Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati 11-17 marzo 2014

Apr 2, 2014 | Notizie, Rapporti Palestina OCHA

UNITED NATIONS –  Office for the Coordination of Humanitarian Affairs 

ocha

Office for the Coordination of Humanitarian Affairs

www.ochaopt.org

Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati

Riguardante il periodo:   11 – 17 marzo 2014

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono infor-mazioni, corredate da dati numerici e grafici statistici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori pa-lestinesi occupati.   nota: sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

Assopace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano i Rapporti OCHAoPt e li rende disponibili in due formati:

a). Rapporti settimanali (come quello che state leggendo): sono la traduzione in italiano della edizione inglese dei Rap-porti; non sono riprodotti i grafici statistici. La prima pagina presenta uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.   nota: sono scaricabili dal sito Web di Assopace – gruppo di Rivoli, alla pagina: https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

b). Riepiloghi mensili: sono la collazione dei riassunti dei Rapporti settimanali usciti nel mese.
nota: sono scaricabili dal sito Web di Assopace – gruppo di Rivoli, a quest’altra pagina https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu

Riassunto

Cisgiordania

  • Raddoppia il numero di feriti palestinesi negli scontri: oltre 70, di cui 27 minori. Dinamica prevalente: i palestinesi lanciano pietre, le forze israeliane lanciano gas lacrimogeni e sparano proiettili di metallo gommato e proiettili veri.
  • Tre palestinesi feriti e oltre 70 ulivi danneggiati in attacchi di coloni israeliani.
  • Hebron: attacchi di coloni e restrizioni sugli spostamenti hanno indotto migliaia di palestinesi a lasciare le loro case.
  • Basso livello di demolizioni in Area C: a Gerusalemme demolita la casa di una famiglia palestinese (10 persone) e demolito un impianto di lavaggio auto ad Al ‘Eizariya.
  • Forze aeree israeliane colpiscono e uccidono 3 membri di un gruppo armato palestinese. La fazione armata lancia oltre 100 razzi verso il sud di Israele: vengono intercettati o cadono in aree aperte; alcuni cadono entro la Striscia e uccidono una donna, feriscono 5 persone, danneggiano 2 case. Ulteriore risposta delle forze aeree  e dell’esercito israeliano: 3 civili feriti.
  • Centrale elettrica di Gaza: la mancanza di combustibile causa blackout elettrici che sconvolgono la vita quotidiana e l’erogazione di acqua potabile, il trattamento dei reflui ed i servizi sanitari.
  • Chiuso il valico di Rafah: migliaia di persone (malati necessitanti di cure mediche, studenti e titolari di visti per paesi terzi) attendono di passare in Egitto.

Striscia di Gaza

Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt

riguardante il periodo:  11 – 17 marzo 2014

 Cisgiordania (West Bank)

 Oltre 70 palestinesi feriti dalle forze israeliane

In questa settimana è avvenuto un significativo aumento del numero di palestinesi feriti negli scontri con le forze israeliane: un totale di 70 palestinesi, tra cui 27 minori, sono stati feriti, più del doppio della media settimanale del periodo 1° gennaio – 10 marzo 2014. Nella maggior parte degli scontri si è assistito al lancio di pietre da parte dei palestinesi e, da parte delle forze israeliane, all’uso di gas lacrimogeni e di armi da fuoco con proiettili di metallo gommato e proiettili veri.

Per diversi giorni, in questa settimana, ci sono stati scontri dentro e intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme, in seguito all’imposizione, da parte delle autorità israeliane, di restrizioni legate all’età sull’accesso dei fedeli al complesso della Moschea di Al Aqsa.  In totale 18 palestinesi sono stati feriti in questi incidenti. Durante la settimana la tensione è stata alta anche a causa delle ripetute entrate nel complesso di gruppi israeliani scortati dai soldati.

Nelle ultime settimane ci sono stati diversi scontri dentro e intorno al complesso per protestare contro l’aumento della frequenza dell’entrata nel complesso di gruppi israeliani scortati dalle forze israeliane, così come per la ricorrente imposizione di restrizioni di età all’entrata in Al Aqsa per pregare. Dal marzo 2013, 120 palestinesi sono stati feriti in scontri avvenuti per questi motivi.

