Il figlio di Barghouti: «Sciopero della fame che unisce tutti i palestinesi» da Il Manifesto 25 aprile 2017

Apr 26, 2017 | Notizie

– Michele Giorgio, RAMALLAH,25.04.2017

Sciopero prigionieri. Parla Qassam Barghouti, figlio del leader di Fatah Marwan Barghouti, che
digiuna con altri 1500 detenuti palestinesi per ottenere migliori condizioni di vita nelle carceri
israeliane. «Mio padre era e resta un sostenitore della soluzione dei due Stati»

Lo sciopero della fame dei detenuti politici palestinesi nelle carceri israeliane è entrato nella sua
seconda settimana. La protesta raccoglie nuove adesioni e si moltiplicano le iniziative a suo sostegno
in Cisgiordania e anche a Gaza. Giovedì e venerdì sono previsti nei Territori occupati
rispettivamente uno sciopero generale e un giorno di rabbia proclamati da Fatah, il partito di
Marwan Barghouti, il più noto dei prigionieri palestinesi e organizzatore del digiuno osservato da
oltre 1500 detenuti.
Nella sede del Comitato per Marwan Barghouti, al Fariz Building di Ramallah, abbiamo intervistato
Qassam Barghouti, figlio 32enne del dirigente politico palestinese, a sua volta ex detenuto in
Israele dove ha scontato una condanna a quattro anni.

Quali sono le condizioni di salute di tuo padre
Non abbiamo notizie precise perché è in isolamento nel carcere Jalame. Sappiamo da un altro
palestinese, recluso nella sua stessa prigione, che ha la pressione del sangue molto bassa e forti
dolori alladdome. Le autorità carcerarie vorrebbero dargli dei farmaci ma lui li rifiuta.

Come giudichi la risposta allo sciopero della fame
Dura da parte di Israele che ha messo in isolamento tanti prigionieri, spostandone altri da un
penitenziario ad un altro, confiscando beni personali e annullando gli incontri con i familiari che già
prima era molto limitati. Allesterno la reazione della popolazione palestinesi è stata molto positiva.
Ci sono state numerose iniziative a sostegno della lotta dei detenuti. Sono state allestite tende in
molte città e villaggi dove ogni giorno centinaia di persone discutono dello sciopero e delle sue
motivazioni. Ci sono state anche manifestazioni nelle strade di Ramallah e di altri centri. Tengo ad
aggiungere che non sono soltanto 1500 i detenuti in sciopero della fame e tutti di Fatah come è stato
detto. Ogni giorno ci sono nuove adesioni, anche di prigionieri affiliati ad altre formazioni palestinesi.

I detenuti di Hamas però non partecipano
Dieci anni di contrasti allinterno del campo palestinese lasciano il segno. Purtroppo tanti hanno
voluto dare una connotazione solo politica a questo sciopero della fame. Invece la protesta ha un
carattere umanitario, volta a migliorare le condizioni di vita di tutti i prigionieri e non solo di una
parte.

Dentro Fatah, si sussurra tra i palestinesi, non tutti sarebbero daccordo con tuo padre
accusato da alcuni importanti compagni di partito di aver lanciato questo sciopero della
fame per avere più potere
Non ne sappiamo nulla. Sin dal primo momento il presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e il
comitato centrale di Fatah hanno dato pieno appoggio alla protesta dei prigionieri. Queste voci
perciò sono infondate. I prigionieri nelle carceri israeliane sono un tema nazionale e siamo certi che
proprio questo sciopero avrà un ruolo importante per la riconciliazione tra palestinesi. Sbaglia chi
diffonde queste voci perché fa il gioco di Israele che vuole personalizzare le ragioni della protesta e
lasciar credere che Marwan Barghouti stia facendo tutto questo per avere più potere e popolarità.
Voci che servono a nascondere la situazione drammatica di chi è in carcere.

Il presidente Abu Mazen si prepara ad incontrare il 3 maggio Donald Trump alla Casa Bianca. Pensi che in quella occasione gli farà più gioco avere una situazione calma nei Territori occupati, senza sciopero della fame dei detenuti, oppure un clima più accesso
Penso che lo sciopero aiuterà la sua missione perché potrà spiegare (a Trump) che i palestinesi sono
decisi a non rinunciare ai loro diritti, in ogni singolo aspetto, dalla vita nelle carceri alla loro
completa liberazione dalloccupazione israeliana. Il presidente avrà modo di ribadire al mondo intero
che senza la realizzazione dei nostri diritti non potrà esserci una soluzione politica in questa terra e
in tutta la regione. E che non siamo disposti ad accettare meno di quanto ci assegna la legalità
internazionale.

Israele accusa Marwan Barghouti di essere un terrorista, di aver organizzato attentati che hanno provocato vittime e lo ha condannato a cinque ergastoli.
Mio padre ha sempre respinto queste accuse, non è un terrorista ma un palestinese che lotta per
liberarsi e liberare il suo popolo dalloccupazione militare israeliana che dura da 50 anni. Marwan
Barghouti non ha cambiato idea. Era e resta un sostenitore della soluzione dei due Stati (Israele e
Palestina) e della applicazione della legge internazionale e delle risoluzioni dellOnu per entrambi i
popoli. Allo stesso tempo è convinto che questo governo israeliano, queste controparti israeliane,
non siano partner per un accordo. Perché portano avanti ogni giorno le politiche di occupazione più
dure e aggressive, dalla costruzione delle colonie nella nostra terra alla demolizione delle nostre
case. Su di un punto Marwan Barghouti è categorico: è fondamentale per i palestinesi ritrovare
subito una piena coesione politica e sociale. Senza lunità palestinese e una piattaforma politica
nazionale, ogni sforzo per la liberazione si rivelerà inutile.
© 2017 IL NUOVO MANIFESTO SOCIETÀ COOP. EDITRICE

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