Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati dal 26 agosto all’8 settembre 2014

Ott 1, 2014 | Rapporti Palestina OCHA

Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati

UNITED NATIONS –  Office for the Coordination of Humanitarian Affairs 

Office for the Coordination of Humanitarian Affairs: www.ochaopt.org

ocha

riguardante il periodo: 26 agosto – 1 settembre 2014

Nota:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

ð sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti (in caso di discrepanze, fa testo la versione in lingua originale); nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Nella prima pagi-na viene presentato uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.

ð sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Riassunto

Cisgiordania

  • Forte riduzione dei feriti dopo il “cessate il fuoco” tra Israele e Gaza.
  • In flessione gli scontri tra coloni e palestinesi. Coloni di Bat Ayin abbattono 37 alberi e vitigni. Pietre contro auto di coloni: 3 coloni feriti.
  • Area C: a Betlemme 380 ettari di terra, adiacenti alla Linea Verde, sono stati dichiarati “Terra di Stato”; secondo i media israeliani l’area è destinata alla colonia illegale di Geva’ot. Il 99% delle terre espropriate come “Terra di Stato”sono state poi assegnate ad insediamenti colonici o all’esercito oppure a riserve naturali.
  • Procedono i piani per la “delocalizzazione” della comunità beduina di Az Za’ayyem; secondo l’ONU si tratta di un trasferimento forzoso, vietato dal diritto umanitario internazionale.

Striscia di Gaza

nota: dal 9 luglio 2014, OCHAoPt pubblica, con frequenza variabile, Rapporti dedicati alla situazione della Striscia di Gaza. Sono reperibili (in lingua inglese) al seguente indirizzo: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=1010272&page=1

Dall’ultimo di tali Rapporti (quello del 4 settembre 2014) estraiamo i seguenti dati riguardanti gli effetti dell’operazione “Protective edge” sulla Striscia di Gaza:

       2.131    palestinesi uccisi (di cui 1.473 civili, tra cui 501 minori);

            71    israeliani uccisi (di cui 66 soldati);

   110.000    sfollati interni sono ancora in rifugi URNWA o presso famiglie;

     18.000    abitazioni distrutte o gravemente danneggiate;

   450.000    persone impossibilitate a ricevere acqua dall’acquedotto.

Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt

riguardante il periodo: 26 agosto – 1 settembre 2014

Cisgiordania (West Bank)

Forte riduzione del numero dei feriti dopo l’accordo sul “cessate il fuoco” a tempo indeterminato

In tutta la Cisgiordania si è assistito, in questa settimana, ad una forte riduzione delle manifestazioni e degli scontri con le forze israeliane, largamente dovuta all’entrata in vigore, il 26 agosto, dell’accordo sul “cessate il fuoco” a tempo indeterminato raggiunto tra Israele e le fazioni palestinesi in Gaza. Complessivamente, in vari episodi avvenuti nel corso della settimana, le forze israeliane hanno ferito almeno 38 palestinesi, tra cui 11 minori: circa un terzo della media settimanale dei feriti palestinesi in Cisgiordania nel 2014 e meno della metà dei ferimenti conteggiati nella settimana precedente. Quattro feriti sono stati segnalati tra le forze israeliane.

Due dei palestinesi feriti sono stati colpiti con proiettili di arma da fuoco durante gli scontri con le forze israeliane avvenuti nell’ambito di un’operazione di ricerca-arresto nel Campo profughi di Duheisha (Betlemme). Nella settimana sono state effettuate 78 operazioni di tale tipo, rispetto ad una media settimanale di 126 dal 12 giugno 2014, a seguito del rapimento e uccisione di tre giovani israeliani ed il lancio di una campagna di arresti di massa concentrata nel sud della West Bank. Da segnalare che, il 26 settembre, le forze israeliane hanno restituito circa 1000 computer e telecamere di sorveglianza che avevano sequestrato durante la campagna di arresti di massa nel Governatorato di Hebron.

In due separati incidenti, il 28 ed il 29 agosto, dieci palestinesi, tra cui quattro minori, sono stati feriti nel villaggio di Beit Ummar (Hebron) durante le periodiche proteste contro l’espansione, sulla terra del villaggio, dell’insediamento colonico di Karmi Zur. Altri sette ferimenti sono stati registrati in Kafr Qaddum durante la protesta settimanale del villaggio contro la chiusura di lunga data di una delle strade principali per il paese, strada che passa attraverso il vicino insediamento colonico di Qedumim.

