Voci dalla Palestina – Gerusalemme

Ott 12, 2023 | Notizie

da Arci Firenze,

12 ottobre 2023.

In queste ore siamo inondati di foto, video e “informazioni” sulla guerra in corso, che rendono difficile se non impossibile immaginare la quotidianità di chi abita quei luoghi.

Non c’è bisogno di dire che siamo inorriditi da qualsiasi violenza contro i civili, siano essi palestinesi, israeliani o di qualsiasi nazionalità. Ogni vita umana è preziosa. Noi restiamo umani e lo saremo sempre.

Negli anni abbiamo costruito una rete solidale di amici/he e compagni/e palestinesi con cui abbiamo dato vita a molti progetti di Solidarietà Internazionale su varie tematiche come lo sviluppo rurale, la promozione dell’associazionismo giovanile, le attività rivolte ai bambini e alle bambine del campo profughi di Shu’fat, la promozione di corsi professionalizzanti e molto altro. Oggi riteniamo che anche la loro voce vada ascoltata, per questo lanciamo questa rubrica, che vuole dare aggiornamenti frequenti sulla situazione in loco lasciando la parola ai/lle nostri/e compagni/e.

Iniziamo da Gerusalemme Est

. Qual è il tuo lavoro in Palestina?

Buonasera a tutti, sono Qusay Abbas, lavoro come program officer del Youth Development Department, che fa parte di una associazione che si chiama Arab Studies Society e il mio lavoro si concentra su programmare ed eseguire delle attività che riguardano giovani a Gerusalemme.

. Cosa sta succedendo in queste ore a Gerusalemme Est?

Per quello che riguarda la situazione attuale in Palestina, soprattutto quello che sta succedendo a Gaza da sabato scorso, ricordo che Gerusalemme è circondata, oltre che del muro della separazione, anche dai check point militari, come il checkpoint di Qalandiya, che divide tra Gerusalemme e Ramallah, il check point di Rachele, che divide tra Gerusalemme e Betlemme, e altri check point. Tutti questi check point in questo momento sono chiusi. Addirittura, il checkpoint più grande, Qalandiya, che collega la Cisgiordania con Gerusalemme, è stato chiuso sia per le auto, che non possono né andare né tornare, sia per i percorsi pedonali.

Sabato gli studenti sono andati a scuola alle 8, ma poi siamo andati a riprendere i nostri figli verso le 10:30, dopo che la situazione a Gaza si è aggravata. Da domenica scorsa le scuole sono chiuse. La gente ha paura a mandare i figli nelle scuole in questa situazione, sia per quello che succede a Gaza, ma anche per il fatto che ci sono tante aggressioni verso gli arabi nella città. Domenica e lunedì sono state due giornate di lutto, è stato chiuso tutto anche a livello commerciale e di lavoro per il numero altissimo di morti civili e innocenti a Gaza causati dai bombardamenti.

Domenica scorsa, vicino al checkpoint di Qalandiya, ci sono stati degli scontri e sono stati uccisi tre giovani palestinesi: uno aveva 16 anni, l’altro aveva 17 anni, il terzo aveva 34 anni. La stessa notte soldati israeliani hanno aperto il fuoco verso tre ragazzi che erano dentro una macchina.

A Gerusalemme Est la gente cammina in strade semi vuote, se non vuote, deserte proprio soprattutto nelle ore serali, e ha paura di essere attaccata, sia dall’esercito o dalla polizia israeliana o anche dagli estremisti o anche dalla la popolazione israeliana nella città. Una cosa molto triste è vedere Gerusalemme in questa condizione, controllata soltanto dai militari. Ultimamente ci sono stati attacchi contro la moschea di Al-Aqsa e allo stesso tempo ci sono state delle aggressioni contro uomini di religione cristiana da parte di estremisti israeliani.

La situazione in città era già tesa prima di sabato scorso. Nel mio lavoro, mercoledì scorso avevo un’attività che doveva iniziare in Città Vecchia alle 15:30, però l’ho cancellata perché era la penultima giornata della festa ebraica e si stava tenendo una marcia razzista che percorreva tutta la città vecchia di Gerusalemme. Durante la marcia, gli estremisti israeliani, sotto la protezione della polizia, hanno aggredito i negozi arabi aperti e qualsiasi arabo che passava per strada, anche bambini. Per questo ho cancellato la mia attività.

