Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati dal 25 novembre – 1 dicembre 2014

Dic 29, 2014 | Notizie, Rapporti Palestina OCHA

Riguardante il periodo:   25 novembre – 1 dicembre 2014

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

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ð  sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:  http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti (in caso di discrepanze, fa testo la versione in lingua originale); nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Nella prima pagi-na viene presentato uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.

ð  sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Riassunto

Cisgiordania

  • 68 palestinesi feriti in scontri con le forze israeliane; bambino di 9 anni colpito da proiettile di gomma.
  • Dopo un incontro con USA e Giordania, Israele allenta le restrizioni all’accesso dei palestinesi al complesso della Moschea di Al Aqsa ed i politici israeliani si astengono dal visitarlo: diminuiti scontri e feriti.
  • Raid di coloni nel villaggio palestinese di Burin; forze israeliane presenti non intervengono.
  • Incendiata Scuola bilingue Arabo-Ebraica di Gerusalemme; sui muri scritte anti-palestinesi ed anti-convivenza. Sospettati attivisti della destra israeliana.
  • Un presunto accoltellamento e 6 attacchi palestinesi a israeliani.
  • Demolita una casa in Gerusalemme Est. In Area C consegnati 4 ordini di arresto-lavori e confiscati teloni utili per l’inverno a 8 famiglie di rifugiati, con 34 minori.
  • Aree ad Accesso Ristretto: 2 palestinesi feriti e 4 arresti.
  • Valico di Rafah: l’Egitto consente a 2.700 (su circa 6.000) palestinesi di rientrare a Gaza. Attendono invece di poter entrare in Egitto 10.000 persone: 1.000 per terapie mediche non disponibili in Gaza.
  • Forti piogge e inondazioni aggravano la difficile situazione umanitaria creata dal recente conflitto, oltre che da 7 anni di blocco e crisi energetica.
  • Proteste per la ritardata ricostruzione delle case dopo il conflitto: Israele, in novembre, ha autorizzato l’ingresso di 1640 t di cemento; necessarie 8000 t al giorno.
  • In novembre Israele ha consentito l’uscita di 48 camion di merci dirette alla Cisgiordania (era impedita dal 2007).

Striscia di Gaza

Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt

riguardante il periodo:  25 novembre – 1 dicembre 2014

Cisgiordania (West Bank)

In diminuzione il numero di palestinesi feriti dalle forze israeliane

Durante la settimana, in vari episodi e scontri in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, le forze israeliane hanno ferito 68 Palestinesi, tra cui nove minori. Il numero di palestinesi feriti è in calo rispetto alla settimana precedente (297) e, per la prima volta nelle ultime quattro settimane, è al di sotto della media settimanale dall’inizio del 2014 (114 feriti).

Come nelle ultime settimane, la maggior parte dei ferimenti di palestinesi (36) sono avvenuti nel Governatorato di Gerusalemme nel corso di più proteste. Una delle più ampie si è verificata il 28 novembre nella città di Al ‘Eizariya, alle porte di Gerusalemme Est, causando il ferimento di 25 palestinesi, tra cui 12 colpiti da proiettili di gomma ed i restanti da grave inalazione di gas lacrimogeno.

La maggior parte di questi scontri è collegata alle preoccupazioni riguardanti le misure israeliane applicate a Gerusalemme Est ed ai potenziali cambiamenti nelle disposizioni per l’accesso al complesso di Al Aqsa, tra cui l’aumento degli ingressi di coloni e di altri gruppi israeliani. A seguito di un incontro trilaterale tra Stati Uniti, Israele e Giordania, durante il quale essi hanno annunciato un piano per “riportare la calma” in Gerusalemme, le autorità israeliane hanno allentato le restrizioni all’accesso dei palestinesi al complesso della Moschea di Al Aqsa ed i politici israeliani si sono astenuti dal visitare il complesso. Da allora, il numero di feriti in quest’area è andato diminuendo.