Flessione del numero di episodi di violenza di coloni

In questa settimana sono stati registrati tre episodi di violenza di coloni con danni alle proprietà, una riduzione rispetto alla media settimanale del 2014, pari a sette episodi/settimana con vittime e danni materiali; inoltre, si sono verificati quattro episodi con lesioni o danni alle proprietà di coloni israeliani.

Secondo quanto riferito, in due diversi incidenti, il 28 agosto ed il 1° settembre, nel villaggio di Beit Ummar (Hebron), coloni di Bat Ayin hanno abbattuto un totale di 37 alberi e vitigni su terreni appartenenti a Palestinesi. Questi incidenti hanno avuto luogo nonostante le misure attuate dalle autorità israeliane a seguito di una decisione dell’Alta Corte di Giustizia di Israele del 2013, per far fronte alla sistematica violenza dei coloni in questo zona. Inoltre, secondo quanto riferito, coloni dell’insediamento di Itamar hanno incendiato dieci ettari di terra nel villaggio di Awarta (Nablus). Dall’inizio del 2014, sono stati registrati 113 episodi di violenza di coloni riguardanti le proprietà agricole, tra cui gli incendi dolosi, rispetto ai 219 episodi del 2013.

Durante la settimana sono stati riportati altri attacchi di coloni che, tuttavia, non hanno provocato lesioni o danni alle cose. Il 31 agosto, coloni israeliani armati provenienti da un insediamento illegale a Nablus (Hill 777) hanno fatto irruzione in una casa nel vicino villaggio di Yanun (Nablus) e minacciato un pastore palestinese accusandolo di furto. Il 30 agosto, due palestinesi, tra cui un 13enne, sono stati aggrediti fisicamente da coloni israeliani nella città vecchia di Hebron e successivamente arrestati dalle forze israeliane.

Secondo fonti giornalistiche israeliane, nei Governatorati di Gerusalemme, Betlemme e Ramallah, ci sono stati quattro diversi episodi di lancio di pietre da parte di palestinesi contro veicoli israeliani, causando il ferimento di tre israeliani, tra cui due donne, e danni ad un veicolo.

Ampia area a Betlemme dichiarata “Terra di Stato” e destinata all’espansione di un insediamento colonico

Il 25 agosto, l’Amministrazione Civile israeliana (ICA) ha annunciato che 380 ettari di terra, nel Governatorato di Betlemme, all’interno del blocco colonico* di Gush Etzion, sono stati dichiarati “Terra di Stato”. Le zone riguardate dal provvedimento sono adiacenti alla Linea Verde e si trovano entro i confini dei villaggi di Surif, Nahhalin, Husan, Al Jab’a e Wadi Fukin. Alle persone che reclamano la loro proprietà privata sui terreni in questione sono stati dati 45 giorni per presentare, davanti ad una commissione militare, il ricorso contro la dichiarazione. Secondo i media israeliani, l’area dovrebbe essere assegnata per la “legalizzazione” e l’espansione dell’insediamento illegale di Geva’ot. Questo segue un caso verificatosi all’inizio di questa anno, il 6 aprile 2014, in cui l’ICA aveva dichiarato come “Terra di Stato” 100 ettari di terra in Area C, nel Governatorato di Betlemme occidentale.

Il 1° settembre, il portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite ha affermato che “il sequestro di una fascia di terra di tale ampiezza rischia di aprire la strada a ulteriori attività di insediamento, che – come le Nazioni Unite hanno ribadito in molte occasioni – è illegale ai sensi del diritto internazionale e va totalmente contro il perseguimento della soluzione dei due Stati”.

Secondo i dati ufficiali israeliani, oltre il 99% di tutte le “Terre di Stato” dell’Area C sono state inserite all’interno dei confini giurisdizionali dei consigli locali e regionali degli insediamenti colonici israeliani e successivamente assegnate ad insediamenti colonici o ai militari per farne zone chiuse per addestramento militare o, ancora, destinate a riserve naturali.

Il 26 agosto, le autorità israeliane hanno consegnato un ordine di requisizione per circa 1,1 ettari di terra nei villaggi di Sa’ir e Ash Shuyukh (Hebron), nei pressi dell’insediamento colonico di Asfar (Mezad), citando “motivi di sicurezza militare”. Ai proprietari sono stati dati sette giorni di tempo per fare ricorso.

