Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati dal 17 al 23 giugno 2014

Lug 3, 2014 | Notizie, Rapporti Palestina OCHA

Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati

UNITED NATIONS –  Office for the Coordination of Humanitarian Affairs 

Office for the Coordination of Humanitarian Affairs

www.ochaopt.org

ocha

riguardante il periodo:   17 – 23 giugno 2014

Nota:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

ð  sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:  http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti (in caso di discrepanze, fa testo la versione in lingua originale); nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Nella prima pagi-na viene presentato uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.

ð  sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Riassunto

Cisgiordania

  • Le operazioni militari israeliane, a seguito del sospetto rapimento di tre giovani israeliani, proseguono in tutta la Cisgiordania. L’Alto Commissario per i Diritti Umani esorta ad evitare sanzioni collettive. Nel corso delle operazioni di questa settimana:
  • 5 palestinesi uccisi, tra essi un minore; 106 i feriti, di cui 28 minori;
  • 340 gli arrestati: molti in detenzione amministrativa, senza accusa né processo;
  • chiuse numerose associazioni islamiche che assistono famiglie povere (istruzione, cibo, casa, reti di sicurezza sociale);
  • ancora restrizioni al movimento e difficoltà di accesso ai servizi ed ai luoghi di lavoro.
  • Trovato morto un giovane pastore palestinese vicino ad una base militare: i risultati autoptici non ancora disponibili.
  • 6 palestinesi feriti da coloni israeliani e danni a veicoli israeliani da palestinesi.
  • Area C: 14 strutture palestinesi demolite, 42 persone sfollate ed altre 50 coinvolte.
  • Numerosi attacchi aerei israeliani mirati a siti di addestramento militare: feriti 9 civili palestinesi, tra cui 4 minori.
  • Gruppi armati palestinesi lanciano razzi verso Israele: nessun ferito né danni.
  • Arrestato palestinese con una bomba a mano: cercava di superare il recinto verso Israele.
  • 5 membri di un gruppo armato palestinese uccisi dal crollo di una struttura sotterranea in cui stavano operando.
  • 6 casi di fuoco di avvertimento verso barche palestinesi prossime al limite di pesca; sequestrata una barca.
  • Blocchi e restrizioni ai valichi di Kerem Shalom ed Erez (Israele) e Rafah (Egitto).
  • Rischio di chiusura totale per la Centrale elettrica di Gaza senza carburante.

Striscia di Gaza

Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt

riguardante il periodo:  17 – 23 giugno 2014

  Cisgiordania (West Bank)

  Quattro palestinesi uccisi e oltre 100 feriti dalle forze israeliane

Le operazioni militari israeliane su larga scala, iniziate il 13 giugno nel Governatorato di Hebron a seguito del sospetto rapimento di tre giovani israeliani, sono proseguite ed estese a tutta la Cisgiordania, con il dichiarato obiettivo di trovare e liberare i giovani, nonché di minare le infrastrutture di Hamas. L’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani ha esortato tutti gli attori a garantire il rispetto del diritto internazionale, evitando di punire persone per reati che non hanno personalmente commesso o di imporre sanzioni collettive.

Molte delle operazioni militari hanno innescato diffusi scontri tra residenti palestinesi e forze israeliane in decine di città, villaggi e campi profughi, durante tali scontri quattro civili palestinesi sono stati colpiti con proiettili di arma da fuoco e uccisi: un ragazzo 15enne, ucciso nel villaggio di Dura (Hebron) il 20 giugno; due uomini (entrambi 30enni), uccisi nella città di Ramallah e nel Campo Profughi di Beit ‘Ein el Ma’ (città di Nablus) il 22 giugno; un uomo di 22 anni, morto il 25 giugno (al di fuori del periodo di riferimento) a seguito della grave ferita subita il 20 giugno nel Campo Profughi di Qalandiya (Gerusalemme). Questi decessi portano a 5 il totale dei palestinesi uccisi a seguito delle operazioni militari iniziate il 13 giugno.

