Ecco alcuni fatti sugli scioperi della fame dei prigionieri palestinesi.

Mag 2, 2017 | Notizie

Addameer 25 aprile 2017

Il 17 aprile 2017, circa 1.500 prigionieri politici palestinesi delle prigioni e dei centri di detenzione israeliani hanno dichiarato l’inizio di uno sciopero della fame ad oltranza. La dichiarazione dello sciopero è avvenuta come reazione alle crudeli pratiche israeliane nei confronti dei prigionieri e dei detenuti. Le richieste dei prigionieri riguardano tra l’altro: visite da parte dei propri familiari, un’adeguata assistenza medica, la fine della pratica, da parte di Israele, della detenzione di palestinesi senza accuse o prove (quella che chiamano detenzione amministrativa), e la cessazione della pratica dell’isolamento. Qui di seguito sono riportati alcuni dati sugli scioperi della fame dei palestinesi.

Qual è la storia degli scioperi della fame palestinesi? Gli scioperi della fame sono stati usati da molto tempo in diversi paesi come strumento di protesta e di richiesta di diritti fondamentali, incluso il diritto di voto, il diritto a non subire torture e il diritto all’auto-determinazione. La lunga storia degli scioperi –individuali e di massa– dei prigionieri palestinesi rivela la mancanza di fiducia in qualsivoglia procedimento giudiziario e la mancanza di garanzie per un giusto processo nei tribunali militari e civili dell’occupazione israeliana. I prigionieri e i detenuti palestinesi sono ricorsi agli scioperi della fame sin dal 1968, come legittima e pacifica protesta contro la politica di detenzione da parte di Israele e contro le crudeli condizioni di detenzione, ivi compreso l’uso dell’isolamento carcerario, la negazione delle visite dei familiari, cure sanitarie inadeguate, la tortura e altre forme crudeli, inumane e degradanti di trattamento.

Quali sono i rischi, dal punto di vista clinico, degli scioperi della fame? Gli scioperi della fame comportano rischi per la salute perché possono causare danni fisici ai prigionieri o ai detenuti, tra cui: grave perdita di peso, debolezza, stanchezza, insonnia, perdita dell’udito, cecità, ictus, danni ai reni e ad altri organi, arresto o attacco cardiaco. Tuttavia, nonostante questi rischi, attraverso gli scioperi della fame, i Palestinesi sono stati in grado di ottenere fondamentali diritti di base e di migliorare le loro condizioni di detenzione.

Come vengono gestiti gli scioperi della fame dall’autorità israeliana? Gli scioperi della fame sono spesso accolti con atti di repressione violenta e coercitiva da parte del Servizio Carcerario e delle Unità Speciali, e anche da parte del personale medico, per spingere i detenuti a cessare lo sciopero della fame. In seguito agli scioperi della fame, Addameer ha documentato molti casi di incursioni nelle celle delle prigioni, trasferimenti in isolamento dei prigionieri in sciopero della fame, minacce di detenzione indefinita, divieto delle visite da parte dei familiari, riduzione del denaro spendibile alla mensa.

Quali altre misure coercitive sono state prese? In risposta agli scioperi della fame da parte dei prigionieri e dei detenuti palestinesi, l’autorità israeliana, durante gli anni ’80, ha praticato l’alimentazione forzata. Questa pratica è stata poi abbandonata per ordine dell’Alta Corte Israeliana in seguito alla morte di alcuni prigionieri palestinesi a causa dell’alimentazione forzata. Al tempo dei primi scioperi della fame, Israele praticava l’alimentazione forzata dei prigionieri in sciopero per costringerli a desistere, senza che ci fosse alcuna legislazione per regolamentare questa misura coercitiva. Molti prigionieri palestinesi sono morti come conseguenza dell’essere stati sottoposti ad alimentazione forzata. Fra loro, Abdul-Qader Abu al-Fahm che morì l’11 maggio 1970 durante uno sciopero della fame nella prigione di Ashkelon; Rasem Halawah e Ali al-Ja’fari che morirono nel luglio 1980, in seguito all’inserimento dei tubi di alimentazione nei polmoni invece che nello stomaco, durante uno sciopero della fame nella prigione di Nafha; e Ishaq Maragha che morì nella prigione di Beersheba nel 1983. Di recente, è stata avanzata una proposta di legge, da parte del Ministro israeliano della Sicurezza Pubblica Gilad Erdan, in risposta agli scioperi della fame di massa del 2012 con lo scopo di porre fine a futuri scioperi della fame e privare così i detenuti e i prigionieri palestinesi del loro diritto fondamentale alla protesta pacifica. La legge è stata approvata dalla Knesset, il parlamento israeliano, il 30 luglio 2015.