76 palestinesi sfollati a seguito di demolizioni; procedono i piani per la “delocalizzazione” delle Comunità beduine

Durante la settimana, un totale di 15 strutture, comprese otto strutture abitative, sono state demolite dalle autorità israeliane nei Governatorati di Gerusalemme ed Hebron, in aggiunta ad una struttura residenziale che è stata auto-demolita dal proprietario. In totale, 76 persone, tra cui 48 minori, sono stati sfollate, e sette altre coinvolte. Cinque delle strutture erano state finanziate da donatori internazionali. Tutte le strutture interessate dal provvedimento, tranne una, si trovavano in Area C e sono state demolite a causa della mancanza dei permessi di costruzione rilasciati da Israele; il numero di strutture demolite in Area C nel 2014 ammonta a 361, rispetto alle 350 dell’equivalente periodo nel 2013.

Le demolizioni sono state eseguite in Khirbet Ar Rahwa (Hebron), nella città di Az Za’ayyem (Gerusalemme) e nella comunità beduina di Az Za’ayyem (Gerusalemme). In quest’ultima località, le demolizioni, compiute il 28 agosto, hanno riguardato cinque strutture, tra cui una finanziata da un donatore, appartenenti a quattro famiglie di profughi. Secondo alcune famiglie, non è stato dato loro il tempo di evacuare i loro beni ed i mobili ed alcuni di essi sono andati perduti sotto le macerie. Questa è una delle comunità beduine a rischio di trasferimento forzoso a causa di un “piano di rilocalizzazione” ufficiale delle autorità israeliane.

In relazione a questo piano, la scorsa settimana l’Amministrazione Civile israeliana (ICA) ha depositato, per le pubbliche osservazioni, tre degli otto schemi che prevedono la creazione di una nuova città in An Nuwei’ma (Jericho) che dovrebbe consentire il trasferimento di comunità beduine dai loro attuali luoghi di residenza. Le parti interessate hanno 60 giorni per presentare alla ICA le obiezioni a tali piani. Il Segretario generale delle Nazioni Unite aveva precedentemente dichiarato che l’attuazione del proposto piano di “rilocalizzazione” corrisponderebbe ad un trasferimento forzoso individuale e collettivo ed a sgomberi forzati, vietati dal diritto umanitario internazionale e dai Diritti Umani.

Il 26 agosto, nel quartiere di Beit Safafa di Gerusalemme Est, una famiglia palestinese ha auto demolito la sua casa per evitare di pagare le spese di demolizione che le sarebbero state addebitate nel caso la demolizione fosse stata effettuata dalle autorità israeliane. Secondo la famiglia, la casa è stata costruita 14 anni fa su un terreno di proprietà privata. Un ordine di arresto lavori per mancanza di un permesso israeliano di costruzione venne consegnato alla famiglia nel 2008 ed il successivo, e finale, ordine di demolizione fu consegnato nel giugno 2014.

______________

* nota di Assopace: blocco colonico (settlement block): termine informale, senza alcun riconoscimento giuridico, usato per indicare quegli insediamenti che, secondo le aspirazioni israeliane, dovrebbero far parte di Israele anche in un futuro accordo di pace. Il tracciato della Barriera di sicurezza, che annette ad Israele alcune parti della Cisgiordania, esprime di tali aspirazioni.

Striscia di Gaza (Gaza Strip)

nota: dal 9 luglio 2014, OCHAoPt pubblica, con frequenza variabile, Rapporti dedicati alla situazione della Striscia di Gaza. Sono reperibili (in lingua inglese) al seguente indirizzo: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=1010272&page=1

Il testo seguente è estratto dal più recente di tali Rapporti (4 settembre 2014, ore 8.00):

  • Il cessate il fuoco a tempo indeterminato, entrato in vigore il 26 agosto, regge; non vengono segnalate violazioni.
  • Secondo le valutazioni attuali, i morti palestinesi ammontano a 2.131, dei quali 1.473 sono stati identificati come civili, compresi 501 minori.
  • Circa 110.000 sfollati interni rimangono ancora in rifugi di emergenza UNRWA o presso famiglie ospitanti.
  • 000 unità abitative sono state distrutte o gravemente danneggiate, lasciando circa 108.000 persone senza casa.
  • 000 persone non sono in grado di accedere ad acqua pubblica a causa dei danni alle infrastrutture.

