Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati dal 3 al 24 giugno 2014

Lug 3, 2014 | Notizie, Rapporti Palestina OCHA

Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati

UNITED NATIONS –  Office for the Coordination of Humanitarian Affairs 

Office for the Coordination of Humanitarian Affairs

www.ochaopt.org

ocha

riguardante il periodo:   3 – 9 giugno 2014

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

ð  sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:  http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti (in caso di discrepanze, fa testo la versione in lingua originale); nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Nella prima pagi-na viene presentato uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.

ð  sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Riassunto

Cisgiordania

  • 33 palestinesi feriti dalle forze israeliane in contesti diversi: manifestazioni commemorative del 47° anniversario dell’inizio dell’occupazione israeliana; proteste contro la Barriera; solidarietà con i palestinesi in detenzione amministrativa in Israele (senza accuse specifiche) e in sciopero della fame.
  • Coloni incendiano un campo palestinese coltivato a grano (6.000 mq) a Deir Jarir.
  • 5 strutture palestinesi demolite nell’Area C: quattro erano chioschi per la vendita di ortaggi: problemi di sussistenza per 4 famiglie.
  • Relativa calma sia nella Striscia di Gaza che nel sud di Israele.
  • Deceduto il palestinese che era stato colpito dal fuoco delle forze israeliane mentre pescava presso la riva, a 300 metri all’interno della recinzione del confine nord della Striscia. Salgono così a 6 i palestinesi uccisi dall’inizio anno nelle Aree ad Accesso Riservato, su terra e in mare. Oltre 35.000 palestinesi vivono di pesca: le restrizioni ne condizionano la sopravvivenza.
  • Valico di Rafah: continua la chiusura.
  • I dipendenti del Governo di Hamas (40.000 addetti) contestano il blocco dei loro stipendi da parte del Governo Tecnico di Consenso Nazionale. La polizia, per evitare conflitti, chiude le Banche di Gaza per impedire anche ai dipendenti dell’Autorità Palestinese che vivono in Gaza di ritirare i loro stipendi.

Striscia di Gaza

Nota: Il recente accordo tra Hamas (Gaza) e l’Autorità Palestinese (Cisgiordania) per il Governo d’Unità Nazionale prevede la fusione degli apparati pubblici che si erano sviluppati separatamente a Gaza e in Cisgiordania. I dipendenti dell’Autorità Nazionale hanno ricevuto gli stipendi, quelli dipendenti da Hamas no.

 

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Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt

riguardante il periodo:  3 – 9 giugno 2014

Cisgiordania (West Bank)

Oltre 30 feriti in scontri con le forze israeliane

Durante la settimana, un totale di 33 palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane in Cisgiordania, una riduzione rispetto alla media di lesioni registrate settimanalmente dall’inizio dell’anno (44). Più del 60% delle lesioni sono state provocate da proiettili di metallo rivestiti di gomma (21) e le restanti sono state causate da inalazione di gas lacrimogeno (3) e aggressioni fisiche (3), o da proiettili di arma da fuoco (3), granate assordanti (2) o da contenitori di gas lacrimogeno (1).

La maggior parte dei ferimenti di questa settimana (21) sono avvenuti durante gli scontri scoppiati nel contesto di manifestazioni commemorative del 47° anniversario dall’inizio dell’occupazione israeliana; in alcuni luoghi queste manifestazioni si sono sommate alle proteste contro la Barriera e in solidarietà con i palestinesi che si trovano in detenzione amministrativa in Israele e che sono in sciopero della fame. Gli scontri maggiori sono stati registrati nella Città Vecchia di Gerusalemme, presso i checkpoint di Qalandiya (Gerusalemme) e di Beituniya (Ramallah), nella città di Ar Ram (Gerusalemme), nel Campo Profughi di Al ‘Arrub e nel villaggio di Beit Ummar (entrambi in Hebron), e nei villaggi di  Ni’lin e di Bil’in (Ramallah).

In un altro incidente, il 3 giugno, decine di giovani palestinesi si sono riuniti presso una torre militare all’ingresso del villaggio di Beit Ummar (Hebron) ed hanno gettato pietre contro le forze israeliane ivi posizionate. Queste ultime hanno risposto sparando proiettili di metallo rivestiti di gomma e gas lacrimogeni: quattro minori, tra gli 8 ed i 17 anni, sono stati feriti. L’8 ed il 9 giugno le forze israeliane hanno chiuso un cancello di metallo preesistente sull’ingresso principale del villaggio, costringendo la gente ad utilizzare una deviazione.

