Lettera al Presidente Sergio Mattarella

Feb 2, 2017 | Notizie

Al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

p.c.   al Presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni

         al Ministro degli Affari Esteri, Angelino Alfano

         all’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri, Federica Mogherini

        

         Prendendo spunto dal voto del Consiglio di Sicurezza dell’ONU n. 2334 del 23 dicembre 2016 che condanna come illegali gli insediamenti dei coloni israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme Est e dal voto dell’Italia a favore delle sei Risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’ONU sullo status quo di Gerusalemme, desideriamo sottoporre alla Sua attenzione le seguenti richieste:

a)      che l’Italia e l’Europa si attivino concretamente per far rispettare le suddette Risoluzioni;

b)      che sia riconosciuto lo stato di Palestina con “Gerusalemme Capitale dei due Stati”, come già previsto dalla risoluzione ONU 181 del 1947;

c)       che l’Italia apporti il suo fattivo contributo per la ripresa delle trattative di pace, con il ripristino della legalità internazionale, in un’ottica di giustizia e pari dignità delle due parti in causa. Condizioni tutte queste indispensabili per la cessazione della violenza in Palestina e in Medio Oriente.

         Queste nostre richieste hanno come fondamento le vicende storiche che riportiamo sinteticamente. Israele sta attuando dal 1967 in Palestina una occupazione militare e civile con conseguenze disastrose per il popolo palestinese sottoposto a continue violazioni, con donne ed uomini offesi nella loro dignità di esseri umani e privati del loro diritto alla libertà e all’autodeterminazione. Anche i 50 anni che vanno dalla Dichiarazione di Balfour del 1917 al 1967 sono stati caratterizzati da eventi mirati a “ripulire la Galilea della sua popolazione araba”, come ebbe a dire Ben Gurion, fondatore di Israele. Tale strategia ha raggiunto il suo apice nel 1948 con la Nakba, quando oltre 750.000 palestinesi, su una popolazione di 1.200.000 abitanti, furono costretti ad abbandonare le loro terre e le loro case distrutte, per divenire profughi. Per Israele e per tutti i paesi che sostengono acriticamente Israele tutto ciò costituisce la logica e giustificata conseguenza del fatto che i palestinesi e i paesi arabi negherebbero il diritto e la legittimità di Israele all’esistenza, sebbene l’OLP dal 1988 abbia riconosciuto i confini dei due stati per i due popoli, così come stabilito dalle Nazioni Unite, mentre Israele non ha mai accettato i confini del ’67 (ai palestinesi il 22% della Palestina storica), né lo Stato di Palestina. Anzi, ha continuato ad erigere il muro di separazione e a insediare colonie con ulteriori acquisizioni di territori palestinesi. La risposta del Governo Netanyahu alla Risoluzione ONU 2334 è stata la decisione di realizzare il piano che prevede la costruzione di 618 nuove case in tre zone della parte palestinese occupata di Gerusalemme Est.

         La politica del Parlamento e del Governo israeliano è improntata ad una esplosiva miscela di xenofobia, razzismo e integralismo religioso, che sta aumentando da quando coloni integralisti e frange oltranziste di ebrei ortodossi sono entrati a farne parte. Questo risulta anche dalle numerose dichiarazioni dei primi sionisti e di esponenti dei vari Governi israeliani, che hanno sempre negato la possibilità di realizzare uno stato palestinese, incitano a cacciare gli arabi e rivendicano tutta Gerusalemme per lo stato ebraico (v. citazioni in fondo alla lettera). In nome della sicurezza, la politica israeliana viola sistematicamente i principi del diritto internazionale, non attua le innumerevoli risoluzioni dell’ONU e le deliberazioni della Corte Internazionale di Giustizia, continua a fare un uso spietato degli armamenti, come ricordano gli oltre 4.500 morti (in maggior parte civili, anche con diverse centinaia di bambini) dei bombardamenti di Gaza del 2009, 2012 e 2014. Nonostante tutto questo l’Italia continua a mantenere con Israele rapporti di amicizia e collaborazione culturale e commerciale. Citiamo ad esempio compagnie italiane come l’Aermacchi e la Leonardo (ex Finmeccanica) che continuano a collaborare e vendere armamenti e tecnologie all’esercito israeliano.

