Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati

Feb 5, 2014 | Notizie, Rapporti Palestina OCHA

UNITED NATIONS –  Office for the Coordination of Humanitarian Affairs 

ocha

Office for the Coordination of Humanitarian Affairs

www.ochaopt.org

Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati

Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati

Riguardante il periodo: 14 – 20 gennaio 2014

nota:

I Rapporti UN OCHAoPt vengono pubblicati ogni settimana in lingua inglese, araba ed ebraica. A partire dal gennaio 2013 il gruppo territoriale di Rivoli della “Associazione per la pace” (Assopacerivoli) ne fa la traduzione in italiano e la invia a chi ne è interessato.

In questa pagina, immediatamente dopo il testo di questa nota, è contenuto il riassunto (in circa 1500 caratteri, spazi compresi) del Rapporto OCHAoPt relativo al periodo sopra indicato. Nelle pagine successive è invece riportato il testo completo del Rapporto, in italiano. I Rapporti originali (in lingua inglese, corredati di grafici statistici) sono reperibili sul sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

Nel sito web di Assopacerivoli (https://sites.google.com/site/assopacerivoli), alla pagina rapporti-onu, potete trovare i rias-sunti dei rapporti precedenti, raggruppati per mese, a partire da gennaio 2013. Alla pagina: rapporti-settimanali-integrali sono invece disponibili i Rapporti settimanali integrali (testo completo+riassunto), in italiano, a partire dall’ottobre 2013.

Riassunto

Cisgiordania

· Scontri con le forze israeliane in varie località: 38 palestinesi feriti da arma da fuoco, proiettili di metallo gommato, lacrimogeni. Nel 2013 feriti 1.185 minori: il doppio rispetto al 2012.

·         Coloni: a Hebron e Nablus danneggiano 106 ulivi (10.700 nel 2013); aJalud spianano 3 ettari di terra palestinese; a Deir Istiya tentano di incendiare una moschea; a Kisan impediscono a pastori palestinesi di pascolare le loro pecore; a Deir Nidham lanciano pietre contro auto palestinese: ferita una ragazza.

·         Al Auja: palestinesi lanciano pietre contro auto israeliana: madre e figlio feriti dai vetri.

·         Ibziq e Khirbet Yarza: 36 famiglie palestinesi si rifiutano di sfollare per far posto alle esercitazioni militari israeliane e restano confinate in casa per 10 ore.

·         Zona C e Gerusalemme Est: demolite 4 costruzioni; emessi 15 ordini di demolizione.

Striscia di Gaza

  • Ancora razzi palestinesi verso Israele (intercettati) e attacchi aerei israeliani su Gaza (5 civili palestinesi feriti): sospese le lezioni ad Ashdod (sud di Israele).
  • Aree ad accesso limitato lungo la recinzione di Gaza*: feriti dalle forze israeliane 4 attivisti che piantavano alberi. Fuoco di avvertimento anche verso barche da pesca palestinesi. Nessun ferito, una barca sequestrata.
  • Rafah: valico ancora chiuso. Kerem Shalom: valico in funzione, ma Israele non fa passare materiali da costruzione destinati a privati. Rallentati anche quelli diretti a progetti internazionali.
  • In calo le riserve di gasolio della Centrale elettrica. Esaurita entro un mese anche la donazione del Qatar.

* Nota:

Israele impone restrizioni all’accesso dei palestinesi di Gaza ai loro terreni prossimi alla recinzione di confine: l’accesso alla prima fascia – larga 100 metri, corre lungo tutta la recinzione – è vietato; l’accesso alla seconda fascia – compresa tra i 100 e i 300 metri dalla recinzione – è consentito solo a contadini appiedati, ma rimane una zona molto rischiosa.

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Testo completo del Rapporto

Riguardante il periodo: 14 – 20 gennaio 2014

 Cisgiordania (West Bank)

 Numerosi scontri durante manifestazioni ed operazioni militari; dieci minori palestinesi feriti

Trentotto palestinesi, tra cui dieci minori, sono stati feriti in Cisgiordania durante vari scontri con le forze israeliane. Quasi tutti i ferimenti sono avvenuti il ​​17 gennaio. Sette persone sono state ferite da colpi di arma da fuoco, otto da proiettili di metallo gommato e 23 hanno subito lesioni causate dall’inalazione di gas lacrimogeno.