 Basso livello di violenza correlata ai coloni

Durante la settimana sono stati registrati tre episodi in cui coloni israeliani hanno danneggiato proprietà palestinesi; questo numero rappresenta una riduzione rispetto alla media settimanale di attacchi perpetrati da coloni e recanti lesioni o danni materiali (7 attacchi settimanali, in media, dall’inizio del 2014). In due ulteriori episodi della settimana, palestinesi hanno provocato danni a proprietà di coloni israeliani.

Secondo quanto riferito, l’8 giugno, coloni israeliani dell’insediamento colonico di Hashahar (Ramallah) hanno appiccato il fuoco ad un campo di 6.000 mq coltivato a grano ed appartenente ad un contadino dell’adiacente villaggio di Deir Jarir.

Gli altri due incidenti hanno provocato danni a due veicoli di proprietà palestinese, uno dei quali è stato colpito da pietre mentre viaggiava sulla Strada n° 60, nella zona di Ramallah, mentre l’altro è stato danneggiato vicino all’ingresso del villaggio di Beit Ummar, dopo che il conducente, assalito da un gruppo di coloni, l’aveva abbandonato.

In due diversi episodi avvenuti nel Governatorato di Hebron, il 3 e il 6 giugno, palestinesi hanno lanciato pietre ad un’auto e ad un autobus che trasportavano coloni israeliani in viaggio nei pressi dell’insediamento illegale di Negohot e del Campo profughi di Al ‘Arrub, danneggiando i veicoli.

 Cinque strutture demolite: 36 persone coinvolte

In questa settimana le autorità israeliane hanno demolito un totale di cinque strutture di proprietà palestinese nell’Area C della Cisgiordania, a motivo della mancanza dei permessi israeliani di costruzione: un calo significativo rispetto alla media settimanale di strutture demolite nel 2014 (14). Come nella settimana precedente, nessuna delle demolizioni ha provocato sfollamenti. Non sono state registrate demolizioni in Gerusalemme Est.

Tutte le demolizioni di questa settimana sono state effettuate il 9 giugno. Una delle strutture demolite riguarda sette persone ed era una casa di nuova costruzione, non ancora abitata, situata nel villaggio di Far’un (Tulkarem), a circa 120 metri di distanza dalla Barriera. Le altre quattro strutture demolite erano chioschi per la vendita di ortaggi, eretti lungo la Strada n° 90, nel Governatorato di Tubas, e riguardano la sussistenza di quattro famiglie, composte da 29 persone, tra cui cinque minori.

Sempre in questa settimana, nella comunità beduina di Khirbet ar Ras al Ahmar, nel Governatorato di Tubas, le autorità israeliane hanno consegnato ordini di fermo-lavori per quattro strutture abitative ed otto strutture per animali. Tre delle strutture abitative sono state fornite da una organizzazione umanitaria. La comunità si trova sul confine di una zona designata dalle autorità israeliane come area militare chiusa, destinata alle esercitazioni militari (“zona per le esercitazioni a fuoco”). Nell’Area C della Cisgiordania ci sono 88 comunità situate all’interno o vicine a “zone per le esercitazioni a fuoco”. Queste comunità sono tra le più vulnerabili in termini di bisogni umanitari.

 

 Striscia di Gaza (Gaza Strip)

 Muore un palestinese ferito con arma da fuoco il 26 maggio

La situazione in tutta la Striscia di Gaza e nel sud di Israele è rimasta relativamente calma. Non ci sono state segnalazioni di attacchi aerei israeliani o di gravi scontri; razzi lanciati da gruppi armati palestinesi sono caduti in aree aperte nel sud di Israele o in Gaza, senza provocare feriti o danni.

Benché siano continuate le restrizioni israeliane sull’accesso [dei palestinesi] alle aree adiacenti alla recinzione perimetrale di Gaza, non sono state registrati incidenti che abbiano causato vittime. Tuttavia, l’8 giugno è deceduto un civile 51enne a causa delle ferite subite il 26 maggio, quando venne colpito dalle forze israeliane mentre, secondo quanto riferito, pescava stando in acqua, a 300 metri all’interno della recinzione di confine settentrionale della Striscia. Questa morte porta a 6 il totale dei civili palestinesi uccisi dalle forze israeliane nella Striscia di Gaza dall’inizio dell’anno, di cui quattro uccisi nelle Aree ad Accesso Ristretto (ARA) su terra e in mare, rispetto ai due uccisi nel corrispondente periodo del 2013 (entrambi nelle ARA).

