Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati 15-21 marzo 2016

Mar 22, 2016 | Rapporti Palestina OCHA

Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati Sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

Chi vuole una lettura ancora più veloce trova qui il nostro manifesto settimanale (n°155images), basato su un riassunto del Rapporto.

Le forze israeliane hanno ucciso quattro palestinesi, tra cui un 17enne, presunti autori di tre accoltellamenti che hanno provocato il ferimento di due soldati israeliani. Gli episodi hanno avuto luogo nella città di Hebron, allo svincolo di Gush Etzion (Hebron), e all’ingresso dell’insediamento colonico di Ariel (Salfit). Dall’inizio del 2016, attacchi e presunti attacchi palestinesi hanno provocato la morte di quattro israeliani, di un cittadino straniero e di 45 palestinesi (tutti, tranne uno, presunti responsabili di attacchi) [1].

In seguito ad uno degli attacchi di cui sopra, e fino alla fine del periodo di riferimento, le forze israeliane hanno bloccato o predisposto checkpoints sulle strade principali del villaggio di Beit Fajjar (Betlemme), dove i presunti responsabili risiedevano; previa autorizzazione è stato consentito l’ingresso e l’uscita solo ai casi umanitari e agli insegnanti. Il 17 marzo, le autorità israeliane hanno riaperto l’ingresso principale del villaggio di Beit Ur At Tahta (Ramallah) che, a seguito di un attacco palestinese, era rimasto chiuso dall’11 marzo; è stato così ripristinato il normale collegamento tra altri cinque villaggi e la città di Ramallah.

Il 15 marzo, un rifugiato palestinese è morto per le ferite riportate a fine febbraio 2016, in scontri scoppiati nel Campo profughi di Qalandiya (Gerusalemme), durante un‘operazione militare israeliana finalizzata a proteggere due soldati israeliani che erroneamente si erano ritrovati all’interno del Campo. Nel corso della stessa operazione era rimasto ucciso un altro palestinese.

Le autorità israeliane hanno consegnato il corpo di un palestinese sospettato di aver compiuto un attentato a Gerusalemme Est nel mese di dicembre 2015. Il rilascio è stato subordinato all’impegno, da parte della famiglia, di limitare a 30 il numero dei partecipanti ai funerali e al pagamento di 20.000 NIS [nuovo siclo israeliano, circa 4.660 euro], quale garanzia per il rispetto di tale disposizione. Continuano ad essere trattenuti dalle autorità israeliane i corpi di altri 14 palestinesi, sospettati di aver compiuto attacchi contro israeliani nel corso degli ultimi cinque mesi.

Nei Territori palestinesi occupati gli scontri con le forze israeliane hanno provocato il ferimento di 49 palestinesi, tra cui 10 minori. Sette dei ferimenti sono avvenuti nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale, ed i rimanenti in Cisgiordania. Circa il 63% delle lesioni sono state causate da inalazione di gas lacrimogeno richiedente un trattamento medico; le rimanenti da proiettili di gomma, armi da fuoco ed aggressioni fisiche.

Nella zona di Betlemme e di Gerusalemme Est cinque episodi di lanci di pietre [da parte palestinese] hanno causato il ferimento di due coloni israeliani e danni al veicolo di un colono, ad un autobus e ad una carrozza della metropolitana leggera.

Nel villaggio di Duma (Nablus) una casa è stata data alle fiamme: lesi due coniugi per inalazione di fumo e inagibile, per gli ingenti danni, la loro casa. L’uomo ferito è l’unico testimone oculare dell’attacco incendiario avvenuto, nello stesso villaggio, nel luglio 2015, quando persero la vita tre membri della famiglia Dawabsheh (un colono israeliano accusato di quell’attacco è attualmente sotto processo). Secondo fonti palestinesi, anche l’incendio doloso di questa settimana è stato effettuato da coloni israeliani; tuttavia, la polizia israeliana, che ha aperto un‘indagine sul caso, ritiene improbabile che l’attacco sia opera di coloni. Ancora in questa settimana, nei governatorati di Ramallah e Nablus, due veicoli palestinesi hanno subito danni per lanci di pietre da parte di coloni israeliani.

Per la mancanza di permessi di costruzione israeliani, le autorità israeliane hanno demolito 20 strutture, o costretto i proprietari ad autodemolirle: coinvolte 73 persone, tra cui 33 rifugiati. La metà di queste strutture si trovavano nel governatorato di Gerusalemme (la maggior parte in Gerusalemme Est), tre nel governatorato di Betlemme, sette nel governatorato di Nablus. Inoltre, nella città di Hebron, le forze israeliane hanno chiuso con ordine militare un negozio di verdura appartenente al sospetto autore di una sparatoria avvenuta nel marzo 2015, mentre in Khallet Hijeh e Beit Fajjar (Betlemme) hanno requisito macchinari e veicoli per lavori non consentiti in Area C.

L’8 marzo, le autorità israeliane, con l’obiettivo dichiarato di regolarizzare centinaia di unità abitative di un insediamento colonico costruito senza autorizzazione, hanno annunciato l’aggiornamento dei confini riportati in una precedente dichiarazione di “terra di stato”, in una zona in cui già si trova l’insediamento colonico di Eli. La dichiarazione si riferisce a circa 220 ettari di terra in Al Lubban ash Sharqiya, As Sawiya e Qaryut (Nablus). In un altro caso, in Area C, nei pressi del villaggio di Jayyus (Qalqiliya), le autorità israeliane hanno sradicato e sequestrato 150 alberi, rivendicando la zona come “terra di stato”. Nell’Area C della Cisgiordania, quasi tutta la “terra di stato” è stata posta sotto la giurisdizione degli insediamenti israeliani.

Durante il periodo di riferimento il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, è stato chiuso in entrambe le direzioni. Il valico è rimasto chiuso, anche per l’assistenza umanitaria, dal 24 ottobre 2014 ad eccezione di 42 giorni di aperture parziali. Le autorità di Gaza hanno segnalato che sono registrati e in attesa di attraversare oltre 30.000 persone con bisogni urgenti, tra cui circa 3.500 malati.

[1]  I totali includono un passante palestinese 17enne, ma non comprendono tre israeliani uccisi in Israele in un attentato perpetrato da un cittadino israeliano di origine palestinese, che è stato successivamente ucciso.

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