Gideon Levy: la democrazia perduta di Israele

Nov 9, 2015 | Notizie

Pubblicato il 6 novembre 2015 da Primo Piano 

gideon

I palestinesi non hanno vinto (e presumibilmente non vinceranno), ma Israele ha perso ancora una volta. I resti della sua umanità vengono cancellati con una velocità spaventosa e senza precedenti. Orrori vengono perpetrati nei territori occupati con frequenza e a livello mai visti prima. e giustificati in nome dei coltelli e delle pugnalate da parte del pubblico israeliano Il comportamento dei suoi soldati e agenti di polizia è sempre mediato dai media israeliani che sfocano e nascondono il più possibile,ma i siti di social media mostrano le immagini, orrore dopo orrore:. Un senso di nausea mista a rabbia ti travolge.

Questo è accaduto questo fine settimana (a parte gli accoltellamenti, che hanno provocato lesioni agli Israeliani): un  infante di otto mesi palestinese è morto, presumibilmente per le inalzazioni di gas lacrimogeni a Beit Fajjar, a sud di Betlemme. “Lanceremo gas lacrimogeni  fino a quando non morirete. Bambini, adulti, anziani, tutti. – Non lasceremo nemmeno uno di voi», ha abbaiato un agente di polizia di frontiera dalla sua jeep blindata nel campo profughi di Al-Aida, a nome di tutti gli israeliani.

Una jeep della polizia di frontiera  ha deliberatamente  investito un palestinese che stava tirando pietre nei pressi di Beit El. Quello che è successo dopo è difficile da guardare:  le truppe della Polizia di Frontiera lo prendono a calci e sgarbatamente respingono le squadre di soccorso palestinesi.

Un altro ufficiale di polizia di frontiera, in un luogo diverso, colpisce una maschera antigas indossata  da un giornalista che ha osato scattare foto. Da qualche altra parte  spray al pepe viene direttamente  spruzzato in faccia  a un fotografo che cade con il volto contorto dal dolore.

Ahmed Manasra, di 13 anni  che avrebbe accoltellato due israeliani, ferendoli seriamente, è stato portato in tribunale in manette. Egli è accusato di tentato omicidio, ma i pubblici ministeri cercheranno di prolungare il dibattito  fino a quando  compirà  14 anni. Poi dovrà affrontare decenni di carcere se condannato. Il procuratore ha promesso di perseguire i “terroristi” di “tutte le età”.

Israele gentilmente si è degnato di restituire i corpi dei sette palestinesi dopo un ritardo nauseante che ha portato a esplosioni di rabbia nei territori. I corpi degli assalitori, colpiti a morte, vengono rimossi da soldati e agenti di polizia in pubblico, le immagini dei loro corpi nudi condivisi sui social media. La brama di demolire le case dei terroristi  in modo rapido e in grandi quantità, non può essere soddisfatta. Un civile, Mashiah Ben Ami, si vanta di aver sparato  non meno di 15 proiettili contro un palestinese che ha cercato di pugnalarlo e gli ha strappato la camicia.

Il dibattito su una politica shoot-to-kill, usando proiettili veri, verso ogni persona che accoltella o brandisce un coltello, a prescindere dalla pericolosità, non è nemmeno iniziata in Israele. E non ci sarà mai. Oltre 70 palestinesi sono stati uccisi in questo modo fin dall’inizio della rivolta.

E’ tumultuosa  questa rivolta ed è la cosa più prevedibile che sia mai successo qui. Essa non può essere soppressa attraverso l’uso della forza e  i soldati e poliziotti che affrontano la folla inferocita  possono solo essere compatiti.

Ma quando questa onda diminuirà, fino alla prossima volta, saremo lasciati con il vero e proprio disastro: guardate i soldati, e in particolare la Polizia di Frontiera, osservate il loro comportamento barbaro verso chiunque è sul loro cammino e capirete che cosa ci attende e quale carattere il paese avrà, se già non ce l’ha.

Coloro che prendono a calci un palestinese,  che minacciano uccisione di massa di gas e assaltano equipe mediche e giornalisti, sapendo non solo di non essere puniti, ma che saranno lodati – sono i cittadini  persi per la democrazia. Sono kalgasim, come si dice in ebraico (“invasori viziosi”). E coloro che li coprono, che guardano avanti con l’apatia e l’indifferenza, questi sono i loro partner. Partner a pieno titolo.

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