giorni più tardi, diceva “Riconfermiamo anche le assicurazioni degli USA circa la sicurezza e la protezione … per i campi di Beirut.” La nota americana del 18 agosto al Ministro egli Esteri libanese affermava: “Ai Palestinesi non combattenti che rispettano la legge e che rimangono a Beirut … sarà consentita una vita in pace e sicurezza. I governi libanese e americano forniranno adeguate garanzie di sicurezza sulla base delle assicurazioni ricevute dal governo di Israele e dai leader di alcuni gruppi libanesi con i quali Israele è stato in contatto”.

Queste assicurazioni si sono rivelate totalmente prive di valore, in quanto Washington si era rifiutata di fornire garanzie internazionali multilaterali o il dispiegamento a lungo termine di forze internazionali, garanzie richieste entrambe dall’OLP e rifiutate da Habib, e che sarebbero state necessarie per proteggere quella gente innocente.

Poco dopo questi massacri, truppe francesi e statunitensi tornarono a Beirut, con una missione vaga, e gli Stati Uniti rimasero invischiati nel sanguinoso conflitto libanese. Da questo gorgo uscì fuori Hezbollah, che divenne un nemico mortale per gli Stati Uniti e per Israele. Vale la pena ricordare che molti di coloro che fondarono questo gruppo avevano combattuto con l’OLP nel 1982, ed in seguito erano rimasti defilati, per vedere poi i loro compagni libanesi massacrati con i Palestinesi a Sabra e Shatila. Essi ricordavano questi tristi eventi, anche se gli americani avevano dimenticato. Così i molti membri del personale che furono uccisi quando l’ambasciata americana fu distrutta nella primavera dell’83, i marines morti quando la loro caserma fu fatta saltare in aria nel corso dello stesso anno, e i molti americani rapiti o assassinati a Beirut negli anni successivi, furono in effetti vittime della collusione reale ed evidente fra gli Stati Uniti e l’occupante israeliano.

Questi furono solo alcuni degli imprevisti contraccolpi della decisione sconsiderata, e moralmente scorretta, fatta dai decisori politici americani circa la guerra del 1982. Decenni dopo, gli Stati Uniti continuano a ripetere errori simili in Medio Oriente, con invasioni illegali, azioni militari, e occupazioni che costano centinaia di migliaia di vite, e attraverso il suo cieco supporto e i suoi armamenti ai più ripugnanti regimi della regione.

Rashid Khalidi, Edward Said Professor di Studi Arabi alla Columbia University, è l’autore, più recentemente, di Brokers of Deceit: How the U.S. Has Undermined Peace in the Middle East.

https://www.thenation.com/article/the-united-states-was-responsible-for-the-1982-massacre-of-palestinians-in-beirut/

Traduzione di Rossella Rossetto

1 commento

  1. Giacomo Giovannoni

    Oggi come allora la storia si ripete.i palestinesi rinchiusi questa volta a Gaza come in un lager. E gli israeliani che se nessuno li fermerà compiranno ancora una volta un massacro di INNOCENTI. E non frega niente a nessuno. Che brutto mondo lasceremo ai nostri figli e nipoti.

    Rispondi

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