          Le vogliamo ancora ricordare che sono tuttora detenuti nelle carceri israeliane circa 400 minori e bambini, con lo scopo chiaro di minare la capacità di lotta delle nuove generazioni e spezzare alla radice la resistenza della popolazione contro l’occupazione militare, che si manifesta anche in numerosi villaggi ogni venerdì con manifestazioni pacifiche. Per non parlare della violazione del diritto di difesa dei prigionieri in “Detenzione Amministrativa”. Ormai anche molti cittadini e cittadine israeliani, giornalisti, storici, intellettuali, studenti, persone di ogni ceto sociale, associazioni di ebrei e rabbini di ogni nazionalità si oppongono alla politica discriminatoria e razzista di Israele. E sono in costante aumento i giovani “refusenik” che vengono incarcerati/e per aver rifiutato il servizio di leva nell’esercito israeliano, considerato una forza di occupazione che viola sistematicamente i diritti umani di un altro popolo. Tutti chiedono la fine dell’occupazione dei territori palestinesi e la fine dell’apartheid in nome dei valori fondanti dell’ebraismo, che sono il rispetto di ogni persona umana e dei suoi diritti fondamentali e la pacifica convivenza fra i popoli.

Con la speranza che queste nostre sollecitazioni abbiano una positiva accoglienza, restiamo in attesa di una sua risposta e inviamo rispettosi saluti.

Organizzazioni firmatarie

Assopace Palestina (lmorgantiniassopace@gmail.com), COSPE (info@cospe.org), Associazione di Amicizia Italo-Palestinese (info@amiciziaitalo-palestinese.org), Comitato fiorentino Fermiamo la Guerra (g.monti47@virgilio.it), Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese (r.violano@tiscali.it), Comunità dell’Isolotto – Firenze  (info@comunitaisolotto.org),  Comune di Firenze – Commissione 7,  “Diritti umani, immigrazione, pari opportunità, pace, solidarietà, relazioni internazionali (commissione7@comune.fi.it),  Arci Nazionale (presidenza@arci.it), Auser (nazionale@auser.it), Associazione per la Pace  (http://www.assopace.org/), Fiom-Cgil (organizzazione@fiom.cgil.it).

Dichiarazioni di esponenti politici sionisti israeliani:

Noi dobbiamo espellere gli arabi e prenderci i loro posti” – David Ben Gurion, 1937, (Primo Ministro d’Israele 1949-1954,1955-1963). Da: Ben Gurion and the Palestine Arabs, Oxford University Press, 1985.

Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca delle terre e l’eliminazione di ogni servizio sociale per liberare la Galilea dalla sua popolazione araba” – D. Ben Gurion, maggio 1948. Da: Ben Gurion, A Biography, by M.Ben Zohar, Delacorte, New York 1978.

“Come possiamo restituire i territori occupati se non c’è nessuno a cui restituirli?” – Golda Meir, marzo 1969 (Primo Ministro d’Israele 1969-1974).

 “Se pensassimo che invece di 200 vittime palestinesi, 2.000 morti metterebbero fine agli scontri in un colpo, dovremmo usare più forza….” – Ehud Barak, novembre 2000, (Primo Ministro d’Israele 1999-2001). Da: Associated Press.

Tutti devono muoversi, correre e prendere quante più cime di colline (palestinesi) possibile, in modo da allargare gli insediamenti (ebraici), perché tutto quello che prenderemo ora sarà nostro….Tutto quello che non prenderemo andrà a loro” – Ariel Sharon, novembre 1998, (Primo Ministro d’Israele 2001-2006), allora Ministro degli Esteri, in un incontro del partito Tsomet Party. Da: Agenzia France Presse.

“Non divideremo Gerusalemme, non faremo concessioni, non ci ritireremo da questa terra” – Benyamin Netanyahu, marzo 2015, ( Primo Ministro d’Israele), alla vigilia delle elezioni politiche. Da: OLP, Department of Culture & Information.

I Palestinesi debbono capire che non avranno uno stato e che Israele dominerà su di loro” – Eli Ben-Dahan, ottobre 2015, (Vice Ministro della Difesa). Da: OLP, Department of Culture & Information.

 

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