Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati

Feb 17, 2014 | Notizie, Rapporti Palestina OCHA

UNITED NATIONS –  Office for the Coordination of Humanitarian Affairs 

ocha

Office for the Coordination of Humanitarian Affairs

www.ochaopt.org

Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati

Riguardante il periodo:   28 gennaio – 3 febbraio 2014

I Rapporti UN OCHAoPt vengono pubblicati ogni settimana in lingua inglese, araba ed ebraica. A partire dal gennaio 2013 il gruppo territoriale di Rivoli della “Associazione per la pace” (Assopacerivoli) ne fa la traduzione in italiano e la invia a chi ne è interessato.

In questa pagina, immediatamente dopo il testo di questa nota, è contenuto il riassunto (in circa 1600 caratteri, spazi compresi) del Rapporto OCHAoPt relativo al periodo sopra indicato. Nelle pagine successive è invece riportato il testo completo del Rapporto, in italiano. I Rapporti originali (in lingua inglese, corredati di grafici statistici) sono reperibili sul sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

Nel sito web di Assopacerivoli (https://sites.google.com/site/assopacerivoli), alla pagina rapporti-onu, potete trovare i rias-sunti dei rapporti precedenti, raggruppati per mese, a partire da gennaio 2013. Alla pagina: rapporti-settimanali-integrali sono invece disponibili i Rapporti settimanali integrali (testo completo+riassunto), in italiano, a partire dall’ottobre 2013.

Riassunto

Cisgiordania

  • Campo profughi-Al-Jalazoun: forze israeliane uccidono operaio palestinese in circostanze controverse. Seguono scontri; 21 palestinesi feriti.
  • Al Arroub: feriti 2 soldati israeliani da pietre e 10 palestinesi da proiettili gommati.
  • Gerusalemme Est: nove palestinesi picchiati durante operazione di polizia.
  • Aumentati i feriti da arma da fuoco: 19 dei 55 della settimana.
  • In incidenti collegati a coloni feriti 4 palestinesi a Nablus e a Silwad.
  • Coloni illegali danneggiano 425 ulivi a Turmus’ayya e terreni a Ibei Hanahal. Ad Al Khader installano un capannone e piantano ulivi su terreni palestinesi; a Kisan spianano 20 ettari di terra ed installano una roulotte: metodi ricorrenti di espansione di insediamenti colonici illegali.
  • Incremento significativo di demolizioni e sfollamenti nella Valle del Giordano (area C, 14.700 ab. di cui 6.000 rifugiati): 52 comunità di pastori (su 60) rischiano sfollamento coatto. Coordinatore umanitario ONU e UE invitano Israele a fermare i trasferimenti forzati.
  • Razzi palestinesi verso sud-Israele, senza danni. Incursioni aeree israeliane provocano 10 feriti e danni ad abitazioni, scuole, serre; uccisi 1.200 animali.
  • Zone ad accesso ristretto: 7 palestinesi feriti lungo la recinzione; 7 casi di apertura del fuoco di avvertimento verso pescatori.
  • Valico Rafah chiuso; transitano materiali per progetti di costruzione del Qatar.
  • Valico di Kerem Shalom: incrementato transito merci per progetti internazionali; permane divieto per settore privato costruzioni.
  • Sempre più scarse le riserve di carburante; Centrale elettrica al 50%.

Striscia di Gaza

Testo completo del Rapporto

Riguardante il periodo:  28 gennaio – 3 febbraio 2014

 Cisgiordania (West Bank)

 Un palestinese ucciso e 55 feriti dalle forze israeliane; preoccupazione per il crescente utilizzo delle armi

Il 29 gennaio, le forze israeliane hanno sparato e ucciso un operaio palestinese20enne, del Campo Profughi di Al-Jalazoun (Ramallah), che stava lavorando per un progetto di riparazione di una strada. Le circostanze dell’incidente sono controverse. Secondo i media israeliani, l’esercito israeliano sostiene che l’uomo aveva aperto il fuoco contro i soldati i quali, in risposta, gli hanno sparato. Secondo le testimonianze di testimoni oculari raccolte dal Centro Palestinese per i Diritti Umani, i soldati sulla torre di guardia hanno ordinato all’uomo di camminare verso di loro e hanno aperto il fuoco senza ragione. Testimoni oculari hanno riferito che le forze israeliane hanno ritardato per due ore l’accesso dell’ambulanza arrivata sul posto per evacuare il corpo.

