Israele distrugge la rete idrica del villaggio di Bardala, Valle del Giordano

Mag 1, 2017 | Notizie

28 aprile 2017

Proprio in queste ore, l’esercito israeliano e l’amministrazione civile stanno distruggendo l’impianto idrico di pompaggio del villaggio di Bardala. Stanno chiudendo le condotte e impedendo ai Palestinesi l’accesso all’acqua!

Le forze israeliane arrivano al villaggio

Bardala è un villaggio palestinese nel nord della Valle del Giordano, ed è economicamente dipendente dall’agricoltura. Per ricordare la storia dell’acqua a Bardala, dobbiamo risalire al 1964, quando il villaggio era abitato da più di 500 persone. In quell’anno, durante il Governatorato della Giordania, gli abitanti chiesero il permesso di scavare vicino al villaggio un pozzo la cui acqua alimentasse una fontana pubblica oltre a contribuire allo sviluppo del settore agricolo.

A quel tempo le sorgenti fornivano più di 200 metri cubi d’acqua all’ora. Il Governatorato Giordano autorizzò la costruzione di un pozzo profondo 67 metri. Il pozzo fu costruito grazie al lavoro collettivo delle famiglie che abitavano a Bardala. Permetteva al villaggio di ottenere 300 metri cubi d’acqua all’ora, grazie ad una pompa azionata da un motore diesel, visto che all’epoca non c’era l’elettricità nel villaggio. La situazione cambiò del tutto nel 1967 con l’invasione e l’occupazione israeliana della Giordania. Da allora gli abitanti del villaggio divennero il bersaglio della polizia oppressiva di Israele che costringeva le famiglie ad abbandonare le proprie terre e ad andarsene dal villaggio. Ciononostante, alcuni riuscirono a resistere e a rimanere a Bardala, malgrado le vessazioni che subivano dagli Israeliani. Proprio per la loro scelta di resistenza, questi abitanti venivano continuamente minacciati dall’esercito israeliano. Utilizzando questa strategia di persecuzione, il governo di occupazione e la compagnia Mekorot costruirono alcuni pozzi profondi 300 metri all’interno del villaggio. Questi pozzi, essendo alla distanza di 200 metri dal precedente pozzo del 1964 costruito dagli abitanti del villaggio, sottraevano da quest’ultimo tutta l’acqua.

Nel 1974, “l’amministrazione civile” israeliana e la Mekorot fecero pressioni sul capo del villaggio fino ad ottenere la dismissione del pozzo palestinese. In cambio della chiusura del pozzo promisero di fornire 240 mc/h al villaggio che non ebbe altra scelta che accettare.

Ma nel 2006 la Mekorot venne meno all’accordo e si limitò a fornire solo 60 mc/h invece dei 240 che aveva promesso.

Questo causò grande disagio alla popolazione, che dovette trovare altri modi per procurarsi l’acqua di cui aveva bisogno per vivere. In una vera e propria lotta per la sopravvivenza, furono costretti a comprare l’acqua, e ciò malgrado che ognuno dei pozzi israeliani producesse più di 800 mc/h d’acqua. In sostanza, questa lotta per la sopravvivenza è dovuta al fatto che l’acqua viene sfruttata tutta dalle colonie israeliane.

Intanto il villaggio si è ingrandito, con un corrispondente aumento del bisogno di acqua. Oggi a Bardala vivono più di 5.000 Palestinesi. Con quale diritto Israele può decidere che gli agricoltori palestinesi non possono utilizzare la loro acqua, mentre questa stessa acqua viene offerta agli Israeliani che vivono nelle colonie, su terra sottratta con la forza ai Palestinesi? L’acqua di Bardala è un esempio eclatante delle politiche razziste che Israele sta imponendo ai Palestinesi, al chiaro scopo di rendere impossibile la loro vita. L’obiettivo è quello di costringerli ad abbandonare il villaggio, per poter rubar loro ancora altra terra.

Alcuni giorni fa “l’amministrazione civile” israeliana ha attaccato il villaggio, avvertendo la popolazione che avrebbero chiuso tutte le fonti di acqua.

Un bulldozer disrtugge le tubazioni

Oggi le forze armate israeliane e “l’amministrazione civile” si sono presentati al villaggio con 40 bulldozer e 40 soldati. Hanno distrutto la tubazione principale, quella che portava l’acqua alle fattorie palestinesi. Hanno anche espropriato 168 metri di tubazioni d’acciaio che appartengono al consiglio di villaggio e agli agricoltori.

Tubazioni espropriate

Così oggi più di 400 ettari di coltivazioni di frutta e verdura sono in pericolo. E il disastro maggiore è la povertà che potrà colpire gli abitanti del villaggio. Un impiegato della Mekorot e un ufficiale dell’esercito hanno detto di non poter ripristinare l’erogazione dell’acqua. E hanno aggiunto che cercheranno di organizzare un possibile accesso a una sorgente d’acqua dalle zone del 1948, ma solo a partire dal 2040!

Jordan Valley Solidarity

http://jordanvalleysolidarity.org/it/

 

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