Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati 9-15 agosto 2016

Ago 16, 2016 | Rapporti Palestina OCHA

Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati Sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

Chi vuole una lettura ancora più veloce trova qui il nostro manifesto settimanale (n°175images), basato su un riassunto del Rapporto.

Nei Territori palestinesi occupati (oPt), nel corso di scontri, le forze israeliane hanno ferito 92 palestinesi, tra cui 15 minori: il 20% dei feriti è stato colpito da proiettili di gomma, il 12% da proiettili di arma da fuoco; la maggior parte delle altre persone lesionate ha inalato gas lacrimogeno e ha dovuto ricorrere a cure mediche. Gran parte dei ferimenti sono stati registrati durante operazioni di ricerca-arresto condotte in Ad Duheisha, in A’yda (entrambi a Betlemme) e nel Campo profughi di Al Am’ari (Ramallah); così come durante le manifestazioni settimanali a Kafr Qaddum (Qalqiliya). Altri scontri hanno avuto luogo a Gerusalemme Est, in seguito all’ingresso di gruppi israeliani nel Complesso Haram al Sharif / Monte del Tempio.

In Cisgiordania le forze israeliane hanno condotto 87 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 115 palestinesi; alcune di queste operazioni hanno innescato violenti scontri. Il numero più alto di operazioni (20) e di arresti (52) è stato registrato nel governatorato di Gerusalemme. 24 degli arresti sono da collegare ai sopraccitati scontri verificatisi nel Complesso Haram al Sharif / Monte del Tempio; nella stessa circostanza sono stati arrestati anche sette israeliani che, secondo quanto riferito, avevano violato le disposizioni israeliane per accedere al Complesso.

In Cisgiordania sono stati registrati tre distinti casi di accoltellamento e presunti tentativi di accoltellamento che hanno provocato il ferimento di due israeliani e di una palestinese, presunta attentatrice. In particolare: nella zona di At Tur, in Gerusalemme Est, un palestinese ha accoltellato e ferito un giovane israeliano ed è quindi fuggito; presso il checkpoint UM ar Rihan (Jenin), una quindicenne palestinese avrebbe tentato di pugnalare un soldato e, secondo quanto riferito, opponendosi all’arresto, avrebbe ferito una soldatessa israeliana. Infine, nella città di Hebron, al checkpoint Abu ar Rish, le forze israeliane hanno spruzzato liquido al peperoncino, ferito ed arrestato una 25enne palestinese che, secondo quanto riferito, era in possesso di un coltello.

A Gaza, in almeno quindici occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco nelle Aree ad Accesso Riservato (ARA) di terra e di mare; non sono stati segnalati feriti, ma pescatori ed agricoltori palestinesi hanno dovuto interrompere il lavoro. In uno degli episodi registrati in mare, cinque pescatori sono stati costretti a nuotare verso le imbarcazioni militari israeliane dove sono stati trattenuti per diverse ore, mentre la loro barca è stata confiscata.

In Area C e Gerusalemme Est, per mancanza di permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno demolito 12 strutture: sfollate 22 persone, tra cui nove minori, e coinvolte, in modi diversi, altre 120. Tre delle strutture demolite si trovavano nella comunità pastorale di Um al Kheir (Hebron) ed erano ricoveri di emergenza finanziati da donatori e forniti per sopperire a precedenti demolizioni. In un altro caso, le autorità hanno distrutto parte della pavimentazione di una strada sterrata utilizzata dalla Comunità di Al Mas’udiya (Nablus).

Nel villaggio di Bani Na’im (Hebron), le forze israeliane hanno distrutto con esplosivi la casa di famiglia del ragazzo palestinese che, il 30 giugno, nell’insediamento di Kiryat ‘Arba, accoltellò e uccise una ragazza israeliana; a sua volta venne ucciso durante l’attacco. In conseguenza dell’esplosione nove persone, tra cui quattro minori, sono state sfollate e venti case vicine hanno subito danni.

Le forze israeliane hanno riaperto l’ingresso principale di Bani Na’im (Hebron), che era stato chiuso al movimento veicolare dopo l’attacco di cui sopra; ripristinati anche i 2.800 permessi di lavoro, così come le visite dei familiari ai detenuti nelle carceri israeliane, che erano state sospese. Inoltre, le autorità israeliane hanno annunciato che il checkpoint DCO, che controlla uno dei principali accessi alla città di Ramallah, sarà riaperto al passaggio di tutti i veicoli palestinesi che lasciano la città dalle 8:00 alle 14:00 e dalle 19:00 alle 06:00. Tuttavia, dal 28 luglio, dopo episodi di lancio di pietre contro veicoli israeliani, i due ingressi principali del villaggio di Hizma (Gerusalemme) sono rimasti chiusi al transito veicolare; questa chiusura ha ostacolato gli spostamenti dei 6.500 residenti del villaggio.

Nei pressi dei villaggi di Asira al Qibliya e Qusra (Nablus), sono stati registrati scontri tra coloni israeliani e palestinesi; il conseguente intervento delle forze israeliane ha generato ulteriori scontri. Nella prima località le forze israeliane hanno occupato, per due giorni, un piano e il tetto di un edificio di proprietà palestinese, sfollando temporaneamente una famiglia di tre persone.

Nei villaggi di Iskaka (Salfit) e Khallet an Nahla (Betlemme), le autorità israeliane hanno sradicato 290 ulivi di proprietà palestinese, sulla base del fatto che queste aree sono designate [da Israele] come “terra di stato”. Nell’area del villaggio Khallet an Nahla, secondo quanto è stato riferito, è in programma la creazione di un grande insediamento (noto come Giv’at Eitam): si attende un pronunciamento della Corte Suprema israeliana su una petizione relativa al controverso “status” dell’area.

Durante il periodo di riferimento, il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, è stato chiuso in entrambe le direzioni. Dall’inizio del 2016, il valico è stato parzialmente aperto per soli quattordici giorni. Secondo le autorità palestinesi di Gaza, oltre 27.000 persone sono registrate ed in attesa di attraversare.

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