Altri 22 palestinesi, 12 dei quali minori, sono stati feriti in diversi scontri nel Governatorato di Ramallah, per lo più nei pressi di checkpoint israeliani, incluse le proteste per l’uccisione, avvenuta la scorsa settimana, di uno studente universitario 22enne del villaggio di Beitin (Ramallah). Scontri intermittenti si sono verificati anche all’ingresso del villaggio di Beit Ummar (Hebron), causando il ferimento di altri 11 palestinesi, tra cui nove minori.

Durante il periodo di riferimento sono continuate le sistematiche proteste settimanali contro la barriera, contro le restrizioni di accesso e contro l’espansione degli insediamenti colonici israeliani. Nel villaggio di Kafr Qaddum (Qalqiliya), otto palestinesi, tra cui due minori, sono rimasti lesionati dall’inalazione di gas lacrimogeno durante la manifestazione contro la chiusura di uno degli ingressi principali del villaggio. Nel villaggio di Bil’in (Ramallah) una attivista internazionale è stata colpita alla schiena e ferita da un candelotto di gas lacrimogeno durante la protesta contro la costruzione del Muro.

Nella settimana, le forze israeliane hanno effettuato 80 operazioni di ricerca-arresto in diversi luoghi della Cisgiordania, un numero leggermente inferiore alla media settimanale dall’inizio del 2014. Due di queste operazioni, nel Campo rifugiati di Askar (Nablus) e nel villaggio di An Nabi Saleh (Ramallah), hanno innescato scontri durante i quali sono stati feriti tre palestinesi.

Tre palestinesi feriti e oltre 70 ulivi danneggiati da coloni israeliani

In questa settimana, OCHA ha registrato quattro incidenti collegati ai coloni: in uno è avvenuto il ferimento di tre palestinesi e negli altri tre sono stati danneggiati oltre 70 ulivi;  non sono stati registrati danni o ferimenti di coloni israeliani.

Durante questa settimana, il numero di attacchi comportanti vittime o danni effettuati da coloni israeliani è di due sotto la media settimanale dall’inizio del 2014 (fino al 10 marzo).

Il più grave degli episodi di questa settimana è accaduto il 16 marzo, nei pressi del checkpoint di Za’tara (Salfit), quando un gruppo di coloni israeliani ha scagliato una bottiglia di vetro contro un mezzo di trasporto pubblico palestinese, ferendo tre dei suoi passeggeri e causando danni al veicolo.

In un altro incidente che ha avuto luogo nella Città Vecchia di Hebron il 17 marzo, coloni israeliani hanno lanciato un candelotto di gas lacrimogeno all’interno di una casa palestinese sulla Al Shalaleh Street; non ci sono stati danni né feriti poiché famiglia è riuscita ad uscire immediatamente dalla casa.

I sistematici attacchi dei coloni, insieme alle restrizioni imposte dalle forze israeliane sul movimento dei palestinesi in tale parte della città, negli ultimi anni hanno costretto migliaia di residenti a lasciare le loro case.

Ancora in questa settimana, secondo quanto riferito, coloni israeliani hanno abbattuto o danneggiato 73 ulivi di proprietà palestinese, in tre diverse località. L’episodio più importante è avvenuto nel villaggio di Jalud (Nablus), dove, secondo il consiglio del villaggio, 55 alberi sono stati irrorati con una sostanza chimica e danneggiati.

Gli alberi erano stati piantati su un appezzamento di terreno situato in Area B, tra gli insediamenti colonici illegali di Esh Kodesh e Ahia. Negli ultimi anni, i residenti di Jalud, in particolare i contadini, hanno sofferto di sistematici attacchi e intimidazioni da parte di coloni residenti in questi due insediamenti illegali [non autorizzati neanche da Israele, n.d.t.], attacchi e intimidazioni che hanno compromesso i loro mezzi agricoli di sussistenza e la loro sicurezza.

