Roma, 05.12.2013: Lancio della Campagna “Free Marwan Barghouti & all palestinian prisioners”

Nov 29, 2013 | Campagne, Iniziative, Notizie

Untitled-3AssoPacePalestina e la Fondazione Lelio e Lislie Basso

vi invitano

Giovedì 5 Dicembre, ore 15-18
Sala delle Bandiere del Parlamento Europeo
Via IV Novembre, n. 32 – ROMA

Bertrand Russell Tribunal on Palestine: “Possa questo tribunale prevenire il crimine del silenzio” (Bertrand Russell)
 

 

 

Programma: 

ORE 15 – coordina Gianni Tognoni
Video sulla vita del Tribunale Russell on Palestine

Interventi di promotori del TRoP:
Pierre Galand, Leyla Shahid, Nurit Peled El Hanan
testimonianza di:
Manal Al Tamimi – Comitato popolare di Nabi Saleh

ORE 17
Luisa Morgantini:
La campagna Internazionale per la Libertà di
Marwan Barghouti e prigionieri palestinesi
lanciata dalla cella di Mandela in SudAfrica

Moni Ovadia: La dichiarazione di Robben Island

Mai AlKaila – Ambasciatrice in Italia dello Stato di Palestina

I primi firmatari della Dichiarazione di Robben Island,
e Costituzione del Comitato Italiano per la libertà di
Marwan Barghouti e prigionieri palestinesi

CON L’ ADESIONE DI:
Arci, Fiom – Cgil, C.G.I.L., Comunità Palestinese in Italia, Associazione Italia – Palestina,Un Ponte per, Associazione Per la Pace, Rete Romana di solidarietà con il popolo palestinese, Restiamo Umani con Vick, Ass.Amici Mezzaluna Rossa, Donne in Nero, Rete Radie Resh, Pax Christi, CIPSI

27 Ottobre 2013 Dichiarazione di Robben Island, Sudafrica:
Lancio della Campagna mondiale
Per la liberazione di Marwan Barghouti e tutti i prigionieri palestinesi”
Comitato Internazionale, primi aderenti: Ahmed Qathrada, i premi Nobel, Vescovo, Desmond Tutu,Jody Williams, Adolfo Perez Esquivel, Josè Ramos Horta, Maireread Maguire e poi Angela Davis, Joan Burton ,ministro, Lena Hjelm- Wallen , già ministro, Svezia, Christiane Hessel (a nome anche di Stephen Hessel , tra gli estensori della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo)
“Noi, i firmatari, affermiamo la nostra convinzione che la libertà e la dignità sono l’essenza della civiltà.

Persone di tutto il mondo e nel corso della storia si sono levate in difesa della loro libertà e della loro dignità contro il dominio coloniale, l’oppressione, l’apartheid e la segregazione.
Generazioni di uomini e donne hanno fatto grandi sacrifici per forgiare valori universali, difendere le libertà fondamentali e far progredire il diritto internazionale e i diritti umani.
Non vi è un rischio maggiore per la nostra civiltà che abbandonare questi principi e consentire irresponsabilmente la loro violazione e negazione. Il popolo Palestinese ha lottato per decenni per la giustizia e la concretizzazione dei propri diritti inalienabili. Tali diritti sono stati più volte ribaditi da innumerevoli risoluzioni delle Nazioni Unite.
Valori universali, legislazione internazionale e diritti umani non possono fermarsi alle frontiere, né è possibile ammettere che si usino due pesi e due misure, e devono essere applicati anche in Palestina.
Questa è la strada da seguire per una pace giusta e duratura nella regione, a beneficio di tutti i suoi popoli.
L’applicazione di questi diritti comporta la liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri palestinesi, in quanto la loro prigionia altro non è che un riflesso della pluridecennale privazione della libertà che il popolo palestinese ha subito e continua a sopportare.
Centinaia di migliaia di palestinesi sono stati imprigionati a un certo punto della loro vita, in uno dei più eclatanti esempi di detenzione di massa che mirano a distruggere il tessuto nazionale e sociale del popolo occupato, e a spezzare la sua volontà di raggiungere la libertà. Migliaia di prigionieri politici palestinesi ancora oggi languono nelle carceri israeliane. Alcuni prigionieri palestinesi hanno trascorso oltre 30 anni nelle carceri israeliane, cosa che fa di Israele la potenza occupante responsabile dei più lunghi periodi di detenzione politica nella storia recente.
Il trattamento dei prigionieri palestinesi dal momento del loro arresto, durante gli interrogatori e il processo, nonché durante la loro detenzione, viola le norme e gli standard previsti dalla legge internazionale. Queste violazioni, tra cui l’assenza di garanzie fondamentali per un giusto processo, il ricorso alla incarcerazione arbitraria, il maltrattamento dei prigionieri e l’uso della tortura, il disprezzo per i diritti dei bambini, la mancanza di assistenza sanitaria per i detenuti malati, il trasferimento dei detenuti nel territorio dello stato occupante e le violazioni del diritto di ricevere visite, così come l’arresto di rappresentanti eletti, richiedono la nostra attenzione e il nostro intervento.

Tra questi prigionieri, un nome è emerso a livello nazionale e internazionale come fondamentale per l’unità, la libertà e la pace.
Marwan Barghouti ha trascorso un totale di quasi due decenni della sua vita nelle carceri israeliane, tra cui gli ultimi 11 anni. È il prigioniero politico palestinese più importante e rinomato, un simbolo della missione del popolo palestinese per la libertà, una figura che unisce e un sostenitore della pace basata sul diritto internazionale.
Tenendo presente come gli sforzi internazionali portarono alla liberazione di Nelson Mandela e di tutti i prigionieri anti-apartheid, riteniamo che la responsabilità morale giuridica e politica della comunità internazionale di assistere il popolo palestinese nella realizzazione dei loro diritti deve contribuire a garantire la libertà di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri politici palestinesi.
Chiediamo, quindi, e ci impegnamo ad agire per la liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri palestinesi. Fino al loro rilascio, i prigionieri palestinesi, come sancito dal diritto internazionale umanitario e le leggi in materia di diritti umani, devono beneficiare dei loro diritti e le campagne di arresti devono cessare.
Uno dei più importanti segni della disponibilità a fare la pace con il tuo avversario è la liberazione di tutti i suoi prigionieri politici, un potente segnale di riconoscimento dei diritti di un popolo e delle sue naturali rivendicazioni della propria libertà. E’ il segnale di inizio di una nuova era, in cui la libertà aprirà la strada per la pace. Occupazione e pace sono incompatibili.
L’occupazione, in tutte le sue manifestazioni, deve terminare, in modo che la libertà e la dignità possano prevalere. La libertà deve prevalere perché il conflitto cessi e perché i popoli della regione possano vivere in pace e sicurezza.”
(traduzione Angela De Vito)

 

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