Inoltre, durante gli scontri sono stati feriti un totale di 106 palestinesi (tra cui 28 minori): 37 da proiettili di metallo rivestiti di gomma; 18 da proiettili di arma da fuoco; 30 da violenze fisiche; 20 da inalazione di gas lacrimogeno; 1 colpito da un contenitore di gas lacrimogeno. Oltre la metà delle lesioni sono avvenute in scontri che hanno avuto luogo, per lo più di notte, nei Campi Profughi di: Ad Duheisha e Ayda (Betlemme), Al ‘Arrub (Hebron), Balata e Askar (Nablus), Al Far’a (Tubas), Jenin (Jenin), e Qalandiya (Gerusalemme).

Durante il periodo di riferimento le forze israeliane hanno condotto più di 300 operazioni di ricerca-arresto, alcune delle quali hanno provocato danni nelle abitazioni in cui sono state effettuate. Un totale di 340 palestinesi sono stati arrestati durante queste operazioni, per lo più presunti membri di Hamas e della Jihad islamica, tra cui decine di persone che furono rilasciate nel 2011 per uno scambio di prigionieri (l’accordo Shalit). Una percentuale significativa degli arrestati sono detenuti in base ad ordinanze di detenzione amministrativa, un imprigionamento senza accusa né processo. Di conseguenza, secondo l’Associazione per il Sostegno ai Prigionieri ed i Diritti Umani (Addameer), dall’inizio delle correnti operazioni, il numero delle persone in detenzione amministrativa nelle carceri di Israele è aumentato da circa 190 ad almeno 340.

Ancora in questa settimana, il 21 giugno, un giovane palestinese (18 anni) della comunità beduina palestinese di Hamamat al Maleh, nel nord della Valle del Giordano, è stato trovato morto nei pressi di una base militare israeliana. I membri della comunità sospettano che il giovane sia stato colpito da soldati israeliani mentre pascolava le sue pecore nella zona. È stata effettuata l’autopsia, ma i risultati non sono ancora disponibili.

 

Incursioni e chiusura di organizzazioni di beneficenza

Nel contesto delle attuali operazioni militari, l’esercito israeliano ha fatto irruzione in numerose associazioni islamiche sospettate di essere legate a Hamas, confiscando computer ed altre attrezzature, e chiudendone alcune per ordine militare. È prevedibile che queste misure interrompano l’erogazione di servizi ed assistenza a migliaia di beneficiari.

La principale associazione interessata è l’Organizzazione Caritativa Islamica di Hebron. Il 20 giugno, le forze israeliane hanno fatto irruzione nella sede dell’organizzazione, hanno confiscato attrezzature, sigillato la porta principale ed affisso un ordine di chiusura per tutto il 2014. Irruzioni sono anche state fatte in altri tre uffici staccati dell’organizzazione nel Governatorato di Hebron (Ash Shyyoukh, Bani Naim e Beit Ula). L’organizzazione impiega 680 persone e fornisce assistenza a circa 6.000 beneficiari, nei settori istruzione, cibo, casa e reti di sicurezza sociale per le famiglie povere.

Altre associazioni islamiche che hanno subito le irruzioni e la confisca di attrezzature, includono l’Associazione della Gioventù Mussulmana (Hebron), che gestisce 12 scuole nel Governatorato di Hebron (3.500 studenti), il Soccorso Medico Islamico, a Jenin, la Società Caritativa Zakat, in Tulkarem, ed una piccola società di beneficenza ed associazione di donne in Gerusalemme Est; queste ultime due sono state anche chiuse d’autorità.

 

Le restrizioni al movimento continuano ad interrompere l’accesso ai servizi ed ai  luoghi di lavoro

La maggior parte delle limitazioni di movimento imposte nella precedente settimana con l’avvio delle operazioni israeliane in corso, prevalentemente nel Governatorato di Hebron, sono state mantenute in vigore, interrompendo l’accesso delle persone a servizi, mercati e luoghi di lavoro, con conseguenti e notevoli perdite economiche. Durante il periodo cui si riferisce questo rapporto, tre dei principali ingressi alla città di Hebron sono rimasti bloccati per il traffico veicolare, mentre il flusso attraverso i rimanenti tre percorsi è stato controllato da posti di blocco. Durante la settimana l’accesso alle località vicine è stato chiuso ad intermittenza, in base allo svolgimento delle operazioni di ricerca e di arresto.

