Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati 9-15 febbraio 2015

Feb 16, 2016 | Rapporti Palestina OCHA

Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati Sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

Chi vuole una lettura ancora più veloce trova qui il nostro manifesto settimanale (n°151images), basato su un riassunto del Rapporto.

Durante la settimana sono stati segnalati sette attacchi e presunti attacchi di palestinesi contro israeliani, con il conseguente ferimento di un colono israeliano; sei dei presunti responsabili palestinesi sono stati uccisi sul posto, tra cui quattro minori ed una donna; un‘altra donna palestinese è stata ferita. Gli episodi includono tre attacchi con arma da fuoco: in Gerusalemme Est, nei pressi della Barriera, nel governatorato di Jenin, nell’insediamento colonico di Beit El vicino a Ramallah e quattro accoltellamenti e presunti tentativi di accoltellamento: nell’area a controllo israeliano della città di Hebron (due episodi), al posto di blocco di An Nu’man sulla Barriera, e vicino all’insediamento colonico di Neve Daniel, questi ultimi due a Betlemme. Secondo quanto riferito, uno dei presunti responsabili prestava servizio nella Sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese. Dall’inizio dell’anno, 24 palestinesi, tra cui otto minori, e due israeliani sono stati uccisi in attacchi e presunti attacchi effettuati da palestinesi.

Dopo l’attacco con arma da taglio vicino all’insediamento di Neve Daniel, il 9 febbraio, le forze israeliane hanno chiuso per sei giorni consecutivi il villaggio di Nahhalin (10.500 persone), all’interno del quale, secondo quanto riferito, il sospetto aggressore si era rifugiato. L’accesso ai servizi ed ai luoghi di lavoro è stato gravemente compromesso; soltanto a casi umanitari eccezionali è stato consentito il transito, controllato da un posto di blocco, su una delle strade di accesso al villaggio. Una chiusura simile è stata applicata, dal 14 febbraio, al villaggio di Al ‘Araqa (Jenin) dopo la sparatoria nei pressi della Barriera. Infine, in seguito alla sparatoria nell’insediamento colonico di Beit El (15 febbraio), l’esercito israeliano ha chiuso il vecchio tracciato della Strada 60, nei pressi del Campo profughi di Al Jalazun, costringendo i palestinesi a percorrere una lunga deviazione per raggiungere la città di Ramallah.

All’inizio di questa settimana, le autorità israeliane hanno restituito uno dei corpi dei presunti autori di aggressioni contro israeliani. Sono ancora trattenuti dalle autorità i corpi di altri nove palestinesi, tutti ex residenti di Gerusalemme Est.

Un  ragazzo palestinese 16enne è stato ucciso con arma da fuoco dalle forze israeliane, durante scontri vicino al Campo profughi di Al ‘Arrub (Hebron). Gli scontri nei territori palestinesi occupati hanno anche provocato il ferimento di 232 palestinesi, tra cui 69 minori. Dieci dei ferimenti sono avvenuti vicino alla recinzione perimetrale della Striscia di Gaza ed i restanti in Cisgiordania. La maggior parte degli scontri si sono verificati nel contesto di operazioni di ricerca-arresto, con il maggior numero di ferimenti avvenuti nel Campo profughi di Al Am’ari (Ramallah) e nel villaggio di Tuqu’ (Betlemme). In totale, le forze israeliane hanno condotto 103 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 133 palestinesi. Le restanti lesioni sono state segnalate durante scontri avvenuti nel corso di manifestazioni di solidarietà con i prigionieri palestinesi in sciopero della fame nelle carceri israeliane, in particolare Mohammad al QiQ, che ha già trascorso più di 80 giorni in sciopero della fame. Questi eventi portano il numero totale di palestinesi uccisi in scontri, a partire dall’inizio del 2016, a quattro, tre dei quali minori, e a 892 i feriti, tra cui 305 minori.

Il 13 febbraio, dopo una esercitazione militare israeliana svolta il 9 febbraio nei pressi del villaggio di Tayaser (Tubas), un palestinese 12enne è stato ferito, nei pressi della sua casa, dall’esplosione un ordigno residuato ed ha riportato ustioni di secondo grado. Ancora in questa settimana, un 11enne palestinese è morto per le ferite subite nel 2011, durante un attacco dell’aviazione israeliana su Gaza.

Nella Striscia di Gaza, nelle Aree ad Accesso Riservato, di terra e di mare, sono stati registrati almeno 8 casi in cui le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento contro civili palestinesi; non ci sono state vittime. Quattro palestinesi, tra cui tre minori, sono stati arrestati nei pressi della recinzione di confine che circonda Gaza, dopo aver attraversato in Israele senza autorizzazione.

Per mancanza dei permessi edilizi israeliani le autorità israeliane hanno distrutto 13 strutture in dodici comunità poste in Area C ed in Gerusalemme Est; quattro di tali strutture erano state donate come assistenza umanitaria. Come risultato 114 persone sono state sfollate, tra cui 59 minori, ed altre 203 persone sono state altrimenti coinvolte dal provvedimento. La demolizione più estesa ha colpito la comunità beduina palestinese di Ein ar Rashash (Ramallah), che si trova in un’area [dichiarata da Israele] “zona per esercitazioni a fuoco” e che è stata quasi completamente distrutta (43 strutture demolite). Il numero di strutture demolite e di sfollati, a partire dall’inizio del 2016, equivale a più della metà delle demolizioni e degli sfollamenti effettuati in tutto il 2015. Più di un terzo delle strutture demolite dall’inizio dell’anno erano state fornite come assistenza umanitaria a famiglie in difficoltà.

Sono stati registrati tre attacchi di coloni israeliani con lesioni a palestinesi o danni alle loro proprietà: l’aggressione ad un 65enne palestinese, nei pressi di Yatta (Hebron); lanci di pietre contro veicoli palestinesi vicino al villaggio di Azzun (Qalqiliya), con danni a un veicolo; lo sradicamento di cinque ulivi e lo spianamento di terreno nel villaggio di Kafr Sur (Tulkarem).

Il valico di Rafah, controllato dall’Egitto, è stato eccezionalmente aperto per tre giorni in entrambe le direzioni, consentendo l’ingresso in Gaza a 1.122 palestinesi e l’uscita ad altri 2.439, per lo più malati e studenti. Il valico è rimasto chiuso, anche per l’assistenza umanitaria, dal 24 ottobre 2014 ad eccezione di 42 giorni di aperture parziali. Le autorità di Gaza hanno segnalato che sono registrati e in attesa di attraversare oltre 25.000 persone con bisogni urgenti, tra cui circa 3.500 malati.

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