Riguardante il periodo: 2 – 8 settembre 2014

Nota:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

ð sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti (in caso di discrepanze, fa testo la versione in lingua originale); nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Nella prima pagi-na viene presentato uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.

ð sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Riassunto

Cisgiordania

  • Gerusalemme Est: muore un 16enne colpito alla testa da un proiettile di gomma.
  • 118 palestinesi feriti durante scontri scoppiati nel corso di proteste ed operazioni di ricerca-arresto; 3 feriti tra i soldati israeliani.
  • Continuano gli attacchi di coloni alle aree agricole; oltre 7.300 alberi e vitigni danneggiati da inizio 2014.
  • 30 strutture demolite in Area C: sfollati 46 palestinesi (di cui 32 minori); tra le strutture demolite un caseificio che dava lavoro a 20 operai ed i cui proventi sostenevano gli orfani palestinesi.
  • Complesso della Moschea di Al Aqsa: crescono le restrizioni israeliane all’accesso dei palestinesi alla Moschea; aumentano invece le visite di gruppi israeliani protetti dai soldati.

Striscia di Gaza

nota:   OCHAoPt pubblica Rapporti specifici dedicati alla Striscia di Gaza. Sono reperibili al seguente indirizzo: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=1010272&page=1

Dal Rapporto del 4 settembre 2014 estraiamo i seguenti dati riguardanti gli effetti dell’operazione “Protective edge” su Gaza:

       2.131    palestinesi uccisi (di cui 1.473 civili, tra cui 501 minori);

            71    israeliani uccisi (di cui 66 soldati);

   110.000    sfollati interni sono ancora in rifugi URNWA o presso famiglie;

     18.000    abitazioni distrutte o gravemente danneggiate;

   450.000    persone impossibilitate a ricevere acqua dall’acquedotto.

Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt

riguardante il periodo: 2 – 8 settembre 2014

Cisgiordania (West Bank)

Diffuse proteste e scontri in Gerusalemme Est dopo la morte di un ragazzo ferito il 31 agosto

Un ragazzo palestinese è morto per le ferite subite nella scorsa settimana durante gli scontri con le forze israeliane ed almeno 118 palestinesi, tra cui 14 minori e due donne, sono rimasti feriti in tutta la Cisgiordania durante scontri scoppiati nel corso di proteste ed operazioni di ricerca-arresto. Il numero di feriti è aumentato di tre volte rispetto alla settimana precedente (38) e, mentre risulta allineato con la media settimanale dall’inizio del 2014, tale numero rappresenta un aumento dell’84% rispetto alla media settimanale del 2013 (64). Gli scontri di questa settimana hanno anche provocato tre feriti tra le forze israeliane.

Il 7 settembre, un 16enne è morto a causa di una ferita subita il 31 agosto, quando, durante scontri nel quartiere di Wadi Al Joz, in Gerusalemme Est, fu colpito alla testa da un proiettile di gomma sparato dalle forze israeliane. Secondo i membri della famiglia, il ragazzo non aveva preso parte agli scontri. Le norme dell’esercito israeliano riguardanti le operazioni di controllo della folla consentono di sparare proiettili di gomma solo alle gambe di singoli individui e non ai minori. L’annuncio della morte del ragazzo ha innescato proteste e scontri in tutta Gerusalemme Est, proteste continuate il giorno successivo durante il corteo funebre del ragazzo; come conseguenza sono stati feriti 74 manifestanti palestinesi, inclusi almeno 23 minori, soprattutto da pallottole di gomma ed inalazione di gas lacrimogeno. Inoltre, durante il periodo di riferimento, ci sono stati cinque episodi in cui palestinesi hanno lanciato pietre al treno leggero di Gerusalemme Est.

Altri18 feriti palestinesi si sono avuti in scontri con le forze israeliane durante lo svolgimento di operazioni di ricerca-arresto nel Campo Profughi di Ayda (Betlemme), nei villaggi di Shuqba (Ramallah) e di An Nassariya (Nablus) e nella città di Nablus. Nella settimana sono state effettuate 93 di tali operazioni, un calo notevole rispetto alla media settimanale di 126 a partire dal 12 giugno 2014, dopo il rapimento e l’uccisione di tre giovani israeliani e l’avvio di una campagna di arresti di massa, incentrata sul sud della Cisgiordania.