Da quando gli scioperi della fame sono stati usati per protestare contro la detenzione amministrativa? Almeno fin dagli anni ’90 i prigionieri palestinesi sono ricorsi agli scioperi della fame come mezzo per protestare contro l’uso arbitrario da parte di Israele della detenzione amministrativa. La detenzione amministrativa è una procedura che permette all’esercito israeliano di trattenere indefinitamente i prigionieri sulla base di informazioni segrete, senza accuse e senza che essi siano sottoposti a giudizio. Ci sono circa 750 palestinesi tenuti in detenzione amministrativa, comprese donne, bambini e membri del Consiglio Legislativo Palestinese. Negli ultimi anni i prigionieri e detenuti palestinesi sono ricorsi allo sciopero della fame per protestare contro l’uso crescente e sistematico della detenzione amministrativa da parte dell’autorità di occupazione. Per esempio, nel 2012, i prigionieri e detenuti palestinesi hanno dichiarato uno sciopero della fame di massa, che ha coinvolto circa 2.000 scioperanti che chiedevano la fine della detenzione amministrativa, del diniego di visite dei familiari per i prigionieri di Gaza, dell’isolamento e di altre misure punitive. Lo sciopero della fame del 2012 è terminato con la temporanea limitazione nell’uso della detenzione amministrativa da parte di Israele. Tuttavia, qualche anno dopo, le autorità di occupazione hanno aumentato l’uso della detenzione amministrativa conducendo nel 2014 ad un altro sciopero della fame da parte di 80 detenuti amministrativi che chiedevano la fine di questa pratica arbitraria. Questo sciopero della fame terminò dopo 63 giorni senza che gli scioperanti ottenessero alcuna limitazione nell’uso della detenzione amministrativa da parte del governo israeliano. Inoltre, molti detenuti amministrativi palestinesi si sono avventurati in scioperi della fame individuali per protestare contro il fatto di venire rimessi più volte in detenzione amministrativa senza accusa o processo. Questi scioperi della fame individuali hanno riguardato Mohammad Al Qeeq, Khader Adnan, Hana Shalabi, Thaer Halahleh e Bilal Kayed.

Perché i Palestinesi ricorrono agli scioperi della fame? I prigionieri e i detenuti palestinesi ricorrono allo sciopero della fame per protestare e per farsi ascoltare al di fuori di un sistema di leggi ingiusto che regola arbitrariamente la loro detenzione, e per protestare contro la repressione della loro voce. Ciononostante, le autorità di occupazione israeliane non sono riuscite a spezzare la determinazione degli scioperanti palestinesi che continuano ad usare il loro corpo, in assenza di qualsiasi altro strumento giudiziario adeguato, per attuare una legittima disobbedienza. Gli scioperanti sfidano il potere coercitivo del controllo e del dominio; il corpo degli scioperanti in questo modo costituisce un mezzo per deviare e trasformare il potere stesso. Infatti i prigionieri e i detenuti rifiutano di attenersi al sistema detentivo di costrizione e privazione, nel quale non hanno piena autonomia sul loro corpo. Così, attraverso gli scioperi della fame, questi prigionieri e detenuti riconquistano sovranità sui loro corpi, diventando i veri decisori al di sopra delle autorità detentive.

Quali sono le nostre richieste? La rete Addameer di supporto ai prigionieri sollecita i sostenitori della giustizia nel mondo a fare azioni per sostenere i prigionieri palestinesi i cui corpi e le cui vite sono volti verso la libertà e la dignità. Addameer sollecita tutti ad organizzare eventi di solidarietà con la lotta dei prigionieri e dei detenuti in sciopero della fame. Il 2017 segna 100 anni dalla dichiarazione Balfour, 70 anni dalla catastrofe palestinese (al-Nakba), 50 anni dall’inizio di una brutale occupazione militare. Questo è anche l’anno per addebitare all’occupazione israeliana tutte le sue azioni e per chiedere l’immediato rilascio di tutti i prigionieri politici palestinesi!

Addameer, inoltre, fa appello alla comunità internazionale perché esiga che il governo israeliano rispetti la volontà degli scioperanti di usare il proprio corpo come legittimo strumento di protesta. Del resto, l’Associazione Medica Mondiale (WMA) nella Dichiarazione di Malta ha riconosciuto che lo sciopero della fame è “spesso una forma di protesta da parte di persone che non hanno altro modo per far valere le proprie istanze.”

Associazione Addameer in Difesa dei Prigionieri e dei Diritti Umani

http://www.addameer.org/news/get-facts-palestinian-hunger-strikes

Traduzione di Gigliola Albertano

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