Ulteriori feriti sono stati registrati durante le periodiche proteste settimanali in Ni’lin e Bil’in (Ramallah), contro la Barriera, in An Nabi Saleh contro l’espansione dell’insediamento colonico, in Kafr Qaddum (Qalqiliya) per protestare contro la chiusura di lunga data di una delle principali strade di accesso al villaggio che passa attraverso il vicino insediamento. Gli scontri durante quest’ultima protesta, il 28 novembre, hanno causato il ferimento di 11 persone, tra cui tre minori, uno di essi, un bambino di nove anni, è stato ferito da un proiettile di gomma ed un attivista internazionale è stato ferito da un proiettile di arma da fuoco. Altri sette palestinesi sono stati feriti durante gli scontri collegati alle proteste per la chiusura di Ash Shuhada Street, nella zona H2 della città di Hebron.

Il 25 novembre, nel Governatorato Betlemme, le forze israeliane hanno sparato e gravemente ferito una donna palestinese nei pressi dello svincolo di Gush Etzion. Secondo i media israeliani, il fatto è avvenuto dopo la donna aveva colpito con un coltello e ferito leggermente un colono israeliano. L’Ufficio di Coordinamento Distrettuale palestinese ha dichiarato di avere motivi per contestare questa affermazione ed ha richiesto alle autorità israeliane le riprese video dell’episodio.

Coloni israeliani fanno incursione in due villaggi palestinesi

In questa settimana sono stati registrati tre episodi di attacchi di coloni israeliani in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, con lesioni a palestinesi o alle loro proprietà; sale a 307 il numero di tali episodi avvenuti nel 2014, rispetto ai 392 dell’equivalente periodo nel 2013.

Dei tre episodi, uno ha causato lesioni: il 29 novembre, secondo quanto riferito da residenti palestinesi della zona, un gruppo di israeliani ha fisicamente aggredito un giovane palestinese ad una fermata della Metropolitana leggera, vicino alla Città Vecchia, in Gerusalemme Est.

In due diversi incidenti, il 28 e 29 novembre, gruppi di coloni israeliani hanno fatto irruzione nel villaggio di Burin (Nablus) e nella città di Al Bireh (Ramallah) ed hanno scagliato pietre contro case palestinesi e contro beni pubblici, danneggiando due case ed alcuni lampioni di strada. Entrambi gli incidenti si sono conclusi senza segnalazioni di feriti. In Al Bireh, le forze israeliane sono intervenne sparando proiettili di gomma, gas lacrimogeni e granate assordanti in direzione dei palestinesi che si erano scontrati con i coloni. Secondo il consiglio del villaggio di Burin, l’incidente è avvenuto alla presenza delle forze israeliane, che non sono intervenute per fermare gli assalitori. Il modello di violenza esplicata dai coloni, e vissuta dai residenti di Burin, è stato evidenziato nella relazione del Segretario Generale al Consiglio dei Diritti Umani del 12 febbraio 2014, ed ha sollevato preoccupazioni circa l’efficacia delle azioni delle autorità israeliane indirizzate a prevenire tale violenza nelle zone in cui gli attacchi si sono verificati ripetutamente, spesso nei medesimi periodi dell’anno.

Ancora in questa settimana, il 29 novembre (non incluso nel conteggio), la Scuola Bilingue Arabo-Ebraico di Gerusalemme Ovest è stata incendiata ed un’aula è bruciata completamente. Sui muri sono state spruzzate scritte anti-palestinesi ed anti-convivenza. Secondo i media israeliani, la polizia sospetta che i responsabili siano attivisti della destra israeliana.

Secondo fonti giornalistiche israeliane, oltre al presunto accoltellamento in Gush Etzion (vedi sopra), ci sono stati sei attacchi palestinesi contro israeliani nei Governatorati di Gerusalemme e Ramallah. Questi episodi sono consistiti nel lancio di pietre (in un caso di una bottiglia incendiaria) a veicoli di passaggio, con danni ai veicoli e, in uno dei casi avvenuto il 30 novembre a Sheikh Jarrah in Gerusalemme Est, il ferimento del guidatore.