Ventisette palestinesi, tra cui quattro minori, sono rimasti feriti in tre scontri scoppiati durante manifestazioni settimanali: nei villaggi di Bil’in e Ni’lin (entrambi in Ramallah), contro la costruzione della Barriera sulle loro terre; nel villaggio di Kafr Qaddum (Qalqiliya), contro la chiusura di lunga data di uno dei principali ingressi al villaggio.

Altri sei minori palestinesi e un adulto sono rimasti feriti in altri quattro scontri scoppiati durante operazioni militari israeliane: nel villaggio di Anata e in Al Ezariya (entrambi in Gerusalemme), nel villaggio di Silwad (Ramallah) e nei pressi del Campo Rifugiati di Ayda (Betlemme). Durante questi scontri le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di metallo gommato e gas lacrimogeni verso i palestinesi che lanciavano pietre. Quattro dei minori sono stati feriti da colpi di arma da fuoco e due da proiettili di metallo gommato.

Durante il 2013, il ferimento di minori palestinesi nel corso degli scontri con le forze israeliane è diventato una delle principali preoccupazioni di protezione poiché il numero di minorenni feriti è più che raddoppiato rispetto all’anno precedente (da 526 a 1.185), arrivando ad essere il 32% di tutti i ferimenti avvenuti in Cisgiordania (il 17% nel 2012). L’aumento del numero di minori feriti può essere attribuito al parallelo aumento, nel 2013, del numero di manifestazioni (durante le quali avviene la gran parte dei ferimenti) rispetto al 2012: da 408 a 817. Anche preoccupante, nel 2013, l’aumento della percentuale di minori feriti da proiettili di metallo gommato; è però diminuita la percentuale dei minori lesionati da inalazione di gas lacrimogeno.

 Incidenti correlati ai coloni

In questa settimana ci sono stati quattro episodi in cui i coloni hanno causato lesioni a palestinesi o danni alle loro proprietà e un incidente in cui palestinesi hanno provocato lesioni a due coloni.

In un incidente avvenuto il 17 gennaio, nei pressi del villaggio di Deir Nidham (Ramallah), una donna 27enne palestinese che viaggiava sulla strada 450 è stata ferita da pietre lanciate da coloni israeliani. La donna è stata trasportata in ospedale per cure mediche.

Inoltre, durante la settimana, coloni israeliani hanno abbattuto, o altrimenti danneggiato, 106 ulivi di proprietà palestinese. Due terzi degli alberi sono stati danneggiati il 15 gennaio nella zona di Jabal Jales, nella Città Vecchia di Hebron, da coloni israeliani provenienti dall’insediamento illegale di Havat Gal.

La restante parte di alberi abbattuti o danneggiati si trova nel villaggio di Huwwara (Nablus) e su terreni palestinesi prossimi all’insediamento colonico di Bracha; l’accesso dei proprietari palestinesi a questi loro terreni deve essere preventivamente autorizzato dall’esercito israeliano.

Nel 2013, 10.700 alberi di proprietà palestinese sono stati danneggiati da coloni israeliani.

Nel villaggio di Jalud (Nablus), coloni israeliani provenienti dall’insediamento illegale di Esh Kodesh hanno spianato 30 dunum [3 ettari] di terra palestinese, terra a cui i legittimi proprietari palestinesi non possono accedere in seguito ad una ordinanza militare israeliana che chiude la zona, presumibilmente per ragioni di sicurezza.

La scorsa settimana, coloni del medesimo insediamento illegale avevano compiuto un’incursione nel vicino villaggio di Qusra, dove però erano stati bloccati e picchiati da palestinesi residenti (mentre altri palestinesi erano intervenuti per fermare questa violenza), innescando, in rappresaglia, una serie di attacchi contro proprietà palestinesi. Uno di questi attacchi ha avuto luogo il 14 gennaio, quando un gruppo di coloni ha tentato di incendiare una moschea nel villaggio di Deir Istiya (Salfit) ed ha spruzzato sui muri della moschea scritte anti-arabe tipo “questo è il prezzo”. Ancora in questa settimana, coloni israeliani provenienti dall’insediamento illegale di Ibei Hanahal, hanno installato cinque tende su terreni palestinesi del villaggio di Kisan (Betlemme) ed hanno impedito ai pastori palestinesi di pascolare le loro pecore nella zona.

