Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati 20-26 ottobre 2015

Ott 27, 2015 | Rapporti Palestina OCHA

Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati Sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

Chi vuole una lettura ancora più veloce trova qui il nostro manifesto settimanale (n°139images), basato su un riassunto del Rapporto.

Nel periodo di riferimento (20-26 ottobre) l’ondata di violenza è continuata in tutti i Territori palestinesi occupati (opt): morti 15 palestinesi, feriti 1.261 palestinesi e 20 israeliani [vedere i dettagli nel prosieguo]. Inoltre, un israeliano è morto per le ferite riportate il 18 novembre 2014, durante una aggressione palestinese. Tra il 1 e il 26 ottobre, 58 palestinesi e 7 israeliani sono stati uccisi, 6.445 palestinesi e 80 israeliani sono stati feriti [1].

Nel periodo di riferimento, in Cisgiordania e in Israele, sono stati uccisi dieci palestinesi, tra cui tre minori; sono rimasti feriti quattro palestinesi e undici israeliani, tra cui sette membri delle forze israeliane. Gli episodi includono 12 accoltellamenti e presunte aggressioni con il coltello, investimenti (tramite veicoli) da parte di palestinesi, come pure una presunta aggressione con il coltello da parte di un colono israeliano. Le circostanze di numerosi episodi rimangono molto controverse. Tredici di questi incidenti si sono verificati in Cisgiordania, tra cui otto nel governatorato di Hebron, due nel governatorato di Salfit, e uno in ognuno dei governatorati di Gerusalemme, Jenin e Nablus. Un episodio è stato segnalato nella città di Beit Shemesh, in Israele.

Il 22 ottobre, in relazione alle aggressioni e alle presunte aggressioni palestinesi, il Vice Segretario Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato davanti al Consiglio di Sicurezza che “un certo numero di episodi, ripresi da telecamere e ampiamente divulgati, chiamano in causa il livello di risposta [delle forze israeliane], tra cui l’evidente uso sproporzionato di forza letale come prima opzione”.

Quattro palestinesi sono stati uccisi, o sono morti in seguito a lesioni provocate dalle forze israeliane, durante proteste e scontri in Cisgiordania e lungo la recinzione perimetrale intorno a Gaza: nel governatorato di Hebron, un 17enne è stato ucciso con arma da fuoco all’incrocio di Beit Einun durante gli scontri seguiti all’uccisione, per accoltellamento, di un palestinese, verificatasi precedentemente nello stesso giorno; un 54enne con problemi cardiaci è morto per inalazione di gas lacrimogeno sparato durante scontri in zona H2 della città di Hebron; nella Striscia di Gaza, due palestinesi sono morti per le ferite riportate, due settimane prima, durante gli scontri scoppiati nel corso di proteste. Oltre a queste vittime, nella Striscia di Gaza, un palestinese è stato ucciso con arma da fuoco, a circa 300 metri dalla recinzione, mentre, secondo quanto riferito, nascosto tra i cespugli, con l’ausilio di un binocolo controllava le zone prossime alla recinzione che circonda Gaza.

Un totale di 1.253 palestinesi, tra cui almeno 256 minori, sono stati feriti nei Territori palestinesi occupati; la stragrande maggioranza durante proteste e scontri con le forze israeliane. Di questi, 157 feriti (13% del totale), sono stati registrati nella Striscia di Gaza; nove dei quali appartenenti al personale medico della Mezzaluna Rossa Palestinese. In Cisgiordania, il più alto numero di feriti è stato registrato nel governatorato di Qalqiliya (291), principalmente intorno al checkpoint dell’unico ingresso alla città. Seguono: Ramallah (188 feriti), principalmente al checkpoint di Beit El DCO [District Coordination Office], (Ramallah); il governatorato di Hebron (187 feriti) ed il governatorato di Gerusalemme (167 feriti), per lo più in Al Eizariya e Abu Dis. Almeno il 5% dei feriti in Cisgiordania, e il 19% di quelli nella Striscia di Gaza, sono stati colpiti con armi da fuoco, mentre la maggior parte dei rimanenti sono stati colpiti da proiettili di gomma o hanno inalato gas lacrimogeno.