Demolita una casa in Gerusalemme Est; la confisca di materiali impedisce ad una comunità beduina in Area C di attrezzarsi per l’inverno

In questa settimana, le autorità israeliane hanno demolito una casa palestinese ed hanno consegnato ordini di arresto lavori nei confronti di quattro case e strutture in Cisgiordania e Gerusalemme Est.

Il 1° dicembre, le autorità israeliane hanno demolito una struttura abitativa nella zona di ‘Isawiya, in Gerusalemme Est, per mancanza dei permessi edilizi israeliani, colpendo una famiglia di sei persone, compreso un minore. Secondo la famiglia, la casa era costruita su terreno di proprietà privata. Questo fatto porta a 79 il numero di strutture demolite a Gerusalemme Est dall’inizio anno per mancanza di permessi israeliani di costruzione, numero a cui va aggiunta una casa demolita come misura punitiva.

Inoltre, durante la settimana, le autorità israeliane hanno consegnato almeno quattro ordini di arresto-lavori per mancanza dei permessi israeliani di costruzione in Area C: contro un edificio abitativo in costruzione ed un riparo per animali nel villaggio di Safa (Hebron) e contro una struttura abitativa ed una struttura commerciale nella Comunità di Arab Ar Ramadin (Qalqiliya); questi ordini interessano un totale di 23 palestinesi.

Il 27 novembre, l’Amministrazione Civile Israeliana (ICA) ha confiscato otto teloni impermeabili forniti alla Comunità beduina Khan al Ahmar Makab as Samen, ad est di Gerusalemme, a motivo del fatto che stavano per essere utilizzati per costruire illegalmente in Area C. I materiali erano stati forniti dal Ministero Palestinese dell’Agricoltura come parte di un progetto in corso per la preparazione all’inverno. Otto famiglie di rifugiati registrati, comprendenti 59 persone, tra cui 34 minori, sono state colpite. Questa è una delle 46 comunità beduine (circa 7.000 persone) della Cisgiordania centrale a rischio di trasferimento forzato a causa di un piano israeliano di “rilocalizzazione”.

Striscia di Gaza (Gaza Strip)

Due palestinesi feriti in Aree ad Accesso Ristretto (ARA)

Episodi in cui le forze israeliane hanno usato le armi da fuoco in Aree ad Accesso Ristretto (in terra ed in mare) si sono verificati su base giornaliera, con 14 casi segnalati nel corso della settimana: in due di tali casi sono state ferite persone. Il 28 novembre, ad est di Jabalia, le forze di Israele hanno sparato e ferito un 20enne palestinese presente a circa 100 metri dalla recinzione ed il 29 novembre, ad ovest di Beit Lahia, hanno colpito un 15enne palestinese, ad una distanza dalla recinzione simile a quella del caso precedente.

Ancora nelle ARA, le forze israeliane hanno arrestato quattro civili palestinesi, secondo quanto riferito durante tentativi di entrare in Israele in cerca di lavoro.

L’accesso dei palestinesi alle zone in prossimità della recinzione è aumentato dopo il cessate il fuoco del 26 agosto 2014. Tuttavia, le autorità israeliane non hanno finora annunciato ufficialmente i confini di ciò che esse considerano Area Ristretta, generando così incertezza ed aumentando i rischi per la popolazione civile. Le osservazioni “sul campo” indicano che le aree a meno di 100 metri dalla recinzione sono largamente inaccessibili, mentre è comunque rischioso l’accesso ad aree ubicate a diverse centinaia metri oltre tale distanza. L’accesso alla aree marine di pesca è limitato a 6 miglia nautiche dalla la costa. Tali limitazioni di accesso, imposte dalle forze armate di Israele con motivazioni concernenti la sicurezza, continuano a compromettere i mezzi di sussistenza di migliaia di pescatori e agricoltori e relative famiglie.