Inoltre, in almeno due occasioni questa settimana, le forze navali israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento verso barche da pesca palestinesi che si avvicinavano o avevano superato il limite di pesca di sei miglia nautiche, costringendole a terra. Non sono stati segnalati feriti o danni. Le restrizioni in materia di accesso alle zone di pesca continuano a influenzare la sopravvivenza di oltre 35.000 palestinesi che dipendono dal settore della pesca come loro principale fonte di reddito.

 

Aggiornamento sul valico di Rafah

Il 4 giugno, le autorità egiziane hanno ri-chiuso il valico di Rafah dopo averlo parzialmente riaperto per tre giorni nella scorsa settimana, permettendo a circa 2.500 “viaggiatori prioritari”, soprattutto pellegrini, di attraversare in entrambe le direzioni.

Secondo l’Autorità di Confine e di Valico di Gaza, almeno 10.000 “viaggiatori prioritari” sono registrati ed in attesa di attraversare in Egitto, compresi pazienti, studenti e titolari di visti per Paesi terzi. Dal luglio 2013, il valico di Rafah è stato aperto in modo irregolare, consentendo il passaggio solo a limitate categorie di persone. Ciò ha aggravato l’impatto delle restrizioni di lunga data sulla circolazione delle persone attraverso il valico di Erez controllato da Israele, la principale via d’accesso alla Cisgiordania.

 

Le Banche di Gaza chiuse dalla polizia locale

Dal 4 giugno ad oggi, la polizia palestinese ha chiuso tutte le banche e gli sportelli bancomat nella Striscia di Gaza, impedendo il ritiro dello stipendio a migliaia di persone già dipendenti dell’Autorità Palestinese ancor prima del subentro di Hamas, nel 2007. Questo provvedimento sarebbe stato adottato per prevenire ulteriori scontri tra i dipendenti del Governo di Hamas in carica ed i dipendenti dell’Autorità Palestinese. I primi (circa 40.000 addetti) contestano il blocco dei loro stipendi da parte del nuovo Governo Tecnico di Consenso Nazionale. Il Centro Al Mezan per i Diritti Umani ha segnalato alcuni casi di aggressione fisica, da parte della polizia, a persone che cercavano di raggiungere le banche.

 

riguardante il periodo:  10 – 16 giugno 2014

Nota:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

ð  sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:  http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti (in caso di discrepanze, fa testo la versione in lingua originale); nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Nella prima pagi-na viene presentato uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.

ð  sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Riassunto

Cisgiordania

  • In seguito al sospetto rapimento di tre giovani studenti israeliani nel sud della Cisgiordania, avviate massicce operazioni militari:
  • centinaia di case perquisite;
  • arrestati 200 palestinesi fra dirigenti, attivisti di Hamas e della Jihad islamica;
  • ucciso un giovane palestinese e feriti altri 73 nel corso di scontri in varie località (soprattutto Hebron): da proiettili di metallo gommato, schegge di granate assordanti, proiettili di arma da fuoco, spray irritante al peperoncino, gas lacrimogeno;
  • imposti blocchi, divieti e restrizioni alla circolazione, con ridotto accesso ai servizi, ai negozi ed ai luoghi di lavoro;
  • aggressioni e vandalismi da parte di coloni israeliani contro palestinesi, ma anche lancio di pietre o molotov da parte palestinese a veicoli israeliani, con ferimento di un uomo.
  • Diminuito il numero delle demolizioni e nessuno sfollamento.
  • Omicidio mirato: l’aviazione israeliana uccide un presunto membro di un gruppo armato ed il bambino che viaggiava in moto con lui; feriti anche due passanti..
  • In ritorsione, lancio di razzi palestinesi (senza feriti o danni in Israele); successivi attacchi aerei israeliani: feriti 7 palestinesi e danneggiate 25 case, serre, una scuola e una clinica.
  • Parzialmente chiusi i valichi tra Gaza ed Israele (Erez e Kerem Shalom): prevedibile, a giorni, la carenza di alcuni prodotti alimentari.
  • Valico di Rafah: riaperto il 15 giugno (previsti 4 giorni di apertura).