L’incidente ha innescato, nei giorni successivi, diversi scontri con le forze israeliane all’ingresso del Campo Profughi di Al-Jalazoun, causando il ferimento di 21 palestinesi, 16 dei quali (tra cui due minori) colpiti da proiettili di arma da fuoco. Dal febbraio 2013, vi è stato un aumento della frequenza e della gravità degli scontri tra giovani palestinesi e forze israeliane all’ingresso del campo; scontri che, a tuttora, hanno causato l’uccisione di un minore ed il ferimento di altre 105 persone, tra cui 35 minori.

In questa settimana altri 34 palestinesi, tra cui 11 minori, sono stati feriti in Cisgiordania dalle forze israeliane in diversi altri scontri. Dieci palestinesi sono stati feriti con proiettili di metallo gommato tra l’1 e il 3 febbraio vicino al Campo Profughi di Al Arroub (Hebron), negli scontri innescati dal lancio di pietre contro le forze israeliane e il ferimento di due soldati.

Altri nove palestinesi, tra cui cinque minori, sono stati picchiati e feriti, il 28 gennaio, nel quartiere di Al Issawiya, a Gerusalemme Est, in scontri scoppiati durante un’operazione di polizia. Cinque Palestinesi sono stati feriti nel villaggio di Nabi Saleh (Ramallah), in due scontri: il 31 gennaio, una donna è stata ferita negli scontri durante la dimostrazione settimanale contro l’espansione dell’insediamento colonico di Hallamish sulla terra del villaggio;  due giorni più tardi, altri quattro palestinesi, tra cui un minore, sono rimasti feriti in scontri con le forze israeliane all’ingresso del villaggio.

Questa settimana ha visto una forte diminuzione del numero di feriti (2 rispetto ai 23 della precedente settimana) nella manifestazione settimanale contro la chiusura di lunga data – imposta dai militari israeliani – di una delle principali strade che portano al villaggio di Kufr Qaddum (Qalqiliya), il che potrebbe essere attribuito alla presenza di osservatori delle Nazioni Unite durante la dimostrazione.

Dei 55 palestinesi feriti in questa settimana dalle forze israeliane, più di un terzo (19) sono stati feriti da proiettili di arma da fuoco, un altro terzo da proiettili di metallo gommato ed i restanti da aggressioni fisiche o inalazione di gas lacrimogeno.

L’utilizzo di armi da fuoco da parte dell’esercito israeliano durante gli scontri con i palestinesi è in aumento dall’inizio del 2014, ed è arrivato a causare una media di otto feriti alla settimana rispetto alla media di quattro negli ultimi tre mesi del 2013, e di un ferito alla settimana nel 2012.

 Quattro palestinesi feriti e oltre 540 ulivi danneggiati in eventi collegati ai coloni

In questa settimana ci sono stati sette incidenti con il coinvolgimento di coloni, risultanti in lesioni a palestinesi e danni alle loro proprietà agricole.

Il 30 gennaio, tre palestinesi di Nablus, tra cui un bambino di tre anni, sono rimasti feriti negli scontri scoppiati tra palestinesi e forze israeliane di scorta ad un gruppo di israeliani entrati in città per pregare sulla tomba di Giuseppe.

Il 1° febbraio, una donna palestinese, mentre transitava in auto presso il villaggio di Silwad (Ramallah), è stata ferita dal lancio di pietre effettuato da coloni verso i veicoli palestinesi.

Ancora in questa settimana, coloni israeliani hanno vandalizzato varie proprietà agricole in diversi luoghi della Cisgiordania. L’incidente più grave è avvenuto il 2 febbraio nei pressi del villaggio di Turmus’ayya (Ramallah), quando coloni israeliani del vicino insediamento illegale di Ad Adei hanno tagliato o comunque danneggiato 425  alberelli di ulivo su un terreno appartenente ad una famiglia palestinese.

Negli ultimi dieci anni, le famiglie palestinesi i cui terreni agricoli sono nelle vicinanze dell’insediamento illegale, nell’accedere ai loro appezzamenti sono state oggetto di violenti attacchi da parte dei coloni israeliani, comprese aggressioni fisiche e danneggiamenti ad alberi e immobili; dal 2006, quando OCHA iniziò a registrare gli attacchi, circa 900 alberi appartenenti a famiglie del villaggio di Turmus’ayya sono stati danneggiati da coloni israeliani.