Gli ultimi sviluppi: dal 24 giugno vi è stato un rilassamento progressivo nelle restrizioni di accesso da e per la città di Hebron, ma la situazione resta fluida, con alcuni ostacoli rimossi e successivamente ripristinati.

La grande maggioranza degli abitanti del Governatorato di Hebron sono rimasti soggetti ad una serie di ulteriori limitazioni di movimento, tra cui: il divieto per gli uomini di età compresa tra 16 e 50 anni di attraversare il posto di blocco di Wadi an Nar che controlla l’unico percorso disponibile per la maggior parte dei palestinesi tra il centro ed il sud della Cisgiordania; l’invalidazione dei permessi per accedere a Gerusalemme Est, Israele ed alcuni insediamenti colonici; il divieto agli uomini di età compresa tra 20 e 50 anni di recarsi in Giordania attraverso il Ponte di Allenby.

Nel nord della Cisgiordania gli ingressi principali ai villaggi di ‘Izbet at Tabib ed ‘Azzun (Qalqiliya) sono rimasti chiusi per la seconda settimana consecutiva, costringendo i residenti ad utilizzare una lunga deviazione per raggiungere i principali servizi ed i luoghi di lavoro nella città di Qalqiliya, in tal modo aumentando i costi di trasporto. Circa 280 residenti di ‘Izbet at Tabib sono costretti ad utilizzare una deviazione di 17 km e 10.000 residenti di ‘Azzun sono costretti a percorrere 40 km avanti e indietro, rispetto ai 7,5 km del normale percorso prima che venisse chiusa la strada principale.

 

Sei palestinesi feriti da coloni israeliani

In questa settimana si sono registrati otto attacchi perpetrati da coloni israeliani contro palestinesi, con lesioni o danni alle loro proprietà; un numero vicino alla media settimanale di questo tipo di episodi dall’inizio dell’anno. Altri quattro episodi hanno invece riguardato attacchi palestinesi a veicoli israeliani, risultando in danni a veicoli.

Nel complesso, sei palestinesi sono stati feriti da coloni israeliani durante la settimana. Due di loro sono agricoltori feriti mentre lavoravano la loro terra: uno pugnalato il 22 giugno nel villaggio di Ar Ramadin (Hebron) e l’altro colpito con pietre vicino all’insediamento colonico di Bracha, a Nablus, il 20 giugno. Altri quattro palestinesi sono stati attaccati, in quattro episodi separati, mentre viaggiavano nei pressi di insediamenti colonici: presso l’insediamento di Yitzhar, a Nablus; sulla strada 60 a Hebron e in Sinjil, a Ramallah (con lancio di pietre); nei pressi dell’insediamento di Talmon, a Ramallah (con sparo di bombolette di gas).

In altri due incidenti, il 19 giugno, coloni hanno lanciato pietre contro case palestinesi nella città di Al Bireh (Ramallah), danneggiando una casa ed un’automobile; e anche tagliato pneumatici e spruzzato scritte su dieci automobili palestinesi nel quartiere di Beit Hanina di Gerusalemme Est.

In quattro episodi distinti, il 18, 19 e 21 giugno, nei Governatorati di Ramallah e di Gerusalemme, palestinesi hanno lanciato pietre o molotov a veicoli con targa israeliana, causando danni a quattro auto ed un autobus; non sono state segnalate lesioni a persone.

 

Aumentano le demolizioni e gli sfollamenti nel Governatorato di Hebron

Il 17 e 18 giugno, nell’Area C della Cisgiordania, le autorità israeliane, a motivo della mancanza dei permessi di costruzione israeliani, hanno demolito un totale di 14 strutture di proprietà palestinese, sfollando 42 persone, circa la metà delle quali minori, ed interessandone almeno altre 50. Quasi l’80% delle strutture demolite (11) si trovavano nel Governatorato di Hebron, rispetto a solo il 7% dall’inizio del 2014.

