Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati 25–31 agosto

Set 2, 2015 | Rapporti Palestina OCHA

Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati Sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

Chi vuole una lettura ancora più veloce trova qui il nostro manifesto settimanale (n°132images), basato su un riassunto del Rapporto.

32 palestinesi, tra cui sei minori, sono rimasti feriti in scontri con le forze israeliane in varie località della Cisgiordania. Uno degli episodi più gravi è stato registrato nel corso di una operazione di ricerca-arresto nel Campo profughi di Jenin (Jenin), dove uno scontro a fuoco tra le forze israeliane e palestinesi armati ha provocato il ferimento di 13 palestinesi e di un soldato colpito, a quanto riferito, da “fuoco amico”. Complessivamente le forze israeliane hanno effettuato un totale di 68 operazioni di ricerca-arresto, tre delle quali hanno comportato violenti scontri. Altri ferimenti di palestinesi sono stati registrati durante le manifestazioni settimanali ad An Nabi Salih, Bil’in (entrambi in Ramallah) e Kafr Qaddum (Qalqiliya) e nel corso di scontri verificatisi presso la Barriera nella città di Abu Dis (Gerusalemme) e all’ingresso di Silwad (Ramallah). Due poliziotti di frontiera israeliani sono stati feriti in due incidenti separati (accoltellamento e lancio di bottiglie incendiarie) a Gerusalemme Est.

Durante l’operazione militare relativa al Campo profughi di Jenin (citata sopra), le forze israeliane hanno distrutto un edificio a due piani situato in Area A, abitazione di uno dei palestinesi ricercati, sfollando quattro persone, tra cui due minori e danneggiato un’altra casa adiacente. Dall’inizio del 2014, in Cisgiordania, le forze israeliane hanno distrutto almeno tredici case nel corso di operazioni militari.

Inoltre, in Area C e Gerusalemme Est, per mancanza di permessi di edilizi rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito 30 strutture di proprietà palestinesi, sfollando 19 persone e coinvolgendone, in vario modo, almeno altre 120. Questo porta a 143 il numero di strutture palestinesi demolite nel mese di agosto 2015, il numero più alto in cinque anni. La demolizione più significativa (22 strutture) ha avuto luogo nella Comunità beduina palestinese di Ma’azi Jaba’, una delle 46 comunità della Cisgiordania a rischio di trasferimento forzato a causa di un piano di “rilocalizzazione” avanzato dalle autorità israeliane .

Circa 100 palestinesi, la metà dei quali minori, sono stati sfollati dalle loro abitazioni a Khirbet Ras al Ahmar, nel nord della Valle del Giordano, per sei ore, per consentire all’esercito israeliano di svolgere esercitazioni militari. Questa è la seconda volta, dall’inizio dell’anno, che tale comunità di pastori viene sfollata temporaneamente. Questa pratica compromette i mezzi di sussistenza e l’accesso ai servizi di comunità già vulnerabili, e si traduce spesso in danni alle loro proprietà.

Nella Striscia di Gaza, le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro civili nelle Aree ad Accesso Riservato (ARA) in terra e in mare, in almeno sei occasioni. Non sono stati segnalati feriti. In due occasioni, le forze israeliane sono entrate all’interno della Striscia di Gaza ed hanno spianato un terreno, costringendo gli agricoltori ad abbandonare l’area. Inoltre le forze israeliane hanno arrestato, al loro arrivo al valico di Erez, quattro palestinesi che avevano ricevuto i permessi per viaggiare in Cisgiordania; altri tre sono stati arrestati mentre tentavano di entrare in Israele illegalmente.

Membri di gruppi armati di Gaza hanno sparato almeno due razzi, uno dei quali è caduto nel sud di Israele, l’altro è caduto a breve distanza, all’interno della Striscia stessa; non sono stati segnalati feriti o danni. In risposta, l’aviazione israeliana ha attaccato e distrutto/danneggiato una struttura militare senza causare vittime.

Per cinque giorni consecutivi durante la settimana (dal 25 al 31 Agosto), al fine di agevolare e garantire l’ingresso di gruppi israeliani, le forze israeliane hanno impedito ai palestinesi di accedere al Complesso della Moschea di Al Aqsa: alle donne non è stato consentito l’ingresso prima delle 11:00 del mattino mentre agli uomini è stato imposto di non trattenersi per più di un’ora. Ciò ha impedito ad oltre 500 studenti di accedere alle tre scuole che operano all’interno del Complesso della Moschea di Al Aqsa, così come lo svolgimento delle preghiere rituali. Nel 2014, le restrizioni all’accesso palestinese al Complesso di Al Aqsa hanno portato a crescenti scontri in Gerusalemme Est tra forze israeliane e palestinesi, e ad un conseguente forte aumento di feriti.

Un attacco di coloni israeliani, con danni alle proprietà palestinesi è stato registrato nel villaggio di Mazra’a Al Qibliya (Ramallah), nello specifico, l’incendio di un camion da cava di proprietà di un palestinese del villaggio.

Il 27 agosto, nella zona di Silwan di Gerusalemme Est, coloni israeliani si sono trasferiti in un edificio composto da dodici appartamenti, a quanto riferito, dopo averlo acquistato dal proprietario palestinese. Tutti gli inquilini palestinesi dell’edificio avevano abbandonato i loro appartamenti in anticipo, ad eccezione di una famiglia residente nel seminterrato, che è rimasta sul posto. Dal 2000, questo è il sesto edificio occupato da coloni israeliani nel quartiere di Silwan. Gli insediamenti stabiliti in questi ultimi anni nel cuore dei quartieri palestinesi di Gerusalemme Est sono stati una costante fonte di tensione ed hanno minato la sicurezza e la libertà di movimento dei residenti palestinesi.

Mentre transitava in prossimità del bivio di Jit (Qalqiliya), un colono israeliano è stato colpito e ferito da un colpo di arma da fuoco, sparato presumibilmente da un palestinese.

Durante la settimana il valico di Rafah è stato chiuso in entrambe le direzioni dalle autorità egiziane. Il valico è stato costantemente chiuso, anche all’assistenza umanitaria, dal 24 ottobre 2014, fatta eccezione per 29 giorni di aperture parziali.

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