In relazione all’attacco aereo israeliano dell’11 ottobre 2015 che uccise una palestinese incinta e la figlia, e ferì parecchi altri, le inchieste di diverse organizzazioni per i diritti umani hanno appurato che i missili colpirono direttamente la casa delle vittime e non, come era stato dichiarato in un comunicato ufficiale israeliano emesso l’11 ottobre, siti di produzione di armi appartenenti a membri di gruppi armati

Durante la settimana, le autorità israeliane hanno rimosso due ostacoli e ne hanno aggiunto altri due su strade principali che conducono a zone palestinesi in Gerusalemme Est occupata. A partire dal 26 ottobre, risultano collocati 38 ostacoli, compresi 16 posti di blocco, con un impatto diretto su nove quartieri aventi una popolazione stimata di 138.000 persone. Tali ostacoli si aggiungono a cinque cancelli in metallo installati nella Città Vecchia di Gerusalemme, alla pesante presenza della polizia ed alle frequenti perquisizioni eseguite dalle forze israeliane nei confronti dei pedoni palestinesi in tutta la città. Inoltre, in sei giorni separati, le forze israeliane hanno impedito ad un certo numero di donne e uomini palestinesi di entrare in Haram al Sharif /Monte del Tempio, mentre per cinque giorni hanno facilitato l’accesso di coloni israeliani e di altri gruppi al Complesso della Moschea. Nei restanti territori della Cisgiordania, le forze di Israele hanno chiuso o impedito l’accesso a sei villaggi (alcuni in modo intermittente) e allestito più di 100 posti di blocco temporanei (“volanti”) su strade principali. In tutta la Cisgiordania, in particolare a Gerusalemme Est, le procedure di perquisizione e di controllo ai posti di blocco preesistenti ed a quelli appena allestiti hanno portato a lunghe code che hanno impedito l’accesso delle persone ai servizi, comprese le strutture educative e sanitarie, ai luoghi di lavoro ed ai centri di culto.

Il 20 ottobre, nel governatorato di Hebron, le forze israeliane hanno demolito le pareti interne e sigillato l’ingresso principale della casa di famiglia di un uomo che aveva compiuto una aggressione contro coloni israeliani nel novembre 2014. È stato inoltre emesso un ordine di demolizione punitiva contro la casa di famiglia del quarto e ultimo sospettato dell’attacco durante il quale una coppia di coloni erano stati uccisi, il 1° ottobre, nella città di Nablus. L’8 ottobre, l’Alto Commissario per i diritti umani ha ribadito che “le punizioni collettive, come la demolizione delle case, sono illegali oltre che controproducenti”.

A Gerusalemme Est, per mancanza dei permessi di costruzione rilasciati da Israele, due strutture sono state demolite: una abitazione situata a Beit Hanina ed una baracca per animali edificata su terreno di proprietà privata a Jabal al Mukkabir, (offriva riparo a circa ottanta pecore). Una famiglia di rifugiati registrati costituita da sette persone, di cui cinque minori, è stata sfollata; altre dieci persone sono state coinvolte. Inoltre, in Area C, le autorità israeliane hanno emesso ordini di demolizione contro almeno sei strutture di proprietà palestinese ed hanno confiscato due autobotti private appartenenti ai residenti della Comunità Lifjim (Nablus), perché collocate in una “zona chiusa per addestramento militare”.

Nel corso della settimana sono state registrati almeno sette attacchi di coloni israeliani contro palestinesi e le loro proprietà: feriti almeno quattro palestinesi, tra cui un minore (a parte gli accoltellamenti e gli investimenti tramite veicoli riportati sopra). Tre degli attacchi hanno colpito palestinesi impegnati nella raccolta delle olive; tra essi, un 20enne che è stato colpito più volte con arma da fuoco e gravemente ferito in Sa’ir, vicino alla colonia israeliana di Asfar (Hebron), un 14enne aggredito in Ya’bad (Jenin) e un 74enne aggredito a Deir Al Hatab (Nablus). Negli altri casi si è trattato di sassaiole di coloni israeliani contro veicoli e case palestinesi, di un attacco incendiario contro un veicolo e il danneggiamento di terreni per spargimento di liquami in Nahhalin (Betlemme).

Sono stati segnalati due aggressioni palestinesi contro coloni israeliani (a parte gli accoltellamenti e gli investimenti tramite veicoli riportati sopra): quattro gli israeliani feriti. Le aggressioni includono lancio di pietre e bottiglie incendiarie contro due veicoli in transito nei pressi del Campo profughi di Al Arrub (Hebron) e ad Al Bireh (Ramallah), nei pressi della colonia israeliana di Beit El. Ancora in questa settimana, vicino al Campo profughi di Al Fawwar, un colono israeliano è morto, investito da un veicolo guidato da un palestinese che successivamente si è consegnato alla polizia palestinese.
Durante il periodo di riferimento, il valico di Rafah sotto controllo egiziano è rimasto chiuso in entrambe le direzioni. Il valico è stato continuativamente chiuso, anche per l’assistenza umanitaria, dal 24 ottobre 2014, ad eccezione di 37 giorni di aperture parziali.

nota [1]:  I dati OCHA per la protezione dei civili includono gli episodi che si sono verificati al di fuori dei Territori occupati solo se risultano coinvolti, sia come vittime che come aggressori, persone residenti nei Territori occupati. I feriti palestinesi riportati in questo rapporto includono solo persone che hanno ricevuto cure mediche da squadre di paramedici presenti sul terreno, nelle cliniche locali o negli ospedali. Le cifre sui feriti israeliani si basano su notizie di stampa.

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