Le strutture interessate nella zona di Hebron erano sei case ed un ricovero per animali nel villaggio di Bani Na’im, una casa in costruzione nel villaggio di Idhna, una cisterna per acqua utilizzata per l’irrigazione nella città di Hebron, ed un locale ad uso agricolo nel Campo Profughi di Al Fawwar. Ancora nella zona di Hebron, le autorità israeliane hanno distrutto una strada (lunga 700 metri) situata in Area C e che collegava la Comunità di Khallet al Maiyya ad una strada principale; il tratto di strada era stato realizzato quasi tre anni fa con il sostegno di un donatore internazionale. Le restanti strutture demolite in questa settimana comprendono due abitazioni ed una cisterna d’acqua nel villaggio di Al-Khader (Betlemme), causando lo sfollamento di 22 persone, tra cui otto minori.

Ancora in questa settimana, il 21 giugno, nei confronti di un caseificio-fattoria situato nella parte di Area C della città di Hebron, appartenente alla Organizzazione Caritativa Islamica di Hebron (vedi sopra), è stato emesso un avviso che precede di 72 ore la sua demolizione a causa della mancanza di un permesso di costruzione, sulla base di un ordine di demolizione pendente dal 2002.

Infine, il 23 giugno, i militari israeliani hanno emesso un ordine di demolizione contro la casa della famiglia di due palestinesi (padre e figlio) del villaggio di Idhna (Hebron), arrestati oltre un mese fa poiché sospettati dell’uccisione di un poliziotto israeliano nella città di Hebron nell’aprile 2014. 13 tredici persone, tra cui otto minori, sono a rischio di sfollamento. La politica delle demolizioni punitive da parte delle autorità israeliane è stata ufficialmente sospesa nel 2005 e, ad eccezione di un caso a Gerusalemme Est, nel 2009, non più praticata da allora.

 Striscia di Gaza (Gaza Strip)

 Dieci civili feriti nella Striscia di Gaza

La tensione in Gaza è rimasta alta per la secondo settimana consecutiva. L’aviazione israeliana ha lanciato numerosi attacchi aerei su tutta la Striscia di Gaza, mirando soprattutto a siti di addestramento militare. Nove civili palestinesi, tra cui quattro minori, sono stati feriti da finestre in frantumi e almeno due case, quattro laboratori e un magazzino di stoccaggio (tutti in Gaza City) sono stati danneggiati. Gruppi armati palestinesi hanno continuato a lanciare razzi contro il sud di Israele: alcuni sono caduti in zone aperte, altri sono stati intercettati in volo; non sono stati segnalati feriti o danni alle proprietà. Uno dei razzi è caduto entro la Striscia di Gaza, nella città di Beit Hanoun, danneggiando una casa.

Il 20 giugno, un giovane palestinese è stato colpito e ferito dalle forze israeliane di guardia alla recinzione che hanno aperto il fuoco verso un gruppo di giovani che lanciavano loro delle pietre. In un altro episodio, un palestinese è stato arrestato dalle forze israeliane mentre, secondo quanto riferito, cercava di attraversare il recinto per entrare in Israele portando una bomba a mano. Ancora in questa settimana, carri armati e bulldozer israeliani sono entrati per circa 100 metri nella Striscia ed hanno condotto un’operazione di livellamento del terreno prima di ritirarsi.

In almeno sei occasioni, durante il periodo di riferimento, forze navali israeliane hanno aperto il fuoco verso di avvertimento verso barche da pesca palestinesi che si avvicinavano o avevano superato il limite di pesca di sei miglia nautiche imposto da Israele. Nessun ferito è stato segnalato, ma sono state danneggiate attrezzature per la pesca. In uno di questi incidenti, il 19 giugno, le forze israeliane, secondo quanto riferito, hanno ordinato a due pescatori di gettarsi in acqua e di nuotare verso la motovedetta; li hanno poi arrestati e sequestrato la loro barca e le attrezzature per la pesca. I due pescatori sono stati rilasciati poco dopo, senza la loro barca.

Ancora in questa settimana, il 19 giugno, cinque membri di un gruppo armato palestinese sono stati uccisi, secondo quanto riferito, dal crollo di una struttura sotterranea in cui stavano operando.

