Direttiva europea vieta la cooperazione con le colonie israeliane. Luisa Morgantini: Israele capisca che la colonizzazione ha un prezzo da pagare

Lug 22, 2013 | Notizie

luisa

“L’Unione europea sembra essere passata dalle reiterate dichiarazioni e dalle denunce verbali a decisioni politiche ed iniziative concrete. La direttiva che vieta i rapporti con le colonie israeliane costruite illegalmente nei Territori occupati palestinesi segna un salto di qualità che, malgrado le violente reazioni israeliane, potrà avere un impatto positivo sulle possibilità di pace e bloccare le costruzioni illegali nei territori palestinesi”, così Luisa Morgantini, già Vice Presidente del Parlamento Europeo e Presidente di AssoPacePalestina, commenta la direttiva che richiede a tutti i progetti comunitari il requisito di non essere svolti all’interno dei Territori occupati. Secondo le nuove linee guida, che verranno pubblicate domani sulla Gazzetta ufficiale, cooperazioni, finanziamenti, borse di studio, potranno espletarsi solo entro i confini del 1967, ovvero saranno interdetti con “entità israeliane” in Cisgiordania, Gerusalemme Est e Alture del Golan. Il provvedimento “riguarda soltanto i programmi Ue, quelli che vengono finanziati con il budget comunitario”, ma non è vincolante per i singoli Stati e non intacca il commercio di beni.

“E’ un passo significativo perché con questa decisione – prosegue la Morgantini – Bruxelles ribadisce il non riconoscimento dei territori occupati dopo il 1967 e il non riconoscimento di alcuna sovranità da parte di Tel Aviv su di essi. Israele finalmente capirà che il proseguimento della colonizzazione e dell’occupazione ha un prezzo da pagare. Invitiamo il governo italiano ad attenersi alle linee guida e ad applicare la direttiva UE nelle sue relazioni economiche con Israele, non rendendosi complice di ulteriori illegalità e violazioni dei diritti umani”.

Nei territori occupati da Israele dopo il 1967 vivono circa 500mila coloni che controllano il 43% dei territori tra Cisgiordania e Gerusalemme est e la maggior parte delle risorse naturali e idriche. Pur se tali colonie sono di fatto illegali secondo la legge internazionale, gli Stati europei hanno un volume di affari con loro di 100 volte superiore a quello che hanno con i palestinesi.

“Con l’occasione – conclude Luisa Morgantini – AssopacePalestina ribadisce la convinzione che Israele debba essere indotta a rispettare il diritto internazionale e umanitario ed i requisiti indispensabili per il raggiungimento della giustizia e della pace: l’adempimento delle risoluzioni delle Nazioni Unite 242 e 338, ovvero ritirarsi ai confini del 1967, cessare le attività di insediamento e riconoscere Gerusalemme Est come capitale della Palestina, oltre a provvedere al rilascio di prigionieri palestinesi e alla fine dell’intero sistema di controllo imposto dall’occupazione militare”.

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