Valico di Rafah aperto per i viaggi in Solo Gaza

Dopo un mese di chiusura completa, il 26 ed il 27 novembre e poi il 30 novembre ed il 1° dicembre, le autorità egiziane hanno parzialmente riaperto il valico di Rafah per alcune ore ed in una sola direzione, consentendo ai palestinesi bloccati in Egitto di rientrare in Gaza. Il valico di Rafah tra Egitto e Gaza venne chiuso in entrambe le direzioni il 24 Ottobre, dopo attacchi nella città egiziana di Al Arish, nel nord dell’Egitto, condotti, a quanto pare, da gruppi estremisti aventi base nella penisola del Sinai; gli attacchi costarono la vita a 30 militari egiziani. Questo è stato il più lungo periodo di chiusura del valico di Rafah dalla metà del 2008.

L’Autorità di Confine e Valico di Gaza riferisce che, durante la settimana, sono riuscite a rientrare in Gaza circa 2.700 delle 6.000 persone che si ritiene fossero bloccate in Egitto ed in altri Paesi. Circa 10.000 viaggiatori restano in attesa di uscire Gaza, tra cui più di 1.000 pazienti, alcuni dei quali necessitano di trattamenti urgenti per cancro avanzato, malattie renali e cardiache, necessità ortopediche ed oftalmologiche.

Decine di famiglie sfollate a causa di forti piogge; proteste contro i ritardi nella ricostruzione

Le forti piogge e le gravi inondazioni hanno esacerbato la già difficile situazione umanitaria creata dalle ostilità di luglio-agosto, da oltre sette anni di blocco severo e dal protrarsi di una forte crisi energetica e di combustibile. L’acqua piovana, accumulata in diverse località, ha bloccato almeno sette strade di collegamento, allagato diverse case e costretto circa 50 famiglie, che vivono in zone basse del quartiere di Radwan Sheikh di Gaza City, ad evacuare le loro case.

Durante la settimana, centinaia di famiglie le cui case sono state danneggiate o distrutte durante le ostilità di luglio-agosto hanno dimostrato di fronte alla sede dell’UNRWA per protestare contro il ritardo nella ricostruzione delle loro case. L’entrata di materiali edili di base, considerati da Israele come “prodotti a doppio uso”, rimane fortemente limitata ed è possibile farne entrare modeste quantità nell’ambito del Meccanismo di Ricostruzione di Gaza concordato tra il governo palestinese e quello israeliano; rientrano in tale accordo le 1.640 tonnellate di cemento autorizzate ad entrare in Gaza durante il mese di novembre. Il Ministro della Casa di Gaza stima che Gaza abbia bisogno di 8.000 tonnellate di cemento ogni giorno per soddisfare i suoi bisogni di ricostruzione edilizia.

 48 camion di merci autorizzati ad uscire da Gaza per la Cisgiordania in novembre

Nell’ambito delle misure di allentamento attuate dalle autorità israeliane dopo il cessate il fuoco, un totale di 16 camion carichi di merci, prevalentemente prodotti agricoli, sono usciti da Gaza verso i mercati della Cisgiordania, portando a 48 il numero di camion autorizzati ad entrare in Cisgiordania nel novembre 2014. Resta interdetta l’uscita di merci verso i mercati israeliani.

Dall’imposizione del blocco, nel giugno 2007, Israele ha vietato quasi completamente l’uscita di merci da Gaza alla Cisgiordania e Israele, che sono i principali mercati per i prodotti di Gaza. Finora, nel 2014, solo 142 camion di merci selezionate sono stati autorizzati a uscire da Gaza, tra cui 94 camion autorizzati ad esportare verso mercati internazionali, a fronte di oltre 5.000 camion di una più ampia gamma di prodotti consegnati alla Cisgiordania, ad Israele ed ai mercati internazionali, nel primo semestre del 2007.

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