 

Parzialmente riaperto il valico di Kerem Shalom

Dopo la chiusura parziale della scorsa settimana per due giorni, il 17 giugno le autorità israeliane hanno riaperto il valico di Kerem Shalom solo per le importazioni. La pur limitata uscita di merci [da Gaza] è stata bloccata il 9 giugno, secondo quanto riferito a causa del guasto di una apparecchiatura di controllo (uno scanner), e non è più stata ripristinata. Di conseguenza due spedizioni di prodotti agricoli, programmate per uscire da Gaza in questa settimana verso mercati internazionali, sono state fermate. Dall’inizio del 2014, solo 84 camion di prodotti agricoli selezionati sono stati autorizzati ad uscire da Gaza, rispetto ad una media settimanale di 240 camion di prodotti (di una più ampia gamma) esportati nel corso del primo semestre del 2007, prima dell’istituzione del blocco.

 

Pressoché bloccato per i palestinesi il transito attraverso Israele ed Egitto

Il valico di Erez per i passeggeri è rimasto chiuso dal 13 giugno, impedendo alla stragrande maggioranza dei titolari di permessi (soprattutto pazienti anziani, uomini d’affari e personale delle organizzazioni internazionali) di uscire o entrare in Gaza. Solo a casi umanitari urgenti pre-autorizzati ed a cittadini stranieri è stato eccezionalmente permesso di transitare.

Inoltre, il 19 giugno, le autorità egiziane hanno chiuso il valico di Rafah dopo la sua apertura per quattro giorni. Durante tali giorni (tra il 14 ed il 18 giugno), circa 4.600 persone, soprattutto pellegrini e casi prioritari, hanno attraversato in entrambe le direzioni, mentre, per motivi sconosciuti, a 107 viaggiatori è stato negato l’ingresso in Egitto. Secondo l’Autorità di Frontiera e di Valico di Gaza, almeno 10.000 “viaggiatori prioritari” sono registrati ed in attesa di attraversare in Egitto, compresi pazienti, studenti e titolari di visto per Paesi terzi.

 

La Centrale elettrica di Gaza a rischio di chiusura totale

Prima della fine della settimana di riferimento, la Centrale Elettrica di Gaza aveva già esaurito la sua scorta di combustibile, compresa la riserva di emergenza, e stava per chiudere completamente. Ciò a seguito dell’esaurimento dei fondi donati dal governo del Qatar per l’acquisto di carburante. Il 25 giugno, tuttavia, una quantità limitata di carburante è stata consegnata alla Centrale attraverso il valico di Kerem Shalom, evitando così la sua chiusura  immediata; la fonte e il meccanismo di tale finanziamento non sono noti. La Centrale Elettrica necessita di almeno 260.000 litri/giorno di carburante per continuare ad operare al livello attuale (due turbine su quattro). Se la Centrale dovesse arrestarsi, il programma delle interruzioni di energia elettrica potrebbe aumentare dalle attuali 12 alle 18 ore/giorno in media. I tagli di energia elettrica perturbano la vita quotidiana dell’intera popolazione (1,7 milioni persone), incidendo sulla erogazione dei servizi vitali, come la salute, l’acqua ed i servizi igienico-sanitari.

 

Preoccupazione, nella crisi degli stipendi, per l’ulteriore deterioramento dei servizi

C’è crescente preoccupazione per un potenziale ulteriore deterioramento dei servizi, mentre l’Unione dei Dipendenti Pubblici della Striscia di Gaza chiama allo sciopero generale per protestare contro il mancato pagamento degli stipendi alla maggior parte dei dipendenti pubblici. Circa 40.000 persone impiegate dal precedente governo di Hamas, di cui circa 18.000 nei servizi di sicurezza, 6.000 nel settore sanitario e 5.000 nel settore dell’istruzione, hanno ricevuto solo stipendi parziali dall’agosto 2013 e nessun pagamento dallo scorso aprile. Le istituzioni pubbliche di Gaza segnalano che una quota crescente del loro personale non si presenta al lavoro a causa della incapacità di affrontare i costi del trasporto.

 

 

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