I restanti ulivi danneggiati nella settimana, presumibilmente da coloni israeliani di Susiya e Brachah, si trovavano nei villaggi di Susiya (Hebron) e Burin (Nablus). Questi danneggiamenti portano a 3.850 il numero di alberi vandalizzati da coloni israeliani dall’inizio del 2014, a fronte dei 2.000 alberi danneggiati durante l’equivalente periodo del 2013.

Continua ad essere relativamente basso il numero di demolizioni: sfollata a Gerusalemme una famiglia beduina palestinese

È proseguita, durante la settimana, la bassa intensità di demolizioni osservata dall’inizio di febbraio 2014. Durante il periodo sono state demolite due strutture in Area C, numero in calo rispetto alla media settimanale del mese precedente; non sono state registrate demolizioni in Gerusalemme Est.

Il 12 marzo, le autorità israeliane hanno demolito un casa nella comunità beduina di Jabal al Baba (Gerusalemme), mancante del permesso israeliano di costruzione; una famiglia di 10 persone, tra cui cinque minori, è stata sfollata. La famiglia ha affermato che non è stato concesso un tempo sufficiente per evacuare i loro effetti personali prima della demolizione. Alla fine di febbraio 2014, per altre 18 strutture di questa comunità, finanziate da donatori internazionali, sono stati emessi ordini di demolizione e cessazione-lavori. Jabal al Baba è una delle 18 comunità beduine sulle colline ad est di Gerusalemme a rischio di trasferimento forzato a causa di un “piano di delocalizzazione” sviluppato dalle autorità israeliane. Questa zona è stata assegnata all’espansione degli insediamenti colonici israeliani, inclusi nel piano E1, che prevede la realizzazione di migliaia di abitazioni e unità commerciali per i coloni, creando un centro abitato continuo tra l’insediamento colonico di Ma’ale Adummim e Gerusalemme.

Nello stesso giorno, sempre in Area C, nella città di Al ‘Eizariya, nel Governatorato di Gerusalemme, a motivo della mancanza di un permesso rilasciato da Israele, le autorità israeliane hanno demolito una struttura per il lavaggio delle auto appartenente ad una famiglia palestinese. Lo stesso impianto era già stato demolito il 17 febbraio di quest’anno e successivamente ricostruito.

Durante la settimana, le autorità israeliane hanno emesso sette ordini di demolizione e cessazione-lavori nei confronti di tre case, una delle quali abitata, nel villaggio di Bani Naim, contro due cisterne d’acqua in Al Fakhiet (entrambi in Hebron), e nei confronti di alcuni ricoveri per animali nei villaggi di Beit Nuba e Beit Liqya (Ramallah), interessando almeno cinque famiglie.

Striscia di Gaza (Gaza Strip)

 Intensificazione delle ostilità tra Gaza ed Israele

Questa settimana ha visto il più grave crescendo di ostilità in Gaza e nel sud di Israele dalla fine dell’offensiva “Pilastro di Difesa”, nel mese di novembre 2012. L’escalation è iniziata l’11 marzo, quando le forze aeree israeliane (IAF), hanno bersagliato e ucciso tre membri di un gruppo armato palestinese che, viene riferito, erano in procinto di sparare alle forze israeliane che stavano conducendo una incursione a nord est di Rafah. In reazione, il giorno successivo, la fazione armata ha lanciato oltre 100 razzi verso Israele. Alcuni razzi sono caduti in Israele, in aree aperte, con limitati danni alle proprietà, altri sono stati intercettati in volo oppure sono caduti all’interno dello stesso territorio di Gaza. Uno di questi ultimi ha colpito una casa a Beit Hanoun, uccidendo una donna 52enne e ferendo altre cinque persone, tra cui tre minori; due case sono state gravemente danneggiate.

Dopo il lancio dei razzi palestinesi, le forze aeree israeliane hanno condotto decine di attacchi aerei, integrati da sporadici cannoneggiamenti di carri armati, prendendo di mira, secondo quanto riferito, strutture militari nella Striscia di Gaza; uno degli attacchi aerei, indirizzato ad un tunnel sotto il confine tra Gaza e l’Egitto, ha provocato il ferimento di tre civili.