Ancora in questa settimana, il 5 settembre, nove palestinesi sono stati feriti nel villaggio di Wadi Fukin (Betlemme) durante scontri con le forze israeliane avvenuti nel corso di una protesta contro l’annuncio delle autorità israeliane, fatto nella settimana precedente, di esproprio di quasi 400 ettari di terreno nella zona, dichiarandolo “terra di stato”. Tra i feriti, un giovane ha avuto la gamba spezzata a seguito dell’assalto fisico da parte dei soldati israeliani.

Altri tre palestinesi, tra cui un anziano, sono rimasti feriti in Kafr Qaddum durante la protesta settimanale del villaggio contro la chiusura di lunga data di una delle strade principali di accesso al paese, strada che passa attraverso il vicino insediamento di colonico di Qedumim, nonché contro l’espansione degli insediamenti colonici nella zona.

L’8 settembre, due palestinesi di Beit Ummar, tra cui un anziano (73enne) sono stati feriti dalla deflagrazione di un residuato bellico nei pressi della Tomba di Rachele, in Betlemme, mentre stavano costruendo un muro di contenimento che circonda un terreno privato. Dall’inizio della seconda Intifada, questa zona è stata un punto caldo per gli scontri tra lanciatori di pietre palestinesi e forze israeliane.

Continuano gli attacchi di coloni alle aree agricole

In questa settimana sono stati registrati tre episodi di violenza di coloni, con lesioni a persone e danni alle proprietà, rispetto alla media di sette episodi/settimana nel 2014.

Il 4 settembre, nella città di Nablus, un gruppo di coloni israeliani, protetti  da soldati di Israele, ha visitato l’area della tomba di Giuseppe, senza coordinamento con il DCO (Ufficio di Coordinamento Distrettuale) palestinese, innescando scontri con i palestinesi, conclusisi con il ferimento di tre di essi. In un altro incidente nello stesso giorno, una donna 40enne è stata ferita nel suo  veicolo colpito da pietre mentre viaggiava sulla strada 60 nei pressi dell’insediamento colonico illegale di Giva’at Asaf (Ramallah).

Il 7 settembre, secondo quanto riferito, coloni israeliani di Bat Ayin hanno abbattuto 20 alberi e vitigni su terreni appartenenti a palestinesi del villaggio di Beit Ummar (Hebron); nella stessa zona erano già stati abbattuti 37 alberi e vitigni durante il precedente periodo di riferimento. Questi episodi stanno avvenendo nonostante che – a seguito di una decisione dell’Alta Corte di Giustizia di Israele (settembre 2013) – le Autorità israeliane abbiano l’impegno di adottare provvedimenti per fronteggiare la sistematica violenza dei coloni in questa specifica area. Dall’inizio del 2014, 7.334 alberi e vitigni sono stati danneggiati, rispetto ai 10.672 di tutto il 2013 In un altro incidente, il 3 settembre, in cui non si sono verificati ferimenti né danni, un colono israeliano armato ha inseguito un gruppo di ragazzi palestinesi e, successivamente è entrato nel liceo di As Sawiya Al Lubban (Nablus), dove i ragazzi avevano cercato rifugio. Secondo il preside della scuola, il colono si è identificato come una guardia di sicurezza dell’insediamento colonico di Eli ed ha affermato che era stato verbalmente insultato da uno degli studenti. Poco dopo, le forze israeliane hanno fatto irruzione nella scuola ed hanno fatto evacuare circa 450 tra insegnanti e studenti. A seguito di varie denunce da parte di coloni, le forze israeliane hanno fatto ripetute irruzioni in questa e in altre due scuole della zona: sono almeno nove gli episodi dall’inizio di questo anno ed 11 nel 2013.

Secondo fonti giornalistiche israeliane, ci sono stati quattro episodi di lancio di pietre da parte di palestinesi contro veicoli israeliani nei Governatorati di Gerusalemme e di Ramallah, causando il ferimento di due coloni e danni a due veicoli.

Le autorità israeliane demoliscono 30 strutture in Area C, sfollando 46 palestinesi

Durante la settimana, un totale di 30 strutture, comprese 10 abitazioni e quattro cisterne per l’acqua, sono state demolite dalle autorità israeliane nell’Area C dei Governatorati di Nablus, Gerusalemme ed Hebron per mancanza dei permessi di costruzione rilasciati da Israele. In totale, 46 persone, tra cui 32 minori, sono state sfollate e altre 121 direttamente colpite, oltre alle circa 3.500 persone indirettamente interessate dalle demolizioni. Dall’inizio dell’anno, un totale di 384 strutture sono state demolite in Area C, quasi lo stesso numero dell’equivalente periodo del 2013. Inoltre, sempre per mancanza di permessi di costruzione israeliani, sono stati consegnati quattro ordini di arresto-lavori per strutture nell’Area C di Susiya (Hebron) e Ti’nnik (Jenin).