Striscia di Gaza

Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt

riguardante il periodo:  10 – 16 giugno 2014

Cisgiordania (West Bank)

 

Massicce operazioni militari dopo il sospetto rapimento di tre giovani israeliani;  un civile ucciso e oltre 73 feriti durante scontri

Nella zona C, a sud-ovest della città di Betlemme, a seguito del sospetto rapimento di tre giovani israeliani (due 16enni e un 19enne), dal 13 giugno sono in corso operazioni militari su larga scala con il dichiarato obiettivo di trovarli e liberarli. I tre stavano tornando a casa dalle scuole religiose (Yeshiva) che frequentano in due insediamenti israeliani nel sud della Cisgiordania. Mentre finora nessuna organizzazione ha rivendicato la responsabilità dell’azione, le autorità israeliane hanno attribuito l’atto ad una cellula di Hamas.

Le attività militari hanno incluso massicce incursioni, inizialmente incentrate sulla città di Hebron, ma successivamente ampliate ad altre aree. Nel corso di queste incursioni centinaia di case sono state perquisite, principalmente nella città di Hebron e nei vicini villaggi di Taffuh, Beit Kahel, Halhul, Dura e Beit Ummar; sono stati segnalati alcuni casi di distruzione di mobilio. In una delle ricerche nella città di Hebron, il 15 giugno, le forze israeliane, secondo quanto riferito, hanno fatto esplodere la porta d’ingresso di una casa, ferendo due bambini. Nel contesto di queste operazioni, le forze israeliane hanno imposto molteplici restrizioni di accesso, soprattutto per i residenti di Hebron (vedi sezione sottostante). Nel complesso più di 200 palestinesi, per lo più attivisti di Hamas e della Jihad islamica e dirigenti (compresi ex membri del Consiglio Legislativo Palestinese), sono stati arrestati a partire dalla fine del periodo cui si riferisce il presente Rapporto.

Alcune operazioni hanno innescato scontri tra le forze israeliane e residenti palestinesi, causando un morto e almeno 30 feriti. Intorno alla mezzanotte del 16 giugno, nel Campo Profughi di Al Jalazon (Ramallah), durante gli scontri scoppiati a seguito di un’operazione di ricerca nel Campo, le forze israeliane hanno sparato e ucciso un 21enne palestinese e ne hanno ferito altri due. Durante operazioni dello stesso tipo sono avvenuti violenti scontri anche in varie località del Governatorato di Hebron, compresa la stessa città di Hebron, Halhul, Dura e Beit Ummar, nonché il quartiere Al ‘Isawiya di Gerusalemme Est, il villaggio di Qatanna (Gerusalemme) e la città di Nablus.

Ulteriori scontri sono stati registrati questa settimana durante manifestazioni tenute in solidarietà con gli oltre 100 prigionieri sotto detenzione amministrativa israeliana [senza accuse e senza processo, n.d.t.] in sciopero della fame, così come nelle ricorrenti proteste contro la Barriera e l’espansione degli insediamenti colonici. Un totale di 40 palestinesi sono stati feriti in questi scontri, la maggior parte (28) il 13 giugno, nel complesso della Spianata delle Moschee, a Gerusalemme Est ed i restanti a Hebron city, Beit Ummar, Al ‘Arrub e Halhul (Hebron), Bil’in (Ramallah) e Kafr Qaddum (Qalqiliya). Due appartenenti alle forze israeliane sono rimasti feriti.

Nel complesso, 73 palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane durante il periodo di riferimento, notevolmente al di sopra della media settimanale di ferimenti dall’inizio dell’anno (44). La maggior parte delle lesioni sono state provocate da proiettili di metallo gommato (24), schegge di granate assordanti o vetri di finestre rotte (22). I restanti sono stati colpiti da granate assordanti (11), proiettili di arma da fuoco (3), spray irritante al peperoncino (4), contenitori di gas lacrimogeno (2), aggressioni fisiche (5) o hanno inalato gas lacrimogeno (2).

 

Le restrizioni alla  mobilità rendono problematico l’accesso ai servizi ed ai luoghi di lavoro

Dal 13 giugno, nel contesto delle operazioni militari di cui sopra, le autorità israeliane hanno imposto una serie di restrizioni alla circolazione che hanno interrotto l’accesso dei palestinesi ai servizi, ai negozi ed ai luoghi di lavoro. La maggior parte di queste restrizioni sono state attuate nel Governatorato di Hebron, concentrate sulla città di Hebron e sui residenti (oltre 680.000 persone, il 25% circa della popolazione della Cisgiordania, secondo la stima 2014 dell’Ufficio Centrale Palestinese di Statistica).