Come osservato nelle ultime due settimane, le forze di sicurezza delle autorità locali di Gaza hanno impedito ai manifestanti di avvicinarsi alla recinzione che separa la Striscia di Gaza da Israele, evitando, in tal modo, gli scontri con le forze israeliane. Durante la settimana, tuttavia, in due occasioni, le forze israeliane hanno sparato colpi di avvertimento verso contadini presenti nell’Area ad Accesso Ristretto (ARA), lungo la recinzione con Israele, costringendoli ad allontanarsi, senza causare feriti.

Inoltre, le forze israeliane hanno arrestato un 19enne che aveva tentato di attraversare il recinto per entrare in Israele.

Ancora in questa settimana, in almeno sette occasioni, le forze navali israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento verso pescatori che si avvicinavano al limite di pesca imposto da Israele (sei miglia nautiche dalla costa).

In uno degli episodi, un pescatore è stato ferito, altri due sono stati arrestati e la loro barca sequestrata. Inoltre, in due occasioni, le forze navali egiziane hanno sparato colpi di avvertimento in direzione di barche da pesca palestinesi che si avvicinavano al confine egiziano; non sono stati segnalati feriti o danni.

Spenta per due giorni la Centrale elettrica di Gaza

La Centrale elettrica di Gaza (GPP), dopo aver esaurito tutte le sue riserve di carburante, è stata costretta a chiudere dal 15 al 16 marzo, facendo così aumentare i blackout elettrici da 12 a ben 18 ore al giorno, in tutta la Striscia di Gaza. Il progressivo esaurimento delle riserve di combustibile della Centrale si è verificato per la mancanza dei fondi necessari al rinnovo delle riserve.

Benché il Governo del Qatar si fosse impegnato ad effettuare in settimana un finanziamento di emergenza per l’acquisto di combustibile, esso non ha potuto essere consegnato fino al 16 marzo, a causa della chiusura del valico di Kerem Shalom il 13 marzo, a seguito del crescendo di ostilità tra Gaza e Israele.

Il 9 e 10 marzo, 401.000 litri di carburante erano arrivati alla Centrale attraverso il valico di Kerem Shalom, a fronte di 2.160.000 di litri entrati durante la settimana precedente. La quantità di combustibile entrato in questa settimana è la più bassa da metà dicembre 2013, quando la Centrale ha ripreso ad operare parzialmente con combustibile donato dal governo del Qatar. La quantità di carburante entrato in questa settimana rappresenta solo il 10% del fabbisogno settimanale necessario affinché la Centrale possa operare a piena capacità. Fino a questa settimana, la Centrale è stata operativa al 50% della sua piena potenza, producendo circa 60 megawatt, con interruzioni pianificate di energia elettrica di 12-16 ore per giorno. Le interruzioni di corrente continuano a sconvolgere la vita quotidiana in Gaza, in particolare per il normale accesso ai servizi di base comprendenti l’acqua potabile, il trattamento dei reflui ed i servizi sanitari.

Migliaia di persone sono in attesa di entrare in Egitto

Il valico di Rafah con l’Egitto è rimasto chiuso per il quinto giorno consecutivo dal 13 marzo. Dall’inizio del 2014, circa 1.350 persone/settimana sono transitate attraverso il valico in entrambe le direzioni, a fronte delle 9.380 dell’equivalente periodo del 2013. Diverse migliaia di persone, compresi malati necessitanti di cure mediche, studenti e titolari di visti per paesi terzi, sono in attesa di passare in Egitto. Dal 6 febbraio le autorità egiziane hanno consentito il transito attraverso Rafah solo a pellegrini autorizzati, diretti alla Mecca.

Chiuso il valico di Erez

A seguito della escalation di ostilità, le autorità israeliane hanno chiuso il valico di Erez il 13 marzo fino alla fine di questo periodo di riferimento (17 marzo), limitando il passaggio ai casi umanitari. Nonostante la chiusura, le autorità israeliane hanno agevolato l’uscita di un numero limitato di casi medici urgenti bisognosi di cure in Cisgiordania o negli ospedali israeliani. Durante il periodo è stato impedito l’attraversamento del valico di Erez in entrambe le direzioni ad almeno 53 dipendenti di ONG internazionali.

 

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