Oltre 115 ulteriori alberi di ulivo sono stati danneggiati in questa settimana da coloni israeliani: 75 alberelli di ulivo in Susiya, 27 alberi di ulivo in Beit Ummar (entrambi in Hebron) e 14 ulivi nel villaggio di Madama (Nablus). Queste azioni portano a 1.429 il numero di ulivi palestinesi danneggiati dai coloni israeliani nel mese di gennaio 2014, oltre il 60% in più rispetto alla media mensile nel 2013 (889).

Nel Governatorato di Betlemme, coloni israeliani provenienti dall’insediamento colonico illegale di Ibei Hanahal, hanno spianato circa 200 dunum (20 ettari) di terra ed installato una roulotte su un terreno vicino al villaggio di Kisan. Il terreno è di proprietà di tre famiglie allargate di Betlemme ed Hebron, le quali riferiscono che le intimidazioni sistematiche dei coloni israeliani della zona hanno ridotto il loro accesso alla terra e, alla fine, le hanno costrette a smettere di coltivarla. Tuttavia hanno continuato a tentare di accedervi per far pascolare il loro bestiame.

Allo stesso modo, coloni israeliani dell’insediamento illegale di Sde Boaz hanno installato un capannone e piantato ulivi su un terreno di 20 dunum di proprietà privata di due famiglie palestinesi del villaggio di Al Khader. Negli ultimi anni, l’impossessamento e la successiva coltivazione di terreni privati palestinesi è diventato una modalità ricorrente di espansione degli insediamenti colonici, minando i mezzi di sussistenza palestinesi.

Nella valle del Giordano le demolizioni di massa costringono 66 persone a sfollare

Il 30 gennaio, le autorità israeliane hanno demolito 36 strutture, tra cui 15 abitazioni, nel piccolo villaggio beduino di Ein Al Hilwa, nella valle del Giordano (Governatorato di Tubas), a motivo della mancanza dei permessi di costruzione rilasciati da Israele. Di conseguenza dodici (12) famiglie, comprendenti 66 persone, tra cui 36 minori hanno dovuto sfollare.

Il giorno precedente, ancora nella valle del Giordano, altre sei strutture erano state demolite ad Al Jiftlik (Governatorato di Jericho), facendo sfollare sette palestinesi.

Il 31 gennaio, James W. Rawley, Coordinatore umanitario delle Nazioni Unite, ha espresso profonda preoccupazione per la crescente spoliazione e sfollamento coatto operato dalle autorità israeliane nei confronti dei palestinesi in Area C, in particolare lungo la Valle del Giordano, ed ha chiesto di fermare le demolizioni.

Queste demolizioni sono fatte nel contesto di un significativo incremento, nella valle del Giordano, di demolizioni e di sfollamenti forzosi nel corso del 2013: i numeri delle strutture demolite e delle persone sfollate sono più che doppi rispetto al 2012 (390 e 590 rispetto a 172 e 279), a fronte di una loro diminuzione nelle altre parti dell’Area C.

Ci sono un totale di 60 zone residenziali palestinesi nell’Area C della Valle del Giordano, con una popolazione stimata in 14.700 persone; di esse circa 6.000 sono registrate come rifugiati. La maggior parte di queste comunità (52 su 60) vive di pastorizia e di allevamento ed è a rischio di demolizione e sfollamento coatto.

L’UE ha espresso grave preoccupazione per le demolizioni di case ed ha invitato Israele a rispettare i suoi obblighi per quanto riguarda le condizioni di vita della popolazione palestinese in Area C, e ad arrestare il trasferimento forzato della popolazione e le demolizioni di abitazioni e infrastrutture palestinesi.

 Striscia di Gaza (Gaza Strip)

 Feriti tra i civili e ingenti danni per le incursioni aeree israeliane

Dopo la relativa calma del precedente periodo di riferimento, sono riprese, in questa settimana, le ostilità tra i gruppi armati palestinesi e le forze israeliane. Il 31 gennaio, fazioni palestinesi hanno lanciato verso il sud di Israele una serie di razzi, nessuno dei quali ha causato lesioni o danni. In risposta, l’aviazione israeliana ha condotto una serie di attacchi aerei in tutta la Striscia di Gaza, che, secondo il portavoce dell’esercito israeliano, ha preso di mira edifici usati per la produzione o lo stoccaggio dei razzi. Tuttavia questi attacchi hanno provocato 10 feriti tra i civili e danni significativi ad abitazioni civili, servizi pubblici e proprietà agricole. Uno degli attacchi, diretto ad un edificio di Beit Lahiya, ha provocato il ferimento di due civili, la morte di circa 1.200 animali da cortile, tra cui 150 capi di bestiame, 400 conigli, 600 piccioni e 60 galline, e danni alle adiacenti strutture, tra cui cinque case, due scuole, un centro educativo e un edificio per uffici. Un altro attacco, diretto ad un edificio all’interno della città di Gaza, si è concluso con il ferimento di due donne e danni a quattro case ed una scuola. Infine, in uno attacco mirato ad un sito a nord ovest di Rafah, sei civili, tra cui un minore ed una donna, sono rimasti feriti, e due case, 13 serre e un pozzo d’acqua sono stati danneggiati.

In precedenza, nello stesso giorno, le forze israeliane avevano aperto il fuoco verso manifestanti che si avvicinavano alla recinzione di separazione tra Gaza e Israele, a est di Jabaliya, a circa 100 metri dalla recinzione: sette civili sono stati feriti, di cui quattro da proiettili di arma da fuoco. Nella settimana si sono verificati almeno tre ulteriori episodi in cui le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento verso civili presenti in aree lungo la recinzione, insieme ad altri sette analoghi episodi avvenuti in mare e che hanno riguardato pescatori di Gaza; non sono state segnalate vittime o danni.

Il 28 gennaio le forze israeliane hanno condotto due limitate incursioni nella Striscia di Gaza, in aree fino a 300 metri dalla recinzione (a sud est di Al-Maghazi e ad est di Khan Younis), e si sono ritirate dopo aver effettuato operazioni di livellamento del terreno.

 Chiuso il valico di Rafah

Per tutto il periodo di riferimento il valico di Rafah è rimasto chiuso al transito di persone. L’ultima apertura del valico è stata effettuata il 27 gennaio, per consentire il viaggio dei pellegrini in Arabia Saudita. La possibilità per gli abitanti della Striscia di transitare attraverso il valico di Rafah è stata pesantemente limitata a partire da luglio 2013, a seguito delle misure restrittive prese dalle autorità egiziane lungo il confine dell’Egitto con Gaza.

Durante il periodo di riferimento, il valico è stato aperto un giorno per consentire l’ingresso nella Striscia di 56 camion di materiali da costruzione destinati ad un progetto finanziato dal governo del Qatar. Nella settimana precedente, nell’arco di tre giorni, erano entrati circa 215 camion di materiali per progetti di costruzione del Qatar.

 Modesto aumento dell’ingresso di materiali da costruzione per i progetti internazionali

In questa settimana (26 gennaio-1 febbraio), quasi 1.000 camion carichi di merci sono entrati nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Kerem Shalom, il 13% in più rispetto alla settimana precedente. L’incremento è principalmente dovuto all’ingresso di una quantità un po’ più alta di materiali di base da costruzione per i progetti attuati dalle organizzazioni internazionali e approvati dalle autorità israeliane (142 camion rispetto ai 48 della settimana precedente).

Nel 2013, per questi tipi di progetti, sono entrati, in media, 190 camion/settimana di materiali da costruzione.

Permane ancora, invece, il divieto israeliano di transito attraverso il valico di materiali da costruzione destinati al settore privato. Questa restrizione, insieme al blocco del contrabbando di materiali da costruzione attraverso i tunnel illegali sotto il confine con l’Egitto, ha provocato una grave carenza di tali materiali, portando al blocco pressoché completo delle attività di costruzione ed alla perdita del reddito da parte di decine di migliaia di famiglie.

Ancora durante il periodo di riferimento, 2,3 milioni litri di carburante industriale sono entrati attraverso il valico di Kerem Shalom per la centrale elettrica di Gaza, un ammontare simile a quello delle precedenti settimane. Benché la Centrale elettrica funzioni solo al 50% della sua potenzialità, il carburante donato dal governo del Qatar si esaurirà, secondo le stime, entro la fine di febbraio. Il 30 gennaio, il Ministero di Gaza della Salute ha riferito che ai principali ospedali di Gaza era rimasto solo il 13% circa del loro combustibile di riserva, bastante, più o meno, per una settimana. Come aiuto di emergenza, il 2 ed il 3 di febbraio, sono stati distribuiti ai principali ospedali 33.000 litri di carburante finanziati dal governo turco.

 

 

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