Tre dei principali accessi alla città di Hebron sono stati bloccato al traffico veicolare, mentre l’accesso attraverso i restanti tre percorsi (Halhul, Nabi Yunis e Al Fahs) è controllato tramite la costituzione di nuovi posti di blocco, dove i soldati israeliani controllano i documenti delle persone e perquisiscono i loro veicoli (dalla fine del periodo di riferimento). Mentre ciò ha comportato l’allungamento dei tempi, non sono stati riportati casi di rifiuto di accesso. Anche altre strade nei pressi della città di Hebron sono controllate da nuovi checkpoint, compresi gli ingressi principali dei comuni di Halhul, Dura e Idhna e del Campo Profughi di Al Fawwar, dove i veicoli con targa palestinese vengono fermati e controllati.

La stragrande maggioranza dei residenti del Governatorato di Hebron sono stati assoggettati ad una serie di ulteriori limitazioni di movimento, compreso il blocco all’attraversamento del checkpoint di Wadi An Nar, che controlla l’unica strada disponibile per la maggior parte dei palestinesi tra la Cisgiordania centrale e quella meridionale; l’invalidazione dei permessi di accesso a Gerusalemme Est, Israele ed alcune aree di insediamento colonico; ed il divieto ai maschi palestinesi di età compresa tra i 20 ed i 50 anni, di entrare in Giordania attraverso il ponte di Allenby.

Inoltre sono state segnalate lunghe attese, sia per i pedoni che per le automobili, ai checkpoint di Qalandiya e di Az Zayem che portano a Gerusalemme Est, così come sono stati segnalati casi di confisca di permessi a titolari di documenti di identità della Cisgiordania.

Con le medesime motivazioni, le forze israeliane hanno bloccato le entrate principali ai villaggi di ‘Izbet at Tabib, creando una barriera di terra, e di ‘Azzun, chiudendo il cancello all’ingresso principale del villaggio (entrambi si trovano nel Governatorato di Qalqiliya), costringendo oltre 9.500 residenti a fare lunghe deviazioni.

 

Attacchi di rappresaglia da parte di coloni israeliani

Questa settimana ha visto una serie di attacchi ed intimidazioni da parte di coloni israeliani contro palestinesi; la maggior parte degli episodi si sono verificati dopo l’annuncio del sospetto rapimento dei tre giovani israeliani. In dieci di tali episodi sono stati provocati lesioni a palestinesi o danni ai loro beni, un numero un po’ superiore alla media settimanale dall’inizio dell’anno (7). Quattro incidenti, provocati invece da palestinesi, hanno causato danni a beni di proprietà di coloni israeliani.

Il 16 giugno, coloni israeliani si sono radunati in due nodi stradali del Governatorato di Betlemme (la rotatoria di Gush Etzion e lo svincolo di Al Khader) e li hanno bloccati. Durante le proteste i coloni hanno fermato due veicoli palestinesi ed hanno aggredito fisicamente i guidatori, ferendoli e danneggiando un’altra auto. Ci sono stati anche quattro episodi di lancio di pietre da parte di coloni verso veicoli con targa palestinese che hanno causato il ferimento di tre palestinesi vicino all’insediamento colonico di Qarne Shomoron (Qalqiliya), ed il danneggiamento di automobili vicino allo svincolo di Yitzhar (Nablus), ed ai quartieri di Sur Bahir e di Silwan (Gerusalemme Est). Durante l’incidente nei pressi di Qarne Shomoron, i coloni hanno anche sradicato 4.000 mq di colture palestinesi irrigate con acqua piovana.

In tre episodi aggiuntivi, coloni israeliani, secondo quanto riferito, hanno incendiato e danneggiato proprietà agricole palestinesi, tra cui 10.000 mq di terreno coltivato a grano vicino all’insediamento di Giv’at Zeev (Gerusalemme); un locale agricolo e 50 ulivi nel villaggio di Husan, in due separati episodi. Inoltre (non incluso nel conteggio), nel villaggio di An Nabi Samuel (Gerusalemme), che si trova nella zona chiusa dietro la Barriera, coloni israeliani hanno spianato con il bulldozer due ettari di terreno incolto la cui proprietà è reclamata da palestinesi.

In quattro episodi distinti, tra il 10 e il 15 giugno, nei Governatorati di Hebron, Ramallah e Gerusalemme, palestinesi hanno lanciato pietre o molotov a veicoli con targa israeliana, ferendo un israeliano (in At Tur, a Gerusalemme Est) e danneggiando diverse auto, un bus e il treno leggero di Gerusalemme.