Solo negli ultimi 10 giorni prima di sabato circa 6000 estremisti israeliani sono entrati nella Spianata delle Moschee. Addirittura la polizia ha proibito di far entrare persone che avevano meno di 75 anni. Sono state aggredite le donne, i bambini, gli uomini, gli anziani e quelli che volevano entrare nella moschea. Tutte queste cose hanno aumentato la tensione sia a Gerusalemme, sia in tutta la Palestina. Per questo a Gerusalemme sentivamo la tensione da prima di sabato scorso e sapevamo benissimo che qualcosa sarebbe successo.

Quando ci siamo alzati sabato scorso pensavo che parlassero dell’anniversario della guerra del Kippur e non pensavo che il movimento di Hamas potesse replicare quello che è successo cinquant’anni fa. Ci ho creduto solo quando ho acceso la TV e ho sentito il leader di Hamas fare la sua dichiarazione. Ovviamente è difficile spiegare la prospettiva che abbiamo noi palestinesi rispetto a quello che sta succedendo a chi non vive questo conflitto sulla propria pelle fin dalla nascita, propria e di tutti i propri conoscenti e familiari. Le rivolte di questi giorni in tutta la Palestina dimostrano che abbiamo diritto alla nostra terra e che la possiamo rivendicare. In Cisgiordania, solo dall’inizio di quest’anno, sono stati uccisi più di 250 giovani palestinesi, questo prima di sabato. A Gerusalemme e Cisgiordania viviamo circondati dai check point e dalle bypass road (strade in cui i palestinesi non possono viaggiare) e a Gaza le persone vivono da più di 15 anni sotto un assedio totale.

. Hai amici o parenti a Gaza che ti raccontano com’è la situazione? Ci puoi raccontare che informazioni hai da Gaza?

Per dire la verità, noi seguiamo le notizie in TV e tramite i gruppi di Whatsapp apprendiamo ciò che accade a Gaza. Non ho nessun parente a Gaza, però seguiamo le loro notizie ora per ora, minuto per minuto. I media israeliani ieri hanno detto che stanno facendo il bombardamento più grande di sempre contro Hamas, ma Gaza è piena di grattacieli, quindi stanno bombardando la popolazione palestinese innocente. Ieri l’altro in TV hanno detto che gli israeliani hanno sganciato mille tonnellate di bombe contro un quartiere a Gaza. Mille tonnellate sono un terremoto, non è una guerra.

Io chiedo ai nostri amici italiani, sia a quelli che sono favorevoli al popolo palestinese sia quelli che non vedono questo popolo con simpatia, di iniziare a pensare alle cose con gli occhi di un popolo che sta sotto occupazione militare da decenni. Io seguo i mass media italiani; dicono che Israele è sotto attacco, ma non parlano mai del popolo palestinese, il popolo sotto occupazione dal 1948. La libertà del popolo palestinese porrebbe fine a tutti gli scontri. La fine dell’occupazione israeliana nei Territori palestinesi è il primo passo per avere pace in questa terra. Io chiedo ai nostri amici italiani di comprendere cosa vuol dire occupazione militare, magari loro non sono stati mai sotto occupazione, non sanno quanto un’occupazione influenza la vita degli esseri umani. I palestinesi sono esseri umani e meritano di avere una vita normale, come tutto il resto del mondo, non di più e non di meno. E poi iniziare a capire che qualsiasi atto dei palestinesi è un atto di un popolo sotto occupazione. Israele è il Paese più armato del Medio Oriente. Invece di mandare tutti questi aiuti militari a Israele per continuare la sua occupazione militare della Palestina, i governi devono iniziare a fare pressione su questo governo sionista religioso perché ponga fine a questa occupazione. Invece di mandare le portaerei, devono mettere sul tavolo un piano di pace credibile e non un piano di pace di cui si parla e poi non cambia nulla.

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