A Roma attivisti italiani e palestinesi insieme per la giornata internazionale dei detenuti nelle carceri israeliane

Apr 28, 2014 | Campagne, Notizie

prigionieri palestinesiIncappucciati e legati per la libertà dei prigionieri palestinesi

La settimana di mobilitazione nazionale e internazionale per la libertà dei prigionieri palestinesi si è conclusa nella Capitale il 17 aprile. Durante la manifestazione romana a Campo de’ Fiori, a cui ha preso parte anche Fadwa Barghouthi, avvocato e moglie di Marwan Barghouthi, primo parlamentare palestinese ad essere arrestato dalle autorità israeliane, attivisti italiani e palestinesi si sono incappucciati e legati. Il flash-mob è stato realizzato dalla campagna Free Marwan Barghouthi and all Palestinian Prisoners, lanciata da una delegazione internazionale lo scorso ottobre da Robben Island (Sudafrica), proprio nella cella in cui Mandela trascorse il suo lungo periodo di prigionia. Attraverso il flash-mob, i giovani palestinesi e italiani hanno voluto denunciare le gravi violazioni di diritti umani subite dai 5224 prigionieri nelle carceri israeliane. Solo negli ultimi dieci anni, secondo dati Unicef, oltre 7 mila minori sono stati arrestati e detenuti nelle carceri di Israele e di essi, il 90 % ha subito torture.  

L’intento è di far conoscere la situazione dei prigionieri attraverso un’intensa attività di advocacy, ossia facendo pressione su opinione pubblica e istituzionitesa alla liberazione dei prigionieri, una delle questioni più urgenti che sembra impedire un qualsiasi concreto processo di pace. La liberazione dei prigionieri politici era stata prevista dagli accordi di Oslo, ma le autorità israeliane non hanno rispettato quanto stabilito e non solo in riguardo ai prigionieri. Anche l’occupazione militare continua incessantemente.

Le trattative di pace con Israele di queste settimane sono in continua evoluzione, vista anche la recente riconciliazione tra le due fazioni Hamas e Al-Fatah che sembrerebbe spianare la strada ad nuovo Governo palestinese di unità nazionale. Ma Barghouthi, così come gran parte della classe dirigente palestinese, è tornato ad affermare che finché non saranno rilasciate le migliaia di persone detenute nelle carceri israeliane, nessuna disposizione scritta riuscirà a garantire la pace.

Perché il volto della campagna è proprio quello di Marwan Barghouthi? Molti lo definiscono il “Mandela palestinese”. Nel giugno del 2004 Marwan è stato condannato a cinque ergastoli, accusato di omicidi e attentati terroristici. Egli ha sempre dichiarato di essere innocente dei capi d’imputazione elevati contro di lui. Nel 2001 é stato sventato un tentativo d’assassinio ai danni di Barghouthi, che l’esercito israeliano stava preparando.

Egli ha sostenuto la lotta armata, intesa come forma di resistenza e difesa dagli attacchi dell’esercito israeliano, senza mai approvare e sostenere attentati suicidi contro i civili. Non tutti colgono la linea, affatto sottile, che divide queste due forme d’azione. Proprio per questo Nelson Mandela e Barghouthi non sono mai stati “terroristi”. Nel 2002 Barghouthi ha dichiarato al Washington Post “Non sono un terrorista, ma non sono neppure un pacifista. Sono semplicemente un normale uomo della strada palestinese, che difende la causa che ogni oppresso sostiene: il diritto di difendermi in assenza di ogni altro aiuto che possa venirmi da altre parti”.

 La Dichiarazione di Robben Island sottolinea chiaramente che  “Occupazione e Pace sono incompatibili. L’occupazione, in tutte le sue manifestazioni, deve terminare, in modo che la libertà e la dignità possano prevalere e il conflitto cessi. Nonché per la sicurezza dei popoli della regione”. La settimana di eventi culturali e di protesta appena conclusa, ha voluto lanciare un chiaro messaggio alla società civile, c’è bisogno di attivarsi. Lo si può fare sottoscrivendo la Dichiarazione di Robben Island, manifesto della campagna,  oppure dando vita a comitati locali, che operano sul territorio in sinergia con il comitato nazionale, nell’ambito della campagna internazionale. In Italia sono già stati creati comitati a Vicenza, Ravenna, Genova, Firenze, Roma, Palermo. In piazza Campo de’ fiori i giovani palestinesi hanno dimostrato che la Palestina è davvero “fuori l’uscio di casa” e non perdono mai occasione di manifestare amore per la loro terra, che alcuni di loro non hanno neanche mai visto.  Soprattutto al loro fianco, possiamo fare molto.

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