 

Diminuzione del numero di demolizioni

In questa settimana le autorità israeliane hanno demolito due strutture di proprietà palestinese nell’Area C della Cisgiordania a causa della mancanza dei permessi di costruzione israeliani, ed un’altra struttura è stata demolita dal suo proprietario per gli stessi motivi. Le tre demolizioni, effettuate nella città di Al ‘Eizariya (Gerusalemme), hanno avuto come obiettivi: un chiosco per la vendita di verdure, auto-demolito il 15 giugno (riguarda 15 persone); un autolavaggio e una struttura in legno, demoliti il 16 giugno (riguardano 8 persone). Si tratta di un calo significativo rispetto alla media di strutture demolite settimanalmente nel 2014. Per la terza settimana consecutiva non ci sono stati sfollamenti a seguito di demolizioni.

 

Striscia di Gaza (Gaza Strip)

Un bambino ucciso durante l’omicidio mirato di un presunto militante; escalation nel lancio dei razzi e attacchi aerei

L’11 giugno, nella zona di Beit Lahiya, l’aviazione israeliana ha colpito un presunto membro di un gruppo armato mentre viaggiava in moto con un bambino di dieci anni. L’uomo è morto all’istante e il bambino, che ha subito lesioni gravi, è morto tre giorni dopo; due passanti sono rimasti feriti. L’ultimo omicidio mirato nella Striscia di Gaza è stato segnalato all’inizio di marzo 2014.

A seguito di questo episodio e per il resto della settimana, gruppi armati palestinesi hanno lanciato una serie di razzi verso il sud di Israele. Alcuni di questi razzi – secondo quanto riferito, lanciati nella direzione della città di Ashkelon – sono stati intercettati in volo, mentre i restanti sono caduti in aree aperte, senza provocare feriti o danni. Uno dei razzi è caduto a breve distanza, nella stessa Striscia di Gaza, ed ha colpito una casa nella città di Beit Hanoun, ferendo due palestinesi, tra cui una ragazza di 15 anni.

In risposta, l’esercito israeliano ha lanciato una serie di attacchi aerei mirati a presunte installazioni militari a Rafah, Khan Younis, Gaza e le aree centrali, durante le quali 7 civili, tra cui un bambino di 3 anni, sono rimasti feriti e circa 25 case, una scuola, una clinica gestita da UNRWA e un certo numero di serre, hanno subito danni.

 

Parzialmente chiusi i valichi tra Gaza ed Israele

Il 13 giugno, le autorità israeliane, in risposta al lancio di razzi palestinesi, hanno chiuso fino a nuovo avviso i due valichi di Gaza con Israele, per i passeggeri (Erez) e per le merci (Kerem Shalom). Solo a carburante finalizzato ad uso pubblico è stato consentito il transito tramite quest’ultimo valico che, in una normale settimana, gestisce una media di circa 800 camion di merci importate (escluso il carburante). È prevedibile, per i prossimi giorni, la carenza di alcuni prodotti alimentari (latticini, frutta e mangimi per animali), gas da cucina e carburanti, a meno che il valico venga riaperto; tuttavia le distribuzioni umanitarie di cibo non dovrebbero essere influenzate, a meno che il valico resti chiuso per oltre due settimane. Fino ad ulteriore avviso, ai titolari di permessi palestinesi viene impedito di lasciare Gaza tramite il valico di Erez, ad eccezione di casi umanitari urgenti pre-autorizzati e di cittadini stranieri.

 

Valico di Rafah

Le autorità egiziane hanno riaperto il valico di Rafah il 15 giugno (con l’annuncio di quattro giorni di apertura), dopo 11 giorni di quasi completa chiusura in cui è stata consentita solo l’uscita di pellegrini e casi prioritari. Nei due giorni del periodo di riferimento di questo Rapporto in cui il valico è rimasto aperto (15 e 16 giugno), circa 1.770 persone hanno attraversato in entrambe le direzioni. Secondo l’Autorità di Confine e di Valico di Gaza, almeno 10.000 “viaggiatori prioritari” sono registrati ed in attesa di attraversare in Egitto, compresi pazienti, studenti e titolari di visti per Paesi terzi. Dal luglio 2013, il valico di Rafah è stato aperto in modo irregolare, consentendo il transito solo a limitate categorie di persone. Ciò ha aggravato l’impatto delle restrizioni di lunga data alla circolazione delle persone attraverso il valico di Erez (controllato da Israele), la principale via d’accesso alla Cisgiordania.

 

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