La maggior parte (24) delle demolizioni di questa settimana è stata effettuata in diverse comunità dell’Area C del Governatorato di Gerusalemme, tra cui le comunità di Al Khalayla, di Beit Hanina, di Al Khan Al Ahmar-Wadi As Sider e la comunità beduina di Ma’azi Jaba’. Uno degli episodi, il ​​3 settembre in Beit Hanina, ha riguardato la demolizione di sei strutture, di cui due roulotte residenziali. Secondo i proprietari, per quattro delle strutture, comprese le roulotte residenziali, non è stato consegnato nessun ordine di demolizione e non è stato dato loro il tempo sufficiente per evacuare le loro cose. Come risultato, oggetti, tra cui due pompe per acqua e serbatoi di plastica per l’acqua, sono stati danneggiati o persi sotto le macerie e, secondo quanto riportato, due cavalli, rimasti sulla strada dopo la demolizione, sarebbero stati confiscati dal Comune di Gerusalemme.
Il 2 settembre, le autorità israeliane hanno demolito completamente un caseificio e fattoria nella città di Hebron, per mancanza dei permessi israeliani di costruzione. In precedenza, il 2 luglio, le forze israeliane avevano hanno fatto irruzione nel caseificio e confiscato attrezzature per un valore di 850.000 dollari. Secondo l’avvocato del proprietario, la demolizione è avvenuta nonostante fosse in corso il procedimento giudiziario per contestare l’ordine di demolizione. La struttura produttiva è di proprietà della Società Caritativa Islamica e genera la maggior parte dei fondi necessari al sostegno di diversi orfanotrofi e scuole. Oltre ai 20 dipendenti che lavoravano nel caseificio, circa 3.500 orfani saranno colpiti dalla demolizione. Altre due strutture adiacenti al caseificio sono state demolite, pur non essendo state destinatarie di ordini di demolizione.

Nel villaggio di Al Lubban Ash Sharqiya (Nablus), le autorità israeliane hanno demolito due negozi che davano reddito a tre famiglie costituite da 22 persone, la metà delle quali minori.

Aumentano le restrizione di accesso al complesso della Moschea di Al Aqsa

Nella settimana di riferimento, in cinque giorni diversi, in particolare durante le ore del mattino, le forze israeliane hanno limitato l’accesso dei palestinesi al complesso della Moschea di Al Aqsa, mentre coloni ed altri gruppi israeliani, protetti dai soldati, sono entrati ed hanno visitato i cortili del complesso nella Città Vecchia di Gerusalemme. Dal 2013, l’ingresso di coloni israeliani nel complesso della Moschea è aumentato, passando da visite settimanali a visite quasi quotidiane; in connessione sono andati crescendo gli scontri con i fedeli palestinesi. Contemporaneamente, sono anche andate crescendo le restrizioni poste da Israele all’accesso dei palestinesi al complesso, restrizioni basate sull’età, sul genere e sulla ricorrenza di festività religiose.
In aggiunta, ci sono stati molti casi di singoli palestinesi a cui è stato vietato l’accesso al complesso per periodi che vanno da una settimana a diversi mesi.

Striscia di Gaza (Gaza Strip)

nota: OCHAoPt pubblica Rapporti specifici dedicati alla Striscia di Gaza. Sono reperibili al seguente indirizzo: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=1010272&page=1

Situazione degli Ospedali e dei Centri Primari di Salute nella Striscia di Gaza:

  • 17 ospedali su 32 sono stati danneggiati e sei chiusi;
  • di 97 Centri Primari di Salute, 45 hanno subito danni e 17 sono stati chiusi. Quattro sono stati completamente distrutti;
  • 16 ambulanze sono state danneggiate;
  • 83 operatori sanitari sono stati feriti, 21 operatori sanitari sono morti.

tratto dal Rapporto OCHAoPt: “GazaStrip_ClinicsHospitals_A4_V1.pdf” del 5 settembre 2014

þ

 

 

 

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