Infine, il 15 gennaio, nei pressi del villaggio di Al Auja (Jericho), una donna israeliana e suo figlio, in viaggio sulla strada 90, sono rimasti feriti da schegge di vetro del loro veicolo, colpito da pietre lanciate da palestinesi.

 Due comunità confinate a causa di esercitazioni militari israeliane

Il 20 gennaio, 36 famiglie palestinesi delle Comunità beduine di Ibziq e Khirbet Yarza (Tubas), comprendenti 220 persone, metà delle quali minori, sono state coinvolte da una esercitazione militare israeliana, svolta nella zona in cui si trovano le loro abitazioni. Durante l’esercitazione, le forze israeliane hanno sparato con i carri armati ed armi da fuoco; per circa 10 ore le famiglie non hanno potuto far altro che restare chiuse nelle loro case. Alle famiglie di Ibziq l’ordine di evacuare le loro case è stato dato oralmente il giorno antecedente l’esercitazione, ma alle famiglie di Khirbet Yarza l’ordine è stato notificato il giorno stesso dell’esercitazione. Tutte le famiglie hanno comunque rifiutato di rispettare l’ordine di evacuazione.

Nel 2013, OCHA ha registrato 37 episodi di evacuazione di palestinesi dalle loro case o da altri luoghi, per ordine dell’esercito israeliano e per far posto ad esercitazioni militari. Ciò ha comportato lo sfollamento temporaneo di 343 famiglie, comprendenti oltre 1.700 persone; per alcune di esse lo sfollamento si è ripetuto più volte. Le comunità colpite appartengono ai governatorati di Tubas, Gerico e Betlemme.

Anche in questa settimana, il 20 gennaio, le forze israeliane hanno demolito quattro costruzioni, tra cui due strutture di sussistenza, nella zona C del Governatorato di Hebron, a motivo della mancanza dei permessi di costruzione rilasciati da Israele. Le demolizioni sono state effettuate in Beit Awwa, obiettivo una stanza e un edificio adibito a negozio, e in Deir Samit, obiettivo una stanza e un laboratorio di falegnameria. Gli effetti delle demolizioni ricadono su due famiglie, comprendenti 23 persone, tra cui 16 minori.

Per gli stessi motivi, le autorità israeliane hanno emesso almeno 15 nuovi ordini di demolizione nei confronti di strutture abitative, commerciali, di sussistenza e di altro tipo situate nella zona di Silwan in Gerusalemme Est, e nell’Area C di Hebron e Betlemme; 32 famiglie, comprendenti almeno 210, persone saranno sfollate o altrimenti colpite dal provvedimento.

 Striscia di Gaza (Gaza Strip)

 Escalation a Gaza e nel sud di Israele; cinque minori palestinesi feriti

Continua, durante il periodo di riferimento, il ciclo iniziato il 25 dicembre 2013: lancio di razzi da parte di gruppi armati palestinesi e attacchi aerei di rappresaglia da parte delle forze israeliane. Il 16 gennaio, gruppi armati palestinesi hanno lanciato sei razzi verso Ashqelon, città nel sud di Israele: secondo l’esercito israeliano, cinque di essi sono stati intercettati in aria da missili israeliani Iron Dome mentre uno è caduto in un’area aperta senza provocare vittime o danni. In risposta, l’aviazione israeliana ha lanciato una serie di attacchi aerei contro vari obiettivi della Striscia di Gaza, provocando il ferimento di cinque civili palestinesi: quattro minori e una donna. Un ulteriore attacco aereo svolto il 19 gennaio, mirante un presunto membro di un gruppo armato che stava viaggiando su una moto, in Jabaliya, ha ferito l’uomo, insieme ad un ragazzo 11enne che si trovava sul luogo. Come misura preventiva, a seguito di questi episodi, le autorità israeliane hanno sospeso le lezioni presso le scuole della città di Ashdod, nel sud di Israele.

Sono inoltre continuati gli incidenti collegati alle restrizioni imposte da Israele all’accesso dei palestinesi alle aree prossime al perimetro della recinzione di Gaza: in almeno dieci occasioni, in questa settimana, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento verso civili palestinesi che si trovavano nei pressi della recinzione, costringendoli ad allontanarsi. In uno dei incidenti, il 17 gennaio, le forze israeliane hanno sparato e ferito due civili, che facevano parte di un gruppo di attivisti che tentava di piantare alberi entro l’area ad accesso limitato imposto da Israele [una fascia larga 300 metri, interna alla recinzione, ndt], ad est di Gaza City. Ad est di Jabaliya, nello stesso giorno e in circostanze simili, altri due civili hanno subito lesioni per inalazione di gas lacrimogeno sparato dalle forze israeliane; più tardi, le forze israeliane sono entrate nell’area ed hanno svolto un’operazione di spianatura del terreno per circa 200 metri all’interno di Gaza.

Ancora in questa settimana, le forze navali israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento verso barche da pesca palestinesi prossime al limite di pesca di sei miglia nautiche imposto da Israele, costringendole a tornare a riva; non sono stati segnalati feriti. Il 20 gennaio, a ovest di Beit Lahia, le forze navali israeliane hanno fermato una barca da pesca palestinese, hanno arrestato due pescatori e requisito la barca; i pescatori sono stati rilasciati il giorno seguente, ma la barca è rimasta sotto sequestro.

 Il valico di Rafah rimane chiuso; 5.000 persone in attesa di lasciare Gaza

Il valico di Rafah è rimasto chiuso durante l’intero periodo di riferimento. Circa 5.000 persone sono attualmente in attesa di lasciare Gaza, tra esse persone che necessitano di cure mediche ed altri casi umanitari. Il valico è stato aperto lo scorso 8 gennaio per soli due giorni, dopo 11 giorni consecutivi di chiusura, consentendo il transito di 900 persone verso l’Egitto e di circa 1.000 persone verso Gaza.

Per gli abitanti di Gaza, la possibilità di entrare/uscire attraverso il valico di Rafah è stata drasticamente ridotta dal luglio 2013, a seguito delle misure restrittive prese dalle autorità egiziane lungo il confine tra Egitto e Gaza. Come conseguenza delle ricorrenti chiusure, nella seconda metà del 2013, il numero di passeggeri transitati attraverso il valico di Rafah è diminuito del 75% rispetto al corrispondente periodo del 2012.

 Continua la grave carenza di materiali da costruzione

Il valico di Kerem Shalom, l’unico punto di ingresso per le merci tra Gaza e Israele, è rimasto in funzione secondo il programma, permettendo l’entrata di circa 900 camion carichi di merci, in leggera diminuzione rispetto alla settimana precedente.

Anche se il divieto assoluto di importazione di materiali da costruzione – imposto in seguito alla scoperta, nell’ottobre 2013, di un tunnel in Israele – è stato parzialmente revocato all’inizio di dicembre, le organizzazioni internazionali che attuano progetti approvati dalle autorità israeliane, continuano a subire restrizioni. All’UNRWA, la più grande agenzia di attuazione, è stato permesso di importare materiali solo per sei progetti su 14, mentre le altre agenzie internazionali hanno dovuto affrontare notevoli rallentamenti da parte delle autorità israeliane, che hanno citato motivi di sicurezza.

 Nel frattempo, permane il totale divieto di importazione di materiali da costruzione per il settore privato attraverso il valico di Kerem Shalom. A causa della chiusura del valico di Rafah, nessun materiale da costruzione per i progetti finanziati dal Qatar ha potuto entrare dall’Egitto durante il periodo di riferimento. Come risultato di questi fattori, insieme con la chiusura di quasi tutti i tunnel illegali tra Gaza e Egitto – che, fino al giugno 2013, costituivano il canale principale per la fornitura di questi materiali a Gaza – i materiali da costruzione sono quasi introvabili sul mercato, di conseguenza, i prezzi di alcuni materiali costruzione, come il cemento, sono quadruplicati: una tonnellata di cemento costava 400 NIS a giugno 2013 e costa 1.600 NIS a gennaio 2014.

Durante il periodo 14-20 gennaio, circa 2,2 milioni di litri di gasolio, destinati alla Centrale elettrica, sono entrati in Gaza attraverso il valico di Kerem Shalom. Poiché la quantità di carburante che entra quotidianamente per la Centrale è inferiore al suo consumo effettivo, le riserve di combustibile si stanno riducendo; inoltre, è previsto che il finanziamento del Qatar, destinato all’acquisto di combustibile per la Centrale, si esaurirà in circa un mese. È stato riferito che circa 5.000 litri/giorno di gasolio sono entrati anche attraverso i residui tunnel del contrabbando, rispetto a più di un milione di litri/ giorno, tra benzina e gasolio, che